Turisti su Saturno, l’affare è stellare: si sfidano tre miliardari: Jeff Bezos,
Richard Branson ed Elon Musk

Turisti su Saturno, l’affare è stellare: si sfidano tre miliardari: Jeff Bezos, Richard Branson ed Elon Musk
di Nicola Desiderio
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Lunedì 2 Gennaio 2017, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 00:27
Spazio, l’ultima frontiera del business. Così potrebbe iniziare il film su tre miliardari che vogliono conquistare gli spazi siderali facendone pure un’attività profittevole dopo averne create tante altre su un pianeta che – evidentemente – sta diventando troppo piccolo per le loro ambizioni e i loro sogni. 

PROTAGONISTI
I loro nomi li conoscono tutti e sono Jeff Bezos, Richard Branson e Elon Musk, ma molto più famose sono le loro rispettive creature: Bezos è Amazon, la più grande organizzazione di e-commerce mondiale; Branson vuol dire Virgin, un universo fatto di compagnie aeree, palestre, musica (radio e società discografica), ma anche autonoleggi, assicurazioni, carte di credito e un team di Formula E; Musk è l’artefice di PayPal, Solar City, Tesla e SpaceX, l’azienda aerospaziale privata più grande al mondo, fondata nel 2002 e alle spalle decine di lanci, anche per agenzie aerospaziali come Nasa ed Esa. Il loro sogno? Portare l’uomo nello spazio, anzi su Marte. 

Musk lo ha detto nel suo stile diretto, senza peli nella lingua: «Se vogliamo far diventare la razza umana multiplanetaria, dobbiamo pensare a come portare su Marte milioni di persone al ritmo di 80mila all’anno». Musk ha detto che SpaceX sarà pronta nel 2022 e, se oggi portare un uomo su Marte costa 10 miliardi di dollari, presto si scenderà a 200mila dollari e poi la metà, anzi ha già fatto vedere i disegni della navicella capace di portare almeno 100 persone alla volta, spinta da motori Red Dragon e dotata di moduli di lancio completamente riutilizzabili. Musk guarda persino oltre e, dopo Marte, pensa ad un vero e proprio sistema di trasporto spaziale integrato in grado di toccare Saturno e la sua luna Enceladus, Giove e la luna Europa, Plutone e persino superare i confini del sistema solare raggiungendo la Nube di Oort. 

RIVALITÀ
Chi (per ora) guarda da Marte in giù è Jeff Bezos con la sua Blue Origin, una compagnia venuta allo scoperto nel 2006, ma che il fondatore di Amazon sostiene di aver avviato già nel 2000. Le malelingue dicono per far vedere di averci pensato prima di Musk, di sicuro il motto Gradatim Ferociter in latino (“Per gradi, con coraggio”) sullo stemma della compagnia la dice lunga. 

Una volta la corsa allo spazio la facevano gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, oggi invece la fanno i miliardari e Bezos non vuole rimanere indietro al suo avversario, neppure sul piano mediatico. Nel 2015 Blue Origin ha già portato il suo vettore New Shepard a compiere voli suborbitali con una navicella capace di tornare sulla terra atterrando in piedi, e ha già pronta il New Glenn per andare in orbita entro il 2020 celebrando il primo americano ad averlo fatto, quel John Glenn che ci ha lasciato l’8 dicembre a 95 anni. Certo è che, se davvero parte dell’umanità andrà a vivere nello spazio, Amazon avrà sicuramente pronto per allora un servizio di consegna interplanetario, magari con punti di ritiro su qualche satellite. 

UTENTI
Prima però di una vita sulle stelle “business as usual”, potrebbe essere il nuovo turismo per i ricchi. Se Bezos pensa al lato ludico della corsa allo spazio come un fattore collaterale, un po’ come i passeggeri ospiti di cargo battenti bandiera liberiana, il britannico Richard Branson non ha dubbi: il sogno proibito dei turisti più danarosi è andare in orbita e ha già creato per loro una compagnia di viaggi organizzati che si chiama – manco a dirlo – Virgin Galactic e dovrebbe permettere a 500 turisti dello spazio di volare a 100 km di altitudine per osservare il pianeta blu dall’alto e godersi 6 minuti di assenza di gravità prima di esserne di nuovo catturati. 

Branson dice di avere già una lista di 700 nomi, pronti a firmare e strappare un assegno di 250mila dollari e, tra questi, ci sarebbero anche personaggi del calibro di Brad Pitt e Tom Hanks. Qui non parliamo di missili e moduli, ma di una sorta di aeroplano ribattezzato modestamente VSS Enterprise che, dopo essere lanciato da un altro velivolo, sarebbe capace di raggiugere la quota suborbitale a velocità subsonica. La Virgin Galactic ha base nel deserto del Mojave e si è costruita anche una porta di imbarco presso lo Space Port del New Mexico, ma più volte ha dovuto rimandare l’appuntamento per il primo volo annunciato già nel 2009. E anche il grave incidente avvenuto nel corso del volo sperimentale dell’ottobre del 2014 (un morto e un ferito grave) ha posto un altro stop alla corsa verso il cielo, ma solo per il momento perché i sogni son desideri e – lo dice la parola stessa – vengono dal cielo e al cielo vogliono tornare.


 
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