Lo “schiaffo” dell’ex presidente a Trump, fra i due team nessuna collaborazione

Lo “schiaffo” dell’ex presidente a Trump, fra i due team nessuna collaborazione
di Flavio Pompetti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Gennaio 2017, 00:13
NEW YORK Un atto di disgelo, o una provocazione? Lo sblocco di un complesso caso giudiziario, o un complotto dei servizi segreti per segnalare la discontinuità tra la vecchia e la nuova amministrazione? La commutazione della sentenza accordata a Chelsea Manning a tre giorni dalla fine del mandato di Obama ha esposto in tutta la sua crudezza i rapporti tra la squadra di governo in uscita e quella di Trump che si prepara ad occupare la Casa Bianca.Per Obama il caso Manning è una questione straordinaria, alla base sì dello scandalo sulle fughe di notizie, ma non intimamente legato agli sviluppi che ha poi avuto. “Potete guardare i carteggi della nostra intelligence – ha detto ieri in apertura della sua ultima conferenza stampa – e rendervi conto che la mia decisione non ha nulla a che vedere con Wikileaks, e con i tweets di Assange. Manning ha pagato caro il suo tradimento, e la punizione che ha ricevuto è tale da sconsigliare altri ad emularla”. Stando al presidente uscente il procedimento legale che ha portato alla prossima liberazione dell’ex soldato è stato aperto in tempi tanto remoti da fugare il sospetto che sia stato negoziato in cambio di una possibile resa di Assange. 

IL SEGRETO DI STATO
Ma il fatto che l’esito sia stato rivelato così a ridosso del cambio di guardia tradisce una preoccupazione che deve aver animato la mente di Obama: la coscienza che il suo successore e i suoi uomini di governo avrebbero forse sacrificato la sorte della prigioniera sull’altare della fermezza, per garantire la protezione del segreto di stato.Il rapporto tra i due capi dell’esecutivo era iniziato all’insegna della più cordiale teatralità. L’invito al vincitore nello studio ovale a due giorni dal voto era stato eseguito tra strette di mano e rassicurazioni della volontà di collaborare per una transizione indolore. Ma la realtà ha dimostrato che l’obiettivo era troppo ambizioso. Obama aveva vinto nel 2008 correndo contro le scelte politiche di George W. Bush. Trump l’anno scorso lo ha fatto promettendo di cancellare la memoria del suo predecessore. Gli attriti sono emersi ad ogni passaggio, con il 44mo presidente intento a corazzare le sue conquiste di governo contro gli attacchi corrosivi del 45mo. Trump e il suo probabile ministro per la giustizia Jeff Session hanno promesso che torneranno a utilizzare la prigione di Guantanamo; Obama ha fatto il possibile per vuotarla prima di venerdì, precipitando le pratiche di estradizione di decine di detenuti. Trump ha promesso che cancellerà l’adesione americana al trattato di Parigi sui cambi climatici; Obama ha pagato martedì la seconda rata che gli Usa dovevano al fondo Verde per il Clima, i cui soldi servono a implementare le misure decise a Parigi nei paesi più poveri. La lista è lunga, e prosegue con le sanzioni contro la Russia mentre Trump annuncia la possibile distensione in arrivo tra i due paesi; il bando delle esplorazioni petrolifere nel circolo polare artico di fronte alle promesse della nuova amministrazione di liberare il settore industriale da ogni orpello legale che ne impedisce la crescita. 

SFIDA A TUTTO CAMPO
Mentre i tecnici di Trump discutevano l’abrogazione della riforma sanitaria, quelli di Obama hanno arruolato un numero straordinario di nuovi assistiti, e mentre Trump assicurava i petrolieri che potranno avere pieno accesso alle risorse, gli amministratori in carica hanno bloccato l’oleodotto del Nord Dakota, in rispetto della sacralità della terra degli indiani americani. In questa gara di tiro alla fune tra le due amministrazioni, il caso Manning ha avuto l’avventura di cadere su una data di calendario sospetta, che aggiunge un’altra incognita all’esito della transizione tra le due squadre. Trump si trova ora di fronte ad un nuovo difficile bivio: continuare l’opera di archiviazione dell’intero scandalo Wikileaks, mostrare le carte che il dipartimento di Giustizia intende giocare contro Assange, e discutere con Putin la sorte di Edward Snowden, o accettare le barricate che molti repubblicani al congresso gli chiedono di erigere contro i ‘traditori domestici’ e contro i pirati internazionali. 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA