Umbria e Marche, la musica per risorgere dalle macerie

Umbria e Marche, la musica per risorgere dalle macerie
di Italo Carmignani
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Mercoledì 8 Agosto 2018, 00:00
dal nostro inviato
PESCARA DEL TRONTO
Dalle macerie nascono i fior, per dirla con Faber, al secolo Fabrizio De Andrè. Ma dove l’aspro Appennino incrocia le valli e il fracasso del terremoto rimane nell’aria come l’odore bruciato dopo l’incendio, i fiori mica sono di foglie e profumi, bensì i sorrisi. Quelli dei settantamila spalmati sui prati dell’Abbazia di Roti a ricordare a Jovanotti come si divertono, dei tremila stesi sotto le stelle ascoltando Piero Pelù a Forca di Presta, dei mille in composta seduta sulla pietra del teatro romano a Spoleto incantati dal modern ballet, oppure di tutti i 300mila passati per l’Umbria e le Marche richiamati dai concerti, dal teatro in piazza, dalla danza, dalle recite dei bimbi o dal violino di Uto Ughi, o dalla bacchetta del maestro Riccardo Muti tra i mattoni mai sopiti di Norcia. Sorrisi pronti a generare una rinascita dalla solitudine imposta dalla scala Mercalli, quanto dalla natura morbida delle tentazioni metropolitane. Qui si è soli non solo per il sisma e la sua paura, ma perché quanto ingenerato dalle scosse del 2016 è solo il colpo di coda brutale di una fuga dal termine di una notte lunghissima. 

RISORGERE
Mica facile riportare la gente dove non ci sono un lavoro, una casa, una voglia di ripartire. Forse per questo i progetti per aiutare hanno nomi importanti. Come RisorgiMarche, che detta così pare facile, una sola parola con tutto dentro. In realtà sottintende una mission complicata. «Al primo concerto a Pescara del Tronto mi è venuto da piangere, esibirsi in mezzo alle macerie con la gente che vede la tua incredulità quasi più forte della loro non lo puoi dimenticare», racconta Neri Marcoré, il papà di RisorgiMarche, un lungo calendario di concerti di artisti italiani.

Marcorè le mani per la sua scommessa le strinse subito: «Quel giorno ho pensato che non si poteva fare un solo concerto, una roba per beneficenza, serviva di più, un progetto. Già da questa seconda edizione, RisorgiMarche ha consolidato la sua filosofia e i suoi riti condivisi dalle migliaia di persone che ad ogni tappa si mettono in cammino e popolano zone aspre e meravigliose». Nessuno s‘illude, neanche Marcorè: «Certo, la musica non restituisce alla gente quel che le è stato tolto, né ricostruisce case, eppure se la partecipazione a questo festival continua a crescere vuol dire che qualcosa di buono sta accadendo». Il qualcosa di buono non ha solo la poetica della natura, ma anche il pragmatismo della ragione. Ancora Marcoré: «L’arrivo di migliaia di persone che pernottano nelle strutture ricettive, si fermano ai ristoranti, acquistano generi alimentari, frequentano i bar, danno a chi vive da queste parti un senso al futuro e magari richiamano qualcuno già fuggito».

Mica poco, visto che gli artisti, che si chiamino Cristicchi o Alex Britti, non prendono neanche un euro. «Qualcuno ha tentato una polemica sciocca sui fondi a disposizione con cui noi paghiamo solo palchi, luci e tecnici. La mission va oltre il cachet e parla di 80mila presenze neanche un euro viene sottratto alla ricostruzione, anzi», chiude Marcorè. La polemica ha sfiorato il Parlamento e le forze politiche del nuovo Governo, ma l’altolà di Marcorè lo portano i numeri dei bilanci: c’è tutto, nero su bianco, nel sito di RisorgiMarche. Fino all’ultimo euro. Quindi, punto.

JAZZ TRA LE MACERIE
Si cambia valle e l’Umbria s’accorda sulla stessa nota. Si è partiti presto anche da queste parti: già nel luglio 2017 con Umbria Jazz a Norcia edizione speciale dedicata alla popolazione terremotata e il Requiem “Stringeranno nei pugni una cometa” della Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, non volevano essere iniziative estemporanee. «Per il terremoto, ma soprattutto per la sua gente – ricorda Giorgio Ferrara, da undici anni alla direzione artistica del Due Mondi - abbiamo promosso diversi eventi. Il più importante è stato il Requiem moderno commissionato a Silvia Colasanti: parte dell’incasso dell’esecuzione in Piazza del Duomo è andata a opere di restauro di edifici o al sostegno di famiglie colpite dal sisma”. Ma non solo, l’esecuzione del Requiem ha la funzione di mantenere alta l’attenzione: «E’ stato realizzato proprio per ricordare le vittime del terremoto del Centro Italia – spiega Ferrara – e ogni volta che viene eseguito ne perpetra la memoria”. La bellezza non si fa dimenticare e lei trascina tutto il resto. 

PICCOLE REALTÀ
Niente spot, ma progetti come il “Canto per la Valnerina e Opera partecipata: La Cenerentola per tutti” del Teatro Lirico Sperimentale “Belli” di Spoleto con la realizzazione di un’opera lirica con il coinvolgimento dei cori e delle bande locali: «Obiettivo era coinvolgere la popolazione - spiega Claudio Lepore, direttore generale del Lirico - E infatti si è creato tra Spoleto, Norcia e Cascia un clima effervescente con le famiglie che hanno riconquistato entusiasmo e rafforzato il senso della comunità». E c’è chi, come un manipolo di 11 artisti sostenuti dal Teatro Stabile dell’Umbria, si è insediato in un paese vuoto e antico come Preci per prendere per mano quei pochi abitanti rimasti.

Così, dopo un anno di lavoro è nata la “Corale/La festa”: «Abbiamo ospitato molto artisti – racconta Leonardo De Logu, capofila del progetto - che sono venuti a creare il loro lavoro proprio qui. Abbiamo anche usato un orto del paese come palcoscenico per far capire alla gente quanto i loro luoghi sono importanti». E per continuare a coltivare i sorrisi. A centinaia di migliaia.

(ha collaborato Antonella Manni)
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