Vanessa e Greta, s’indaga sul pizzaiolo siriano. Per i Ros potrebbe essere il tramite con i jihadisti

Vanessa e Greta, s’indaga sul pizzaiolo siriano. Per i Ros potrebbe essere il tramite con i jihadisti
di Sara Menafra
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Lunedì 19 Gennaio 2015, 22:52 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 20:50
Una rete di «amici» della Siria che potrebbe aver aiutato Greta Ramelli e Vanessa Marzullo a partire, forse sapendo quanto rischiavano. Il punto di partenza dell’inchiesta con cui la procura di Roma punta a rintracciare i sequestratori delle due giovani cooperanti lombarde, finite per sei mesi nelle mani di un gruppo di ribelli siriani legato ad al Qaeda, è tarato sui contatti che avevano preso prima di partire.





Il racconto fatto dalle due davanti ai carabinieri del Ros e ai pm Francesco Scavo e Sergio Colaiocco ha confermato che le ragazze a fine luglio si sono mosse sulla base di una prima rete di relazioni avviata con la Siria nei mesi precedenti al viaggio.



Persone in contatto con il paese dilaniato dalla guerra e che potrebbero non aver capito che le ragazze rischiavano di finire nelle mani di una banda di sequestratori intenzionata a chiedere un riscatto economico. Tra il ruoli che la procura intende verificare c’è, ad esempio, quello del siriano 47enne Mohammed Yasser Tayeb, proprietario di una pizzeria ad Anzola dell’Emilia, a due passi da Bologna.



IL PIZZAIOLO BOLOGNESE

Tayeb è da tempo sotto l’attenzione degli investigatori del Ros, come possibile contatto dei fighters in partenza dall’Italia, impegnato «in attività di supporto a gruppi di combattenti operativi in Siria a fianco di milizie contraddistinte da idelogie jihadiste». L’azione umanitaria delle due giovani cooperanti, è stato ricostruito, puntava ad aiutare in particolare civili e attivisti vicini al Free syrian army, la parte ”laica” della guerriglia contro Bashar al Assad, che più volte ha ricevuto sostegni ed aiuti da parte dell’occidente, anche in chiave anti Isis.



Certamente, una delle ultime telefonate che Greta Ramelli fa prima di partire è con Mohammed Yasser Tayeb: «Greta precisa - si legge in una informativa del Ros che non chiarisce la data esatta del colloquio - che un primo corso si terrà prossimamente in Siria con un operatore che illustrerà ai frequentatori, circa 150 persone tra civili e militari dell’esercito libero, i componenti di un kit di salvataggio ed il loro utilizzo. La donna dice che ha concordato con il leader della zona di Astargi (fonetico) di consegnare loro il kit». Nel corso della telefonata, Greta parla di tutti i dettagli del viaggio preparato, ad esempio la campagna via facebook che hanno organizzato per raccontare le esperienze già fatte e l’andamento della raccolta fondi.



Tayeb potrebbe averla aiutata a costruire la rete di rapporti, non è chiaro se e quanto cosciente del loro destino. Lui nei giorni scorsi ha smentito anche questo ruolo: «I contatti loro li avevano già, non li hanno chiesti a noi - ha replicato - Non volevano nessuna interferenza nella loro missione. Mi hanno detto che sapevano tutto quello che dovevano fare in Siria, punto per punto. E gli interessava solo l'associazione qui, sul territorio italiano».





L’AGGUATO IN SIRIA

Sicuramente, una volta arrivate ai confini tra la Turchia e il nord del paese assieme al giornalista del Foglio Daniele Raineri, Greta e Vanessa vengono attirate nella casa del leader della zona di Abizmu. «La sera del 31 eravamo in un villaggio vicino ad Aleppo, ad Abizmu. Dovevamo incontrare una persona», ha messo a verbale una delle due. Una persona conosciuta su Facebook tempo prima, che pensavano fosse amica.



Come siano arrivate ad ottenere questo contatto è il primo nodo da sciogliere per arrivare a capire chi siano i loro rapitori. E forse, persino per ottenere maggiori informazioni sui fighters che potrebbero voler rientrare in Italia.



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