Statali, nella legge di bilancio aumenti da 50 euro al mese

Statali, nella legge di bilancio aumenti da 50 euro al mese
di Luca Cifoni
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Domenica 4 Novembre 2018, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 17:18
Il primo mini-aumento, in media circa 8 euro lordi al mese, scatterà ad aprile. Da luglio, l’importo salirà a 13-14 euro. Per ora sono queste le uniche certezze che i dipendenti pubblici possono trovare sfogliando il testo della legge di Bilancio, nel quale sono contenuti gli stanziamenti destinati ai rinnovi contrattuali per il triennio 2019-2021. I precedenti incrementi retributivi erano scattati nei primi mesi di quest’anno, ma si riferivano - con i relativi arretrati - al periodo iniziato nel 2016: si trattava della prima tornata di contrattazione dopo che la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittima la prosecuzione del blocco scattato nel 2010 in nome dell’emergenza finanziaria del Paese. Ora tocca all’attuale governo, che con la manovra ha reso disponibili 1,1 miliardi sul prossimo anno, destinati a diventare 1,4 nel 2020 e poi 1,8 nel 2021. In realtà non sono tutti soldi freschi: erano già stati stanziati dal precedente esecutivo 1,3 miliardi nel triennio per l’indennità di vacanza contrattuale, ovvero quella somma riconosciuta per legge quando il contratto è scaduto e non si è ancora conclusa la trattativa per definirne un altro. Proprio questa è la voce che i dipendenti pubblici si troveranno nel cedolino dello stipendio nel mese di aprile: torna ad essere riconosciuta per la prima volta dopo la lunga sospensione della contrattazione, anche se in forma di “anticipazione contrattuale” erogata direttamente senza bisogno di intese specifiche nei vari comparti. Inoltre il governo recupera e dirotta sul 2019 140 milioni “avanzati” dalle risorse stanziate per la precedente tornata 2016-2018.

IL PARAMETRO
Come funziona l’indennità di vacanza contrattuale? La legge prevede come parametro di riferimento la stima di inflazione misurata dall’indice armonizzato europeo (Ipca), al netto dei beni energetici importati: per il 2019 l’Istat ha previsto un incremento dell’1,4 per cento. Dopo tre mesi di vacanza del contratto ne viene riconosciuto il 30 per cento (quindi 0,42%) dopo sei il 50 (ovvero 0,7%). Non però sull’intera retribuzione ma sulle sole voci stipendiali, che la relazione tecnica quantifica in media per il settore statale in 25.184 euro l’anno: applicando le percentuali a questa somma si arriva agli aumenti medi già indicati. Aumenti che sono comunque provvisori e destinati ad essere riassorbiti in quelli contrattuali veri e propri, quando tutti i passaggi saranno stati definiti. Ugualmente dovranno essere riassorbite altre due voci. La prima è il cosiddetto elemento perequativo, la somma mensile (16-17 euro in media) erogata come compensazione ai dipendenti che a causa dell’aumento di reddito provocato dal rinnovo contrattuale 2016-2018 si sono visti decurtare sul piano fiscale il “bonus 80 euro”: una somma “una tantum” che sarebbe scaduta alla fine di quest’anno ma che ora l’attuale esecutivo proroga, con un costo di 250 milioni per i soli lavoratori dello Stato centrale. La seconda voce da riassorbire corrisponde al trattamento accessorio che potrà essere erogato a Polizia, militari e vigili del fuoco per i servizi operativi, direttamente dal governo se entro il 30 giugno di ogni anno non c’è un accordo negoziale. Riassumendo: una serie di importi, non solo l’anticipo per vacanza contrattuale, dovranno essere “scalati” se e quando sarà concluso l’accordo definitivo per il contratto. Al momento non pare che l’inizio della trattativa sia imminente. Sempre in base alla relazione tecnica della legge di Bilancio, le risorse stanziate corrispondono ad un aumento dell’1,3 per cento nel 2019, che sale all’1,65 l’anno seguente e all’1,95 nel 2021 per circa 1,9 milioni di dipendenti statali contrattualizzati: su una retribuzione media di 32.600 lordi annui sono (sulla carta) 32 euro mensili il primo anno, destinati a diventare 40 e poi 49 a regime. I circa 1,4 milioni di dipendenti delle amministrazioni non statali - ovvero essenzialmente enti territoriali e sanità - riceverebbero importi leggermente superiori (fino a 52 euro lordi mensili) vista la retribuzione media annua un po’ più alta, 35.300 euro. I loro datori di lavoro, Regioni e Comuni, dovranno però cercare nei propri bilanci le risorse finanziarie necessarie.
 
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