Stadio Roma, Parnasi e Lanzalone: affari nei giorni caldi del Governo

Stadio Roma, Parnasi e Lanzalone: affari nei giorni caldi del Governo
di Sara Menafra
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Mercoledì 31 Ottobre 2018, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 07:26

Se ne vantava al telefono, faceva progetti per il futuro. Luca Parnasi, dicono le carte dell’inchiesta, era davvero convinto di aver trovato in Luca Lanzalone la gallina dalle uova d’oro. Di fatto, quest’ultimo agiva da sindaco-ombra del Comune di Roma che, «sfruttando i rapporti con il sindaco della città, Virginia Raggi», come scrivono i pm, era capace di garantire incarichi e nuovi progetti.

GLI ALTRI STADI
La conoscenza tra i due nasce in un momento delicatissimo. Siamo a maggio 2017, Parnasi si sta giocando il progetto “stadio di Tor di Valle” sulla roulette dei rapporti complicati con la nuova amministrazione cinquestelle. Un giorno, si presenta dalla segretaria con un biglietto da visita dell’avvocato Luca Lanzalone che in Comune non ha ancora incarichi formali, ma è già potentissimo: «L’ho inserito tra i nostri contatti quando la Raggi voleva bloccare il progetto dello Stadio. Luca mi aveva chiesto di chiamare la sua segreteria per fissare con lui un pranzo», racconterà lei al pm. Come hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo investigativo, il primo appuntamento tra i due è datato 11 maggio. Il 12, la giunta Raggi approva il progetto del nuovo stadio, per quanto con una cubatura ridotta e, da questo momento, i due costruiscono un’alleanza inossidabile. Parnasi coinvolge l’avvocato Lanzalone in tante iniziative, collegate a Tor di Valle ma anche indirizzate al futuro. La prima è la «realizzazione presso la vecchia Fiera di Roma di un polo di intrattenimento con uffici e un palazzetto da utilizzare per incontri di basket ed eventi musicali». Ma parlano anche di altri impianti sportivi da costruire a Milano, Napoli, Bologna e Bari.
 
Nei giorni della nascita dell’attuale governo, i due hanno progetti persino più ambiziosi. Il costruttore è sicuro che l’amico farà carriera: «Lanzalone premier e Giorgetti vicepremier», confida a un collaboratore disegnando uno scenario che, nella primavera 2018, sembra persino plausibile. Dopo il 4 marzo, il governo è il loro nuovo argomento preferito: «Devi presentarmi Di Maio», chiede Parnasi; e Lanzalone risponde che sarà facile: «Sento Luigi due o tre volte al giorno». In cambio, l’imprenditore promette di fare da tramite con Giancarlo Giorgetti, suo amico da tempo: «Si è fidato di me in tempi non sospetti», è la promessa. 

IL CASO ATAC
A Roma, tra le partite importanti in cui Lanzalone prende la parola, c’è anche il dissesto Atac. Per lui sembra persino profilarsi un ruolo. Carlo Felice Giampaolino, uno degli advisor del concordato della municipalizzata dei trasporti, si rivolge costantemente a Lanzalone, gli chiede consigli e lui legge documenti e prospetta soluzioni. L’obiettivo, in caso di concordato, è nominarlo commissario. Ma intanto c’è la procedura in corso e anche il ricorso presentato al Tar dal garante per la concorrenza contro Atac. Una causa che dovrebbe seguire Lanzalone, come dice Giampaolino, anche se poi la nomina salta, perché nei curricula dell’avvocato e del suo collega Stefano Sonzogni mancano i titoli per l’acquisizione dell’incarico. Ma nel turbinio di consulenze, per lo più informali, che l’avvocato riceve dal Comune, un “No” conta poco. «Quando c’è Lanzalone, quando c’è Wolf!», ridacchia Parnasi coi collaboratori, accostando l’avvocato ligure allo scioglitore di cadaveri di Pulpfiction, senza sapere che con quella battuta avrebbe caratterizzato un’intera inchiesta penale.

 

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