L’ITER
Al testo salva-precari invece, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 10 ottobre, manca ancora il sigillo più importante: la firma del Presidente della Repubblica. A fermare il decreto sarebbero, infatti, i dubbi del Quirinale relativi all’esclusione del personale delle scuole paritarie dal concorso straordinario che il ministro Fioramonti vorrebbe bandire entro la fine dell’anno. Ma se la situazione non si sblocca, i tempi si allungheranno. Al concorso straordinario potranno partecipare tutti i precari delle scuole medie e superiori con almeno 3 anni di servizio negli ultimi 8. Dovranno sottoporsi ad uno scritto computer based: entreranno in ruolo i primi 24mila. Per accelerare l’iter, il ministero dell’Istruzione potrebbe decidere di accettare anche i docenti delle paritarie di III fascia ma non verrebbero inseriti nei primi 24mila. Per loro resta valida, con una votazione minima di 7/10 alla prova scritta, la possibilità di abilitarsi accedendo alla II fascia.
L’ATTESA
Senza sciogliere questi due nodi cruciali, il decreto non parte nonostante siano in attesa decine di migliaia di docenti e di studenti che, senza docenti abilitati nelle graduatorie, assistono a un via vai continuo in cattedra di insegnanti senza titoli.
I FONDI
Ma il decreto salva precari non è l’unico dei problemi per il ministro Fioramonti che, all’inizio del suo mandato, aveva assicurato che, se non fossero arrivati tre miliardi su scuola e ricerca, si sarebbe dimesso. Nella legge di bilancio quei fondi non ci sono. «Confesso – ha ammesso Fioramonti – che attualmente sono un po’ preoccupato perché nella prima versione della legge di bilancio le risorse sono molto inferiori a quello di cui c’è bisogno e rispetto a quello che era stato immaginato. Io continuerò ad impegnarmi fino a quando sarà possibile». Il ministro, prima di rassegnare le dimissioni, confida di trovare risorse nell’iter parlamentare.
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