Statali, aumenti da aprile: arrivano 14 euro mensili per la vacanza contrattuale

Statali, aumenti da aprile: arrivano 14 euro mensili per la vacanza contrattuale
di Andrea Bassi
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Giovedì 3 Gennaio 2019, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 09:40

Nel 2019 per i dipendenti pubblici arriveranno due mini-aumenti, ma per il rinnovo vero e proprio del contratto per il triennio appena iniziato, le risorse mancano ancora. La manovra di bilancio appena approvata, ha stanziato 1,1 miliardi di euro per gli statali nel 2019, che salgono a 1,4 miliardi nel 2020 per arrivare, a regime, a 1,8 miliardi circa. Tutte somme che riguardano la sola pubblica amministrazione centrale e che dovranno essere in pratica raddoppiate da Comuni e Regioni per i propri dipendenti. 

Nell’attesa che il tavolo tra sindacati e Aran, l’Agenzia che per il governo tratta il rinnovo, parta, da aprile i dipendenti pubblici riceveranno un’indennità di vacanza contrattuale dello 0,42%, in pratica il 30% dell’indice dei prezzi armonizzato, il cosiddetto Ipca. A quanto corrisponde? Ad un aumento di 8 euro al mese. A luglio, poi, questo aumento salirà al 50% dell’indice Ipca, ossia fino a circa 14 euro al mese. 

Sempre nell’attesa del nuovo contratto del pubblico impiego, all’interno del fondo per il rinnovo da 1,1 miliardi per il 2019, 250 milioni di euro sono stati “riservati” al mini-bonus da circa 20 euro al mese garantito dall’ultimo rinnovo del contratto a tutti gli statali che hanno una retribuzione inferiore ad una determinata soglia. Questo bonus, che tecnicamente si chiama «elemento perequativo», senza finanziamento sarebbe scaduto al 31 dicembre dello scorso anno. Con la manovra, invece, il governo ha deciso di pagarlo fino a quando non sarà firmato il nuovo contratto che dovrà, tra le altre cose, risolvere il problema del riassorbimento della somma “temporanea”.

UNA PARTITA COMPLESSA
E proprio sul nuovo tavolo tra governo e Aran da una parte, e sindacati dall’altra, si giocherà nei prossimi mesi la partita più complessa. L’ultima tornata contrattuale, quella finalizzata dal governo Gentiloni, ha portato ad un aumento del 3,48%, circa 85 euro lordi al mese. 

Con le risorse stanziate per adesso nell’ultima manovra di bilancio, a regime non si arriverebbe nemmeno a 50 euro. Un aumento calcolato considerando la retribuzione media dei lavoratori del pubblico impiego intorno ai 32.600 euro all’anno, comprensivi anche degli ultimi aumenti degli stipendi derivanti dal rinnovo dei contratti statali di fine 2017 e di inizio 2018. Nel 2019 le risorse stanziate basterebbero a garantire aumenti intorno ai 32,60 euro fino ad arrivare ai 48,90 euro di incremento delle retribuzioni medie nel 2021. 

Questo al netto, però, del fatto che, come detto, alcune delle risorse stanziate nella manovra sono già state “destinate” dal governo: 250 milioni di euro per garantire il pagamento del mini-bonus; 310 milioni per l’indennità di vacanza contrattuale e 210 milioni per l’incremento delle risorse destinate a finanziare le «specificità» delle forze di polizia. Insomma, a conti fatti secondo alcuni sindacati come l’Unsa-Confsal, l’aumento reale garantito con i fondi fino ad oggi stanziati non supererebbe i 20 euro mensili. 

Proprio per questo a ridosso di Natale, il sindacato guidato dal segretario Massimo Battaglia, aveva organizzato una manifestazione di protesta davanti al ministero della Funzione pubblica, minacciando anche uno sciopero della fame. 

LA RASSICURAZIONE
La delegazione, a quel punto, era stata ricevuta dagli uomini del ministro Giulia Bongiorno. «Ci è stato garantito», dice Battaglia al Messaggero, «che questo governo farà meglio del precedente e garantirà agli statali il recupero pieno dell’indice dei prezzi, con un aumento medio lordo che sarà di 125 euro mensili». I soldi dovrebbero essere trovati con la prossima manovra di bilancio, quella per il 2020. Ma non sarà semplice. Per garantire l’aumento promesso servirebbero altri 2,7-3 miliardi solo per le amministrazioni centrali e 5,4-6 miliardi per tutta la pubblica amministrazione. In pratica gli stessi soldi stanziati quest’anno per il Reddito di cittadinanza e più di quanto messo in conto per il superamento della legge Fornero con l’introduzione di Quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi). Senza contare che il prossimo anno, prima ancora di ipotizzare qualsiasi tipo di misura, il governo dovrà sterilizzare un aumento Iva da 23 miliardi di euro. Una partenza che si preannuncia decisamente in salita.
 

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