LA SOLUZIONE FEDERALE Vladimir Putin, difensore dei cristiani in Medio Oriente, compie così un atto di buona volontà per aumentare le chance del processo di pace in corso a Ginevra.
Per Mosca la soluzione alla guerra sta nella federalizzazione della Siria. La stessa ricetta che nel 2006 il presidente russo tentò invano di far accettare alla Moldova e prima ancora in Georgia. Invero, dietro alla scelta federale vi sono ragioni economiche. Questo è un ramoscello d'ulivo verso quel mondo arabo sunnita, che detiene le chiavi dell'Opec, con cui Putin sta trattando segretamente da settimane. Il motivo è semplice: se non risale a breve il prezzo del petrolio il Cremlino rischia di trovarsi presto in acque tempestose. Per la prima volta da un quindicennio, confermano alcuni studi, i russi non hanno fiducia nel futuro: il loro livello di ricchezza è tornato al 1999, ossia a quello pre-Putin. Nella gente vi è la certezza che il peggio debba ancora venire. Inoltre si vuole ammorbidire l'Occidente negli ultimi mesi della presidenza Obama. Se in Siria Mosca sta giocando la carta del ritiro, in Ucraina dietro alle quinte si sta vagliando un'ipotesi di accordo con Kiev.
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