Stretta sulle imprese che faranno la bonifica della Terra dei fuochi

Stretta sulle imprese che faranno la bonifica della Terra dei fuochi
di Silvia Barocci
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Domenica 4 Gennaio 2015, 21:38 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 00:13
«Si rischia concretamente di affidare le operazioni di bonifica proprio a coloro che hanno avvelenato il territorio campano». Al Viminale ne sono stati certi da subito. E lo hanno messo nero su bianco nel testo del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere che ha concluso i suoi lavori stilando linee guida in base alle quali da oggi, per la Terra dei Fuochi, entreranno in vigore controlli antimafia ancora più stringenti.

Non appena pubblicate sulla Gazzetta ufficiale, le nuove misure varranno per gli 88 comuni (55 nella provincia di Napoli e 33 nel casertano) avvelenati da anni di sversamento di rifiuti tossici da parte della camorra. Forte delle esperienze su Expo e sulle ricostruzioni post terremoto in Abruzzo e in Emilia, il Comitato presieduto dal prefetto Alessandra Guidi ha disegnato un modello ”ad hoc” per la Terra dei Fuochi.



Si parte dal monitoraggio sui passaggi di proprietà ”anomali” dei territori da bonificare, agli accertamenti random sulle analisi già compiute dall’Arpa e dal Corpo Forestale dello Stato per scongiurare tentativi di ”alterazione” dei risultati dei campioni, fino all’istituzione di una ”white list” delle imprese che potranno lavorare alla bonifica e che dovranno rispondere a criteri molto più stingenti rispetto a quelli oggi previsti dalla cosiddetta legge Severino. Sarà infatti sufficiente un rinvio a giudizio oppure una misura cautelare per delitti che riguardano la gestione illecita di rifiuti o reati contro la pubblica amministrazione per essere esclusi dalle liste delle ditte ”virtuose”.



LISTE A MAGLIE STRETTE La principale novità è proprio quest’ultima, anche se il Comitato - di cui fanno parte, tra gli altri, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti, la Dia, magistrati e forze di polizia - hanno tracciato un percorso di cui si vedranno i primi risultati tra 8-9 mesi, quando partiranno i bandi di gara per gli appalti di bonifica dei terreni agricoli inquinati (se non sono troppo compromessi) o per loro conversione in altre attività (in questo caso il rischio è di speculazioni edilizie o di aperture di cave o discariche gestite dai casalesi tramite prestanome). Le ”white list” di persone e ditte, nazionali e straniere, che lavoreranno per la Terra dei Fuochi devono sottostare ad accertamenti approfonditi per «verificare l’assenza di fumus di mafiosità».



I CRITERI Innanzitutto, la platea dei soggetti tenuti ad iscriversi alle ”white list” è ampliata a tutte le imprese che operano nel settore delle bonifiche e dei rifiuti. I criteri, poi, sono a maglie strettissime: niente misure cautelari (personali o reali), rinvii a giudizio o condanne anche non definitive per delitti quali la combustione illecita di rifiuti, la falsificazione nella certificazione dell’analisi dei rifiuti, il traffico organizzato di rifiuti, disastro colposo o doloso, avvelenamento delle acque. E ancora: accesso vietato alle ”white liste” per chi è stato sottoposto a una misura cautelare o rinviato a giudizio o condannato anche non in via definitiva per corruzione, concussione, frode fiscale o false fatturazioni.



Infine, il prefetto di Napoli avrà il potere di valutare l’esistenza di più condanne, anche non definitive, per contravvenzioni in materia ambientale e per subappalti non autorizzato. «Le white list - spiega il prefetto Guidi - non rappresentano un aggravio ma uno strumento di snellimento e di semplificazione, e hanno già avuto l’avallo dell’Avvocatura generale dello Stato».



PIU’ CONTROLLI Una volta partiti i lavori, i controlli sui cantieri saranno rafforzati per «evitare le pressioni a carattere estorsivo della criminalità organizzata».
Ciascuna impresa affidataria principale o concessionaria sarà tenuta ad inserire in un data base i nomi di chi entra cantiere e l’elenco dei mezzi impiegati. Il tutto sotto il controllo diretto del prefetti di Napoli, mentre la Dia, come è stato per Expo, avrà un «ruolo di snodo imprescindibile» delle attività di intelligence sulla Terra dei Fuochi.
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