Sondaggio, boom dell’astensione: quota 41%, l’effetto vitalizi aiuta Pd e Lega

(Foto Ansa)
di Enzo Risso
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Sabato 29 Luglio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 16:15
Le variazioni nelle intenzioni di voto, in una settimana in cui si è discusso di vitalizi, consentono una riflessione più generale sul quadro politico nazionale. Gli scostamenti elettorali intervenuti, nonostante il tema in campo fosse emozionale (si parlava di tagliare soldi ai parlamentari), sono indicativi.

Crescono un po’ Pd e Leganord (0,4% il primo e 0,2% il secondo); Forza Italia paga un dazio (-0,9%), mentre i Cinquestelle rimangono immobili poco sopra il 26%. Complessivamente stiamo parlando di quello che è accaduto in una parte dell’elettorato, il 58,9%. Si tratta di quella parte di italiani che ha, per il momento, già deciso per chi votare. Resta fuori la marea montante degli indecisi e dei lontani dalla politica: il 41,1% dell’opinione pubblica nazionale.

Il blocco socio-politico esterno al voto che ci troviamo di fronte è un magma composito, che si suddivide, a sua volta, in due campi distinti: da un lato abbiamo gli indecisi (18,1%), dall’altro lato, incontriamo i potenziali astenuti (23%). Se i primi sono sospesi in una sorta di limbo, in cui nessun partito riesce a convincerli (e aleggiano tra il voto e non voto), i secondi hanno maturato un maggior distacco con la politica.

Al loro interno i due blocchi (indecisi e potenziali astenuti) non sono omogenei, ma possono essere raffigurati come un bricolage eterogeneo, in cui sono confluite le tante delusioni politiche maturate nel tempo.
Scandagliando il limbo degli indecisi si scopre un classico esempio di ramificazione della complessità. Al suo interno possiamo incontrare due macro tribù: la prima – gli indecisi orientati, coinvolge il 62% degli indecisi (pari all’11% degli italiani) - ha un partito verso cui, magari turandosi il naso, le persone sono orientate. L’altra tribù, gli indecisi disorientati, pari al 32% (ovvero il 7% degli italiani), non riesce a farsi piacere alcun partito.

LA PRIMA TRIBÙ
Nella prima tribù, gli indecisi orientati, il quadro elettorale potenziale è sbriciolato: il 3,3% potrebbe scegliere il Pd (è il partito che drena il maggior consenso tra gli indecisi) e il 2,7% potrebbe optare per i grillini; il 2% è attratto dal ritorno in campo di Berlusconi, mentre l’1,6%, avverte il richiamo delle sirene del “prima gli italiani” di Salvini.
Mdp e Alternativa popolare potrebbero convincere, rispettivamente, 1.3 e l’1% degli elettori, mentre Fratelli d’Italia raccoglie solo lo 0,5%. I segmenti sociali maggiormente presenti nella quota degli indecisi sono le donne (60% di questo blocco socio-politico), gli anziani (29%), le casalinghe (14%) e i laureati (16%).

Con tinte maggiormente fosche si configura, invece, il quadro presente tra i potenziali astenuti. La maggioranza delle persone che appartiene a questo blocco socio-politico afferma di non riconoscersi in alcun partito (43%). Il 23% esprime una forte rabbia e un sentimento di repulsione verso tutto ciò che riguarda la politica, mentre il 34% è deluso profondamente dai partiti ed è giunto alla conclusione che votare non serva a nulla. Nel fronte dei potenziali astenuti incontriamo, in prima linea, l’universo femminile (il 64% di questo blocco socio-politico è composto da donne), i Baby Boomers, i 45-64 anni (25%), gli operai (13%) e casalinghe (17%). Socialmente questo blocco è maggiormente popolato da persone con bassa scolarità (46%) e appartenenti ai ceti sociali bassi (34%), mentre, da un punto di vista geografico, una vasta quota di potenziali astenuti vive al Sud e nelle Isole, ma è in crescita anche a Nordovest.

IL QUADRO
Questo è il quadro complessivo che i partiti hanno di fronte per la prossima disfida elettorale: il 58-59% delle persone ha già definito il proprio orientamento, mentre il 41-42% non sa che pesci prendere. Tra i primi (il 58-59% di schierati) i sommovimenti di voto, gli scambi di casacca, sono possibili, ma limitati. Tra i secondi (il 41-42% di indecisi e astenuti), invece, la partita è aperta e su di essi si giocherà la possibilità di conquistare voti.
Chi saprà tirare fuori dal limbo il più alto numero di indecisi, avrà buone chance di vittoria. Più complessa appare, invece, l’operazione verso i potenziali astenuti, perché, in questo magma opinionale, il livello di disgusto per la politica è molto alto. Non si tratta, tuttavia, di una mission impossible.

Il bisogno di speranza e futuro, di sicurezza e stabilità che caratterizza i segmenti meno agiati del Paese (maggiormente presenti tra le file degli astenuti), è forte e intenso ed è il terreno su cui è possibile intessere un dialogo con elettori sfibrati e disgustati. La partita elettorale è appena iniziata, ma l’arena della disfida elettorale è abbastanza delineata e nei prossimi mesi subirà ulteriori evoluzioni.

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