Eredità Sordi, i parenti fanno causa. In 37 preparano la battaglia legale

Eredità Sordi, i parenti fanno causa. In 37 preparano la battaglia legale
di Sara Menafra
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Giovedì 16 Ottobre 2014, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 00:13

Al momento sono trentasette, tutti discendenti a vari livelli dell’unico cugino di Albertone, Lelio, o della madre del popolarissimo attore romano. E adesso, i parenti o presunti tali di Alberto e Aurelia Sordi, hanno deciso di muovere i primi passi nelle aule di giustizia. Ieri mattina il loro avvocato, Francesca Coppi, si è presentata in procura per fare l’atto di accesso che prelude alla costituzione di parte civile contro l’ex autista della famiglia, Arturo Artadi, e gli altri nove indagati accusati a vario titolo di circonvenzione di incapace e di ricettazione. Se l’istanza sarà accolta, parteciperanno al processo, qualora dovesse svolgersi e potrebbero essere anche risarciti del danno subito. Alcuni di loro, sui giornali e a verbale durante la fase istruttoria, hanno raccontato che le pur sporadiche visite alla casa affacciata sulle Terme di Caracalla erano state bruscamente interrotte quattro o cinque anni fa, quando gli «inservienti» della villa presero a rifiutare l’accesso agli estranei e a impedire anche i contatti telefonici: «Ci dicevano sempre che la zia non voleva parlare con nessuno», hanno raccontato.

LA FAMIGLIA

La costituzione di parte civile, però, potrebbe essere il primo passo per altre azioni destinate a toccare direttamente il ”tesoro” dei Sordi, quegli ottanta o forse cento milioni di euro, tra villa, titoli e opere d’arte che la Signorina Aurelia, molto probabilmente, voleva intestare alla Fondazione Casa Museo Alberto Sordi, con l’idea che a gestirla fosse il sindaco di Roma in carica e che i beni restassero alla città.

La Signorina ha sottoscritto il testamento, consegnato al notaio Alfredo Maria Becchetti all’inizio del 2011, un anno prima del periodo in cui, secondo i periti nominati dal pm Eugenio Albamonte, sarebbero comparsi i primi segni di demenza senile e dunque di incapacità di intendere e volere. Una distanza di tempo decisamente breve e forse sufficiente per intentare una causa civile e impugnare il testamento, ritenendo illegittimo anche quello che la Signorina scrisse nel 2011.

«Al momento stiamo semplicemente valutando ogni strada possibile, ma decideremo a breve», dice il civilista che segue il gruppo di familiari, Andrea Maria Azzaro. A sciogliere gli ultimi dubbi potrebbe essere l’apertura e successiva pubblicazione del testamento da parte del notaio Becchetti: «Abbiamo avuto dei rallentamenti perché l’amministrazione comunale non ci ha ancora fatto avere il certificato di morte, ma non dovremmo andare oltre il fine settimana», spiega.

LE PERIZIE

Negli atti raccolti dalla procura di Roma, ci sono alcuni elementi che farebbero pensare a problemi di infermità mentale della Signorina Aurelia antecedenti alla data del testamento. Un medico curante, poi allontanato da casa Sordi, il dottor Lenzi, scrisse in un certificato datato novembre 2011 che la Signorina aveva sporadici episodi di «allucinazioni». Ma è pur vero che la perizia, ordinata dalla procura, tiene conto anche di questo elemento nel fare la valutazione complessiva che valuta come «grandemente compromesse» le capacità intellettive «tanto da minare le capacità di intendere e volere» solo a partire dal marzo 2012.

LA DIFESA

La difesa di Arturo Artadi, rappresentata dall’avvocato Marco Monaco, d’altro canto, sostiene che la Signorina fosse capace di intendere e volere fino all’ultimo: «E’ stato l’allontanamento dell’autista, che l’aveva seguita sempre e che era il suo punto di riferimento in casa, a determinare il crollo psicologico. Una misura inutile contro la quale ci siamo opposti in tutti i modi».

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