I Simpson, compie trent'anni il cartoon che portò la scorrettezza in tv

I Simpson, compie trent'anni il cartoon che portò la scorrettezza in tv
di Valeria Arnaldi
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Martedì 11 Aprile 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 19:38
Occhi appesantiti dal sonno e poi spalancati nel buio per il timore del domani, delle domande fatte e delle risposte non capite, di una ninna-nanna capace di evocare immagini da incubo. È così, semplicemente andando a dormire, che I Simpson, la famiglia più nota e longeva dell’animazione, fecero il loro debutto in televisione trent’anni fa stregando il pubblico americano e preparandosi a fare altrettanto in tutto il mondo. Era il 19 aprile 1987. In un corto di poco più di un minuto, con un tratto all’epoca volutamente sgraziato a prendere le distanze dall’estetica animata dominante, la coppia Homer e Marge con i figli Bart, Lisa e Maggie rivoluzionò l’idea Usa dei “cartoni”, improvvisamente non più solo per bambini ma capaci di far ridere anche gli adulti. E di gusto.

IL SUCCESSO
Un successo e una rivoluzione nati, come spesso accade, quasi per caso. La Fox Broadcasting Company aveva contatto il fumettista Matt Groening, autore di “Life in Hell”, per avere una serie di corti animati da mandare in onda durante il Tracey Ullman show. La notte prima dell’incontro con i produttori, però, a non chiudere occhio deve essere stato proprio Groening, spaventato dall’ipotesi di perdere i diritti sul suo fumetto. Per questo inventò i Simpson. Leggenda vuole che abbia fatto veloci schizzi dei protagonisti nella sala in cui attendeva l’appuntamento. C’è addirittura chi dice che li abbia fatti in auto, quasi a stabilire un parallelismo con Mickey Mouse ideato da Walt Disney mentre era in treno. Quali che siano le origini, a contare sono gli esiti. Dopo due anni di messe in onda nello show, nel 1989 I Simpson si guadagnarono la serie in prima serata. In Italia sono arrivati nel 1991 sui canali Mediaset, portando il loro universo “giallo” e i loro tormentoni, pure grafici.

Dalla punizione di Bart messo puntualmente alla lavagna a scrivere decine e decine di volte tutto quello che non dovrà più fare - «Non devo scrivere sui muri», gli farà ripetere lo street artist Banksy, firmando una versione speciale della sigla iniziale - fino ai donut rosa e alla birra Duff di Homer. Senza dimenticare gli appellativi, “bacarospo” che Homer strilla a Bart, “Ciuccellona” che Bart dice a Lisa, per arrivare alla brillante invenzione del “kwyjibo” - «Stupido scimmione pelato del Nord America senza mento» - parola con cui Bart “chiude” una partita a Scrabble e prende in giro Homer, sollecitandone la reazione rabbiosa e dando così via al vero “gioco”. Sì perché nel mondo dei Simpson - ed è lì il segreto del successo - non esiste il politically correct - tutto si può mettere alla berlina - e alle emozioni si può e deve dare libero sfogo. Gli adulti non sono tenuti a tutelare i figli. Homer mette le mani al collo di Bart, gli lancia sfide pericolosissime, lo deride, senza sensi di colpa per lui o traumi per il figlio. I vocabolari in casa ci sono, ma sono usati per sostituire la zampa mancante del divano. Eccessi di gola e vizi, come l’alcol, sono consentiti e diffusi. Le religioni si possono inventare. Il lavoro si fa perché si deve ma rigorosamente senza impegnarsi, perfino in una centrale nucleare. E i cartoni animati - perché sì ci sono anche quelli - possono essere splatter, come Grattachecca e Fichetto, perché in questo universo dalle regole ribaltate è il “lieto fine” tradizionale il vero orrore.

LA LIBERAZIONE
È la liberazione dello spettatore. Una forma di catarsi “pop”. Via il traguardo del “vissero felici e contenti”, sogno per chi lo raggiunge, condanna per chi fallisce l’impresa. E via la “catena” del mito del self-made man. Ognuno può essere ciò che vuole e soprattutto ciò che è riuscito a diventare. Si possono deridere i Ned Flanders con i loro «Salve, salvino, vicino!». Si possono sguinzagliare cani, come fa il Signor Burns, per chiudere situazioni noiose. Si può ridere fino a non poterne più, puntando l’indice e cantilenando ossessivamente «Eh-Eh», come Nelson. Si può essere pigri, ingenui, pasticcioni, ma innamorati della propria famiglia e felici, consapevoli che la filosofia vincente, in fondo, forse, è quella svelata da Homer nel film “I Simpson”, nel 2007, cercare di far sì che «il giorno non faccia troppo male». È così che, negli anni, hanno ottenuto copertine di Time e Playboy, nonché la stella nella Hollywood Walk of Fame. Quanto basta - e avanza - per dire agli altri: «Ciucciatevi il calzino!».

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