Roma, ecco il nuovo bunker degli 007: mille finestre blindate e difese contro gli hacker

Il nuovo bunker degli 007: mille finestre blindate e difese contro gli hacker
di Cristiana Mangani
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Martedì 7 Maggio 2019, 00:47 - Ultimo aggiornamento: 11:25
ROMA Piazza Dante numero 25: la nuova sede dei servizi segreti italiani. Niente a che vedere con quegli uffici sparsi in tutta la città, discreti e poco visibili. Il palazzo che accoglierà circa mille 007 sembra una di quelle enormi navi che si vedono spuntare improvvisamente sulla laguna, a Venezia. L’impatto è lo stesso, praticamente riempie la piazza dell’Esquilino, e sarà una sorta di “Langley” italiana (sede della Cia). Nel quartiere che, dopo un iniziale scetticismo ora si vede riqualificato, lo chiamano: il mammozzone. Sarà il trasferimento di dati e archivi più grosso e “riservato” della storia italiana. All’interno della costruzione che risale ai primi del ‘900 e che è grande quanto dieci campi di calcio - più di 60 mila metri quadri - troveranno posto gli uffici amministrativi delle tre intelligence del nostro paese. Oltre mille persone dislocate in questo quadrilatero che ha i lati di 100 metri ognuno, con più di 1000 finestre di affaccio blindate e oltre 2000 chilometri di cavi in fibra ottica. Praticamente la distanza che separa Roma da Dublino.

GLI ASSENTI
Il taglio del nastro è avvenuto ieri alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del premier Giuseppe Conte, dei presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, dei direttori di Dis, Aise e Aisi, Gennaro Vecchione, Luciano Carta e Mario Parente, dei ministri Trenta e Bonafede. Assente, perché impegnato nella campagna elettorale il ministro dell’Interno Matteo Salvini. E con lui - non si poteva non notarlo - anche tutta la Lega.

Le chiavi di casa sono state consegnate da Fabrizio Palermo, amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, proprietaria della struttura, ai nuovi ospiti. Ci sono voluti parecchi anni (dal 2008, con inizio ristrutturazione nel 2014) per riuscire ad arrivare alla conclusione dei lavori, con una spesa che qualcuno azzarda sia di circa 100 milioni di euro. Durante i restauri ha perso la vita un operaio albanese, e l’ispettorato del lavoro non è riuscito a entrare, perché in quel palazzone è tutto top secret.

Spesa per il restyling a parte, l’operazione di trasferimento è quasi a costo zero, perché il canone sarà più o meno pari a quello pagato per le sedi attuali che verranno chiuse: le storiche via XX Settembre e via Lanza, che verranno così restituiti alla Difesa e al Viminale. Si sta valutando anche se dismettere la sede del Dis di Largo Santa Susanna, mentre rimarranno operative la cittadella di Forte Braschi (Aise) e piazza Zama (Aisi). In questi anni, su quel palazzo e sui suoi segreti si è fantasticato parecchio: dall’eliporto sul tetto alla santabarbara nei sotterranei. In realtà, la vera difficoltà è stata quella di “blindare” le mura, di creare delle difese anti-hacker ed evitare che agenzie straniere o nemiche possano violare comunicazioni e segreti. Nell’ex rifugio antiaereo che è nel sotterraneo è stato, invece, costruito un garage. Mentre subito dopo l’ingresso si incontra “la Parete della memoria”, dedicata ai Caduti dei vari comparti: Vincenzo Li Causi, Nicola Calipari, Lorenzo D’Auria e Pietro Antonio Colazzo. 

LA COOPERANTE ITALIANA
«La nostra intelligence è, e rimarrà, presidio di democrazia - ha dichiarato il presidente del Consiglio - In questa sede saranno ospitate tre strutture il cui dovere, e la cui ragion d’essere, è lavorare armoniosamente per tutelare l’interesse nazionale».E il direttore del Dis, Vecchione, ha dedicato un messaggio a quegli italiani che sono stati rapiti all’estero. «Un pensiero va a loro - ha affermato - In particolare a Silvia Romano, la cooperante rapita in Kenya - Continueremo a cercarti con tutte le risorse di cui disponiamo».
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