Viadotto crollato, Costa: qui nessuno al sicuro, il Parlamento riapra i cantieri

Italia fragile, il ministro Sergio Costa: «Il Parlamento riapra i cantieri, qui nessuno è al sicuro»
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 25 Novembre 2019, 01:28 - Ultimo aggiornamento: 15:37

«Adesso però apriamo i cantieri, la messa in sicurezza del territorio non può più aspettare. Lo dobbiamo alle vittime delle tragedie causate negli ultimi anni dagli effetti del dissesto idrogeologico, a chi ha perso la casa. È il momento di aprire i mille cantieri per la messa in sicurezza del territorio, il Parlamento approvi in fretta il piano».

Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, ieri era a Londra proprio per organizzare alcuni convegni internazionali, a partire dalla Cop, la conferenza Onu sui cambiamenti climatici che il prossimo anno si svolgerà tra Regno Unito e Italia. Intanto, in Liguria, dove sono state contate 50 frane in poco più 24 ore, ma anche in altre regioni, gli effetti della fragilità del territorio e dell’aggressività aumentata del maltempo, si sono fatti sentire.

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Ministro Costa, l’Italia è tra i paesi con il più alto rischio idrogeologico per frane e alluvioni. Perché questi fenomeni sono in aumento?
«Ci sono due fattori fondamentali: la tropicalizzazione del clima a causa del climate change. Non lo dico io, ma gli scienziati dell’Ipcc - Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico - che nell’ultimo rapporto dell’anno scorso lo hanno annunciato. Ci avevano anticipato l’arrivo di piogge più violente e venti più forti soprattutto nella nostra fascia geografica. Ed ecco che sta avvenendo».

Perché non riusciamo a mettere in sicurezza il nostro Paese?
«C’è un altro fattore: l’endemica fragilità dell’Italia: il 79 per cento del territorio è a rischio per il dissesto idrogeologico. Dopo decenni di totale incuria e di pastoie burocratiche, abbiamo iniziato un massiccio piano di prevenzione destinando e stanziando 700 milioni di euro in sei mesi, per tutte le regioni. Adesso però partano i cantieri».

L’Italia è colpita ciclicamente da eventi devastanti legati al maltempo e alla fragilità del territorio. Ha ottenuto fondi dalla Unione europea per contrastare il dissesto idrogeologico. Li spenderemo questa volta o, come al solito, sarà solo un modo per avere più flessibilità?
«Bisogna spenderli, per forza. Lo dobbiamo alle vittime e alle famiglie che in queste ore sono senza casa, alle quali va tutta la mia vicinanza. Non c’è un’alternativa. Inoltre bisogna dire che non sono solo fondi Ue. Nei 700 milioni stanziati, in sei mesi, ci sono anche fondi del governo, del piano “Proteggi Italia” e in tutto abbiamo circa 6,5 miliardi per la prevenzione. Spesso poi i comuni non hanno tecnicamente la possibilità di fare i progetti e di realizzarli. È una situazione di difficoltà oggettiva dalla quale non si può prescindere».

Come si sbloccano i cantieri? Come si va oltre ai confini sterili degli annunci che si sono inseguiti in questi anni?
«Per questo abbiamo lavorato a un disegno di legge, approvato dal consiglio dei ministri e dalla conferenza delle regioni all’unanimità e calendarizzato al Senato: con Cantiere Ambiente riduciamo ulteriormente i tempi per l’apertura dei cantieri, ci affianchiamo ai comuni con una task force di tecnici, anticipiamo la spesa per la progettazione. Il Parlamento però deve sbrigarsi ad approvarlo, è importante. È il momento di aprire i mille cantieri per la messa in sicurezza del territorio».

Ma quanti soldi servirebbero per la messa in sicurezza del Paese? E cos’altro intende fare il Governo per velocizzare il piano degli interventi?
«Prima di tutto, come ho detto, vogliamo accelerare sull’apertura dei cantieri, da nord a sud. Con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbiamo realizzato un piano da undici miliardi in totale. È il nostro Piano Marshall per curare le ferite di argini di fiumi, fianchi di montagne, strade, bacini idrici. Sto parlando di tutti quei luoghi fragili, pericolosi, che fanno vivere milioni di cittadini nella paura quotidiana. Non possiamo né dobbiamo più consentirlo».

Quali sono le aree del nostro Paese che presentano situazioni di maggiore fragilità? Vi sono regioni maggiormente a rischio?
«Purtroppo non c’è una parte più fragile del Paese.

Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, sono sorvegliati speciali, ma ieri c’è stata anche l’esondazione del Sarno. Nessuno, purtroppo, può dirsi al sicuro nel nostro Paese. Per questo dobbiamo fare presto. Lo ripeto: abbiamo ridotto di due terzi il tempo dell’erogazione dei fondi e ne sono stati erogati circa 700 milioni in sei mesi. In tutta Italia. Stiamo lavorando a stretto contatto con le regioni per mettere in sicurezza il territorio ma è una corsa contro il tempo».

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