I PROCEDIMENTI
Dopo le notifiche - che nelle indagini condotte dall’Authority fungono da “avvisi di garanzia” - si procederà con gli interrogatori. Secondo la legge l’inchiesta va chiusa entro 60 giorni. I tempi quindi sono strettissimi: nelle prossime settimane verranno ascoltati tutti i rappresentanti sindacali delle sigle coinvolte, le stesse che avevano convocato un’assemblea di 6 ore tra le 21 e le 24 del 31 dicembre e tra la mezzanotte e le 3 del mattino del 1 gennaio. Una manifestazione, proprio in concomitanza con il Concertone del Circo Massimo, che era stata subito revocata dal Garante degli scioperi, Roberto Alesse, a causa del «mancato rispetto del termine di preavviso» e del «mancato rispetto del periodo di franchigia», dal momento che l’accordo nazionale sui servizi pubblici essenziali prevede l’impossibilità di proclamare scioperi dal 23 dicembre al 7 gennaio.
AVVERTIMENTO IGNORATO
Proprio nella lettera in cui veniva imposta la revoca della dimostrazione, il Garante aveva ammonito i sindacati, scrivendo che «ogni assemblea che si svolgerà con modalità differenti a quelle previste dalla contrattazione collettiva, ivi compresa la mancata assicurazione dei servizi minimi, sarà considerata astensione dal lavoro».
Per tutta risposta i caschi bianchi romani hanno fatto arrivare nella sede del comando una pioggia di certificati medici tanto che dell’85% di agenti assenti l’ultimo dell’anno, il 75% non si era presentato a lavoro per «problemi di salute» sopraggiunti all’ultimo minuto. Una circostanza che fin da subito ha insospettito l’Autorità che vigila sugli scioperi.
LE INDAGINI
Ecco perché il garante Alesse ora intende accertare se dietro alle assenze record dell’ultimo minuto ci sia in realtà una «regia occulta» delle organizzazioni dei lavoratori. «In questo caso, i sindacati rischiano sanzioni dirette che vanno dai 2.500 fino a 100mila euro», ha spiegato il presidente dell’Authority.
Nei prossimi giorni intanto dovrebbe concludersi la prima fase dell’inchiesta interna del Campidoglio, condotta dal comando generale e dagli ispettori del ministero della Funzione pubblica. Al momento sono stati avviati procedimenti disciplinari contro 30 dipendenti, che rischiano il licenziamento. Mentre i casi sospetti, dai primi accertamenti, sarebbero circa 90.
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