Shakespeare e Cervantes gemelli di versi: 400 anni fa la morte dei due giganti della letteratura

Shakespeare e Cervantes gemelli di versi: 400 anni fa la morte dei due giganti della letteratura
di Giuseppe Scaraffia
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Lunedì 11 Gennaio 2016, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 17:46
Il 23 aprile cade un anniversario straordinario, quello della morte, nel 1616, di due vette della letteratura mondiale, William Shakespeare e Miguel de Cervantes. O meglio cadrebbe perché in realtà, mentre la Spagna aveva adottato il calendario gregoriano, l’Inghilterra usava ancora quello giuliano. Quindi dobbiamo dedurre che Cervantes è deceduto undici giorni dopo Shakespeare. 

Sappiamo che in quell’epoca che va sotto il nome di Antico Regime tutto era incerto e fluttuante, non solo il giorno, ma non di rado persino l’anno della nascita, per non parlare del nome e del cognome che conoscevano una serie di variazioni non solo al momento della registrazione parrocchiale, ma anche nel corso dell’esistenza. Come se non bastasse Shakespeare e Cervantes non ci hanno lasciato vere e proprie biografie, ma un canovaccio pieno di buchi e di contraddizioni, come se volessero spingerci a inventare a nostra volta. Quindi quando parliamo delle loro vite parliamo di una delle tante possibili vite che si possono raccontare. Come prova il più donchisciottesco degli editori, Castelvecchi, che ha dedicato allo spagnolo due affascinanti biografie romanzate: una di Maria Teresa Leon Alberti, “Cervantes, il soldato che ci insegnò a parlare” già in libreria e l’altra di Bruno Frank, “Cervantes” in uscita a fine gennaio.
 
ICONE
Molte cose avvicinano e molte cose separano i due grandi. Di certo entrambi hanno lasciato dietro di sé una serie di personaggi immortali: don Chisciotte e Amleto, Sancio Panza e Falstaff, Giulietta e Dulcinea e molti altri. Questa schiera di eccentrici è stata raffigurata da ogni tipo di artisti e la fortuna dell’allampanata silhouette di Don Chisciotte si è estesa alla scultura. Si è gelosi come Otello, idealisti come don Chisciotte, indecisi come Amleto. I serial, primo tra tutti il trionfante “House of cards” sono intessuti di citazioni di Shakepseare.
Nessuno assomiglia a un uomo più di un suo contemporaneo, sosteneva Proust. Eppure, malgrado la somiglianza delle barbe appuntite, quant’è diverso il viso pieno di Shakespeare da quello affilato di Cervantes! E quant’è shakespeariana la tumultuosa esistenza di Cervantes, soldato di ventura, protagonista di una serie di eroiche tentate evasioni! Si sa che la realtà non rispetta uno dei più elementari criteri della letteratura, quella della verosimiglianza. È innegabile però che la vita relativamente tranquilla di Shakespeare sarebbe andata a pennello al creatore di Don Chisciotte e viceversa.

AVVENTURE
Entrambi hanno conosciuto a più riprese la prigione e si sono trovati senza un soldo. Entrambi sono stati sospettati di quella che allora era una colpa infamante: la bisessualità. Shakespeare da tempo, a causa dei lussuriosi sonetti dedicati al misterioso Mr. V.S. Autorevoli studiosi non vedono di buon occhio l’intimità di Cervantes con il cardinale Acquaviva e poi, durante la prigionia africana, col suo padrone, Hassan Pascià. Quei maliziosi vorrebbero ridurre persino una delle glorie di Cervantes, avere partecipato, malgrado la diarrea, alla cruenta battaglia di Lepanto, dove perse l’uso della mano sinistra a una sorta di condanna sostitutiva. Sembra infatti che il re di Spagna condannasse i gay al taglio della mano destra… In ogni caso le vite coniugali di entrambi non sono propriamente esemplari. Erano troppo intenti l’uno a descrivere le passioni terrene, la caccia al potere e le lusinghe del male e l’altro la vanità e l’irrinunciabilità di ogni idealismo. 
Il terrore di Shakespeare che le sue spoglie fossero disperse in una fosse comune si è realizzato con le ossa di Cervantese che – forse – sono state finalmente ritrovate, dopo una lunga ricerca. L’emaciato spagnolo, provato da cento avventure, aveva vissuto però diciannove anni più del collega inglese per morire, si dice, dopo un’epica sbronza, all’allora rispettabile età di 52 anni.
Negli anni Cinquanta, Alberto Bevilacqua accompagnò Orson Welles alla ricerca degli sfondi adatti al suo “Don Chisciotte”. Voleva girarlo a Roma per prendersi gioco di Hollywood. Davanti al bestiario scolpito delle strade, Welles esclamò entusiasta: «Roma è uno zoo inaudito. Anche Cervantes ne avrebbe fatto il regno ideale per Don Chisciotte!».
 
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