Morta nel trolley: «È stata la madre». Voleva portare la salma della figlia in Russia

Morta nel trolley: «È stata la madre». Voleva portare la salma della figlia in Russia
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 5 Aprile 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 09:39

ROMA Raggomitolata, senza indumenti addosso, ridotta a uno scheletro. Chiusa in un trolley blu, abbandonato a galleggiare nell’acqua del porto di Rimini: una gran bella ragazza, questa giovane russa che avrebbe fatto 28 anni a luglio, e invece è morta per denutrizione, perché affetta da anoressia. Un metro e 74 di altezza per 35 chili. Quando gli uomini della Squadra mobile hanno recuperato la valigia con lei dentro, ormai senza vita, era il 25 marzo. Chi poteva averle riservato una simile fine? Le indagini hanno subito escluso che potesse trattarsi della donna scomparsa durante una crociera nel Mediterraneo, la trentaseienne Xing Lei Li, per la cui sparizione è in carcere il marito Daniel Belling, che era in viaggio con lei.

Così come è stato escluso che fosse una prostituta o avesse precedenti penali. Dai primi frammenti raccolti dagli inquirenti, invece, è emerso un quadro di disperazione e di disagio: la giovane viveva in Italia da circa due anni, aveva un permesso umanitario, probabilmente dettato dal suo stato di salute. Non aveva una occupazione. Aveva raggiunto la mamma che lavorava come badante. La stessa mamma che qualche giorno prima che il trolley venisse ritrovato dalla polizia nell’acqua del porto, aveva lasciato la città ed era tornata a casa sua, in Russia, in un paesino a 1800 chilometri da Mosca, e che a un amico al telefono, dopo che il cadavere era stato ritrovato, aveva confessato in lacrime: «Sono stata io, l’ho messa io in quella valigia».

LE CONTESTAZIONI 
Il procuratore Paolo Giovagnoli e il questore Maurizio Improta hanno tenuto per giorni l’identità della vittima riservata, in attesa che qualcuno della famiglia di origine si faccia avanti. Nel frattempo, al pm Davide Ercolani è stato affidato il fascicolo d’inchiesta, nel quale sono ipotizzati i reati di dispersione di cadavere e abbandono d’incapace. Sebbene le prime iscrizioni formali sul registro degli indagati non siano state fatte, sono diverse le persone che potrebbero trovarsi coinvolte, a cominciare dai chi ha avuto in cura la ragazza e non l’ha segnalata ai servizi sociali, lasciandola vivere come un’ombra, per finire, naturalmente, alla madre che l’ha abbandonata in mare.

La donna ha provato a negare, a portare il discorso lontano, ma poi ha confessato piangendo all’amico quello che era successo, sebbene non sia riuscita a spiegare perché aveva scelto di non chiamare un’ambulanza o di avvertire le forze di polizia. Agli investigatori l’uomo ha raccontato di essere stato in contatto con lei dal 10 marzo, data in cui gli aveva detto di essere tornata nel suo paese per fare le pratiche di successione dopo il decesso della propria madre. Aveva sostenuto di aver condotto con sé anche la figlia malata, per farla visitare da uno specialista italiano all’estero. Ma il ritrovamento del cadavere ha portato la verità alla luce.
A questo punto, però, lo scenario che si è fatto strada tra gli investigatori riguardo alle ragioni del gesto, non è quello dell’abbandono per disperazione, ma per una scelta precisa. Una decisione maturata subito dopo che la donna dsi è resa conto di non poter riuscire a portare in Russia con sé il cadavere della ragazza, nascosto in una valigia da caricare nella stiva. La donna sperava forse di farla franca ma, con il passare delle ore, mentre si avvicinava la partenza dall’aeroporto Federico Fellini, deve aver temuto di essere scoperta, e ha deciso di abbandonare il trolley tra le barche del porto. Aiutata forse da qualcuno che le è stato vicino nell’ultimo periodo.

L’ESAME TOSSICOLOGICO 
Le indagini della polizia stanno puntando proprio a ricostruire le fasi successive al decesso. Quanto tempo è rimasta in casa la ragazza ormai senza vita? Gli investigatori vogliono anche accertare se qualcuno possa averle dato dei farmaci per accelerarne la fine. Ed è per questo che il medico legale ha prelevato del tessuto per effettuare l’esame tossicologico.
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