Scattone ora è di ruolo, «Insegnante per forza»

Scattone ora è di ruolo, «Insegnante per forza»
di Luca Lippera
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Mercoledì 9 Settembre 2015, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 00:25
«Ogni volta la stessa storia e le stesse polemiche: un lavoro diverso dall’insegnante io lo farei pure, ma di questi tempi si fa fatica a trovarlo». Ottenuta una cattedra di Psicologia all’istituto professionale “Luigi Einaudi” di Roma, il professor Giovanni Scattone, ormai 47 anni, condannato per omicidio colposo nel caso Marta Russo, la studentessa ferita a morte da un proiettile all’università La Sapienza nel 1997, si ritrova a fare i conti con chi lo vorrebbe fuori dal mondo della scuola. «Le polemiche riesplodono puntualmente non appena trovo un’occupazione - si è sfogato Scattone parlando con alcuni amici - Ma devo pur guadagnarmi da vivere come tutti. L’insegnamento è il mio mondo: mi trovo bene con i ragazzi e anche loro si sono trovati bene con me».

IL CONCORSO

Scattone ieri era nella ex casa del padre in via dell’Elettronica all’Eur. L’ex assistente di Filosofia del Diritto in questi anni ha insegnato in diverse scuole di Roma. E alla fine ha ottenuto l’immissione in ruolo in base al decreto governativo sulla ”Buona Scuola”, anche perché la Cassazione, quando lo condannò in via definitiva per omicidio colposo, decise di non infliggergli l’interdizione all’insegnamento. Saldato il conto con la Giustizia, la cattedra l’aveva già vinta in un concorso del 2012: decimo in tutto il Lazio nella sua materia. L’istituto professionale “Luigi Einaudi” è all’Aurelio. «Non voglio dire nulla - ha detto a un conoscente - né tantomeno rilasciare interviste. Qualsiasi parola potrebbe essere male interpretata e suscitare nuove discussioni».

LA MADRE DI LEI

I familiari di Marta Russo, come altre volte in passato, non nascondono lo stupore. «È assurdo che Giovanni Scattone continui a insegnare - ha detto ieri Aureliana, la madre della giovane - La notizia ci fa ripiombare nel dolore. Non si può pensare che una persona del genere, che non hai mi chiesto perdono, possa fare l’educatore. Tra l’altro con un posto fisso. É legittimo che possa rifarsi una vita ma dovrebbe cercare un altro lavoro. Se penso che anche io, attraverso le tasse, contribuirò a pagare il suo stipendio, provo rabbia». «Ma se Scattone inizierà a guadagnare - puntualizza Luca Petrucci, l’avvocato dei Russo - potrà finalmente assolvere agli obblighi civilistici derivanti dalla sentenza: un milione di euro». Scattone, condannato in via definitiva e dunque ritenuto colpevole, si è sempre proclamato innocente di quello che accadde il 9 maggio del 1997 in un vialetto dell’università. Il processo è stato uno dei più dibattuti degli ultimi decenni con innocentisti e colpevolisti che si sono ferocemente divisi sui più minimi dettagli della vicenda.

L’IMBARAZZO

I professori del Luigi Einaudi”, i nuovi colleghi, sembrano divisi. «Il corpo docente e la preside dell'istituto stanno vivendo momenti di imbarazzo - racconta una delle insegnanti - A prescindere dalla persona, su cui non mi sento in diritto di dare alcun giudizio, è chiaro che la situazione è complicata e se i genitori si lamenteranno il provveditorato dovrà intervenire». Nel 2011 aveva suscitato clamore la notizia della supplenza di Scattone al liceo scientifico Cavour, lo stesso istituto frequentato da studentessa da Marta Russo. Tanto che lui alla fine aveva deciso di ritirarsi. «Ma le supplenze sono così - aveva detto - e si può capitare ovunque». Ora la cattedra vera e propria. Il nuovo prof di Psicologia (insegnerà anche Storia della Filosofia) ieri ha preso parte al collegio docenti. «Ci ho scambiato giusto due parole - racconta una delle insegnanti dell'istituto - Sembrava sereno, sorridente. Parlava di lavoro con gli altri professori come se niente fosse».

LE PERPLESSITÀ

Ma la questione, aggiunge, «va al di là del fatto se sia bravo o meno come insegnante». «Ad alcuni pare poco opportuno proporre come educatore una persona con quel trascorso. In fondo, ci sono tanti lavori che si possono fare». «È anche per i ragazzi la perplessità - conclude la professoressa - Non so come la prenderanno, vedremo. Certo c'è anche chi ritiene che, avendo saldato il conto con la giustizia, Scattone non vada giudicato e che sia nel pieno diritto di insegnare». «Però dal mio punto di vista - afferma la nuova collega - esiste il rischio che possa essere poco autorevole e che possa essere messo in discussione dagli studenti».

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