Roma, tassa di soggiorno allarme evasione: mancano 40 milioni

Roma, tassa di soggiorno allarme evasione: mancano 40 milioni
di Fabio Rossi
2 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Febbraio 2015, 23:44 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 00:34
La tassa di soggiorno aumenta ancora, anche se solo per gli alberghi a cinque stelle, ma a Roma non si sa bene quanti davvero la paghino. I dati emersi nell’ultima riunione della commissione turismo, presieduta da Valentina Grippo, sono allarmanti: ben 1.697 strutture ricettive romane censite dal dipartimento capitolino risorse economiche non risultano versare le quote (a carico dei clienti) per il soggiorno nella Capitale. E, cosa ancora più strana, il numero di alberghi e bed & breakfast che risultano attivi ai tecnici dipartimento turismo è ancora maggiore di quello in possesso dei loro colleghi delle risorse economiche.



L’EVASIONE

Insomma, nella Città eterna l’evasione sul contributo di soggiorno è alta, anche senza contare le tante strutture non autorizzate o completamente fuorilegge. Tanto è vero che, rispetto ai 110 milioni di incassi previsti nel bilancio per il 2015, lo scorso anno nelle casse capitoline ne sono entrati appena 72. E le prospettive non sono incoraggianti: la lotta all’evasione quest’anno dovrebbe portare, secondo le previsioni di Palazzo Senatorio, appena 2,5 milioni in più, oltre ai 5 milioni di maggiore gettito stimati per l’aumento da 7 a 10 euro della tassa per gli hotel a 5 stelle. Tanto che potrebbero essere a rischio i conti finali del bilancio. L’opposizione invita l’amministrazione a un ripensamento: «Reputo non opportuno che il Comune aumenti la tassa di soggiorno quando non conosce con esattezza neanche il numero degli alberghi del suo territorio - commenta Lavinia Mennuni (Ncd) - Meglio fermarsi, ricercare con attenzione i dati esatti, in particolare quelli inerenti l’evasione sulla tassa di soggiorno, e poi decidere, avvalendosi anche del supporto delle associazioni di categoria, se sia il caso di aumentare le tariffe oppure, come invece io credo, ricercare le risorse mancanti dalla lotta all’evasione e al sommerso». Contraria all’incremento del contributo è anche la presidente Grippo, consigliera del Pd: segno che in consiglio comunale su questo tema ci sarà battaglia.

IL DECENTRAMENTO

Da ieri il decentramento amministrativo dei Municipi diventa più concreto. L’assemblea capitolina ha approvato la delibera che prevede l’autonomia finanziaria delle ex circoscrizioni, nei limiti stabiliti dalla legge e dallo Statuto, e risorse finanziarie certe, derivanti da quote di tributi, di tariffe e di ogni altra entrata di competenza dei Municipi stessi. La delibera prevede, inoltre, che la giunta sottoponga alla Consulta dei presidenti dei Municipi un documento per la formazione del bilancio di previsione e un’ipotesi relativa all’ammontare complessivo delle risorse che potranno essere assegnate. «I Municipi non vogliono comandare di più ma vogliono più responsabilità», sottolinea il coordinatore dei minisindaci Maurizio Veloccia. Secondo il presidente della commissione Roma Capitale, Gianni Paris, si tratta di «una svolta epocale: dopo tanti anni di annunci si riconoscono ai Municipi una maggiore soggettività e capacità di utilizzare risorse, una certezza nei budget e la possibilità di premiare i Municipi più virtuosi». Soddisfatto anche il centrodestra: «Grazie a questa delibera i Municipi potranno destinare risorse certe e proporzionali alla dimensione del territorio e della popolazione», commenta Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA