La ruota degli esposti torna a salvare i bebè: una in ogni città

La ruota degli esposti torna a salvare i bebè: «Una in ogni città»
di Barbara Acquaviti e Mauro Evangelisti
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Lunedì 12 Novembre 2018, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 13:09
Ripristinare la ruota degli innocenti (o degli esposti), rendendola “consona al nostro tempo”, con aree videosorvegliate h24 al posto delle vecchie strutture in legno. La proposta arriva dal senatore della Lega Simone Pillon, lo stesso autore della legge sulla bigenitorialità che tanto ha fatto discutere. L’esponente del Carroccio spiega che la possibilità del parto anonimo, previsto dalla legislazione attuale, spesso si è rivelato insufficiente. Specialmente nei piccoli centri - argomenta - è un luogo «dove è facile essere riconosciuti. In pratica l’anonimato è solo ufficiale, il figlio non è legalmente riconosciuto ma la madre resta persona nota».

Da qui l’idea di istituire nei comuni, in collaborazione con le aziende sanitarie locali «punti di accoglienza del neonato» che andrebbero collocate presso gli ospedali o comunque in strutture del servizio sanitario. Funzionamento e organizzazione sarebbero dunque responsabilità dei Comuni che, proprio per questo, dovrebbero nominare un responsabile amministrativo ad hoc. Di pari passo, viene proposta una modifica al codice penale che esclude per le donne che si rivolgano a queste strutture l’accusa di aver commesso il reato previsto dall’articolo 591 di abbandono di persone minori o incapaci.

IL NUMERO VERDE
Viene anche istituito un numero verde nazionale per fornire informazioni sulla localizzazione e il funzionamento dei centri di accoglienza e si prevede lo stanziamento di 30 milioni l’anno per l’attuazione della legge. Nella relazione introduttiva, Pillon si dice certo che «la ratio che ha ispirato questo disegno di legge possa essere condivisa da tutti gli schieramenti politici».

In realtà, le «ruote degli esposti» in Italia esistono già, sono super tecnologiche, garantiscono l’anonimato e la salute del neonato abbandonato. Undici anni fa al pronto soccorso del Policlinico Casilino di Roma suonò un allarme: non era mai successo, anche se lo strumento era stato installato dodici mesi prima. Quell’allarme è collegato a una «ruota degli esposti» moderna, una culla riscaldata che si affaccia all’esterno dell’ospedale dove si può lasciare un neonato senza essere visti. I medici corsero a vedere e trovarono una bimba di poco più di tre mesi. Il giorno dopo al Policlinico Casilino arrivò una telefonata anonima che chiedeva informazioni sul funzionamento della «ruota degli esposti», probabilmente chi aveva abbandonato la bimba voleva sincerarsi che tutto fosse andato bene. Oggi la piccola sta crescendo, felice, con la famiglia adottiva in una cittadina del centro Italia. Da allora, negli undici anni successivi, la moderna «ruota degli esposti» di Roma non è stata più usata.

Racconta Adolfo Pagnanelli, primario del pronto soccorso del Policlinico Casilino: «In realtà quando la inaugurammo serviva soprattutto a spiegare che negli ospedali è possibile partorire nell’anonimato e lasciare il piccolo in adozione, senza che nessuno ti chieda se sei in regola con i documenti. Così si tutela la salute del bambino e della madre». In media, in un grande ospedale come quello romano succede una decina di volte all’anno, in tutto il paese, circa 400 volte. Ma partorire e lasciare il bambino nel reparto, è cosa differente (e più sicura) dal lasciare il neonato in queste moderne ruote degli esposti, perché significa che probabilmente la madre ha partorito in casa per paura o per altri motivi.

LO SCENARIO
In Italia in tutto sono una cinquantina le «ruote degli esposti» che si affidano alla tecnologia per accogliere i neonati abbandonati e frenare i casi, purtroppo avvenuti, di chi getta il piccolo nel cassonetto o l’abbandona per strada condannandolo a morire. Ad esempio esiste a Napoli, al Policlinico Ferdinando I, dal 2008: l’hanno chiamata «culla per la vita» e nell’estate del 2017 ha accolto il primo bambino abbandonato dalla madre.
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