Salvini: grandi opere, avanti tutta. Non si può lasciare l'Italia a metà

Salvini: «Grandi opere, avanti tutta: l'Italia non va lasciata a metà»
di Mario Ajello
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Lunedì 12 Novembre 2018, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 16:32

dal nostro inviato
MILANO
La Tav è la Tav. Ma giù le mani da un’idea di sviluppo, dalla connessione grandi opere-crescita, cioè lavoro, innovazione, anti-palude da solita Italia. La distanza tra Salvini e Di Maio, anche se l’asse regge e non salta all’indomani del successone torinese della piazza pro-Tav, non potrebbe essere più lunga è più larga a proposito delle infrastrutture. Non si tratta di rivalità personali, ma proprio di visione e di approccio. Agli antipodi. «Fare le grandi opere, farle tutte, e guai lasciarle a metà»: ecco il mantra del leader leghista. Confida Salvini: «Io faccio gioco di squadra ed è inutile che vogliate mettermi contro Di Maio.

Il tandem funziona». Però, ognuno ha le sue idee, e quelle di Salvini sono irriducibili a qualsiasi cedimento da decrescita felice. «Penso semplicemente - incalza il leader del Carroccio - una cosa: l’Italia purtroppo è famosa perché comincia, quando le comincia, le opere pubbliche e poi le lascia a metà, non le finisce mai. Questo non va bene affatto. Sulle grandi opere non si torna indietro». Insomma, il motto di Salvini è questo: «Sulle infrastrutture, avanti». E non perché le vuole il Nord, perché Zaia insiste sulla Pedemontana osteggiata da Di Maio, ma perché nell’idea di Italia competitiva e orgogliosa di giocarsela alla pari con i partner europei, la velocità nel movimento di persone e di merci è un must. E la necessità di spingere sull’innovazione una cosa imprescindibile. Perciò, dice Salvini, «sono stato molto impressionato dalla manifestazione di Torino. C’è un Paese che sembra pronto alle grandi sfide. E questo mi fa piacere». 

Il problema però è che la Tav è a rischio. «Vedremo quando arriva la relazione tecnica sui costi-benefici, e a quel punto si deciderà. Bisogna fare le cose per bene, senza forzature e con cognizione di causa. Non vedo perché precipitare tutto. A gennaio potrebbe esserci la relazione, vediamo...». Così dice Salvini. Dove invece è più energico, determinato, è su tutto il resto. «Vanno portate a termine tutte le grandi opere cominciate. Vedo che gli amici 5 stelle vogliono fermare la Pedemontana, ma sarebbe un’assurdità. Il 4 dicembre aprono i primi dieci chilometri di questa infrastruttura cruciale. E dovremmo dire no grazie, smantelliamo tutto? La stessa cosa vale per il Mose di Venezia. Manca soltanto il 5 per cento per terminare l’opera e dovremmo smontare le dighe? Suvvia. E sul Tap, sull’Ilva, sul Terzo Valico, sul Brennero: occorre costruire e finire di costruire senza lasciare le cose per aria. Ne va della credibilità di un Paese, oltre che della vita pratica dei suoi cittadini. Non si può vivere dove è bloccato tutto». 

E dunque, nessuna polemica diretta con i 5 stelle ma la polemica c’è. Riguarda più in generale, prima ancora delle scelte politiche, l’approccio culturale che è diverso tra Lega e M5S. Salvini approfitta della scuola di formazione politica della Lega, allestita a Milano dal sottosegretario Armando Siri, e ai ragazzi si rivolge sottolineando quanto la conoscenza sia la chiave del futuro. Ma non è un discorso neutro: «L’onestà non accompagnata dalla competenza - dice ai ragazzi - è un disastro».

Salvini, sta dicendo che è un disastro la Raggi, che sono un disastro i 5 stelle, che è disastrosa la neopolitica dell’uno vale uno? Dice che è un ragionamento generale il suo, ma questo di Salvini si adatta perfettamente ai partner di governo: «L’onesta è un prerequisito, non può essere sbandierata come la vera cosa che conta. È una condizione necessaria ma non sufficiente, secondo me. Se c’è un medico onestissimo ma non bravo, io non ci vado. Se c’è un pilota onestissimo ma incapace, preferisco prendere il treno». Ad alta velocità naturalmente? Ride il capo rossonero dei lumbard, mentre si avvia a San Siro per vedere Milan-Juve è un tifoso del Napoli gli fa: «Mi raccomando, vincete per noi». Ma poi arriva il rigore maledetto che ha sbagliato Higuain. 

Con Toninelli, sulla Tav, Salvini si è sentito ieri. Oggi, Salvini incontra Conte e Di Maio e martedì - anticipa - «scriveremo la lettera all’Europa sulla manovra. Vorrei che ci lasciassero lavorare». Intanto aspetta molto il capo lumbard dalla manifestazione leghista dell’8 dicembre a Roma. Spallata alla giunta Raggi? «Roma è a pezzi, ma non è vero quello che ho letto, cioè che stiamo facendo una Opa ostile al Campidoglio. La Raggi, come è evidente a tutti, ha sbagliato molto è fatto poco, non lo dico io ma i cittadini romani. Non ha certo fatto il massimo. Ma l’8 dicembre sarà un bagno d’Italia, un nuovo sprint perché in questo Paese c’è ancora molto da fare anche se noi in 5 mesi abbiamo fatto molto più di Renzi e di Gentiloni in 5 anni».

E la Tav probabilmente si farà, ma chissà: quel che è certo è che sul resto delle infrastrutture e dello sviluppo il leader leghista non vuole concedere nulla. 

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