Roma, spunta la tassa sulle processioni, parrocchie in rivolta

Roma, spunta la tassa sulle processioni, parrocchie in rivolta
di Raffaella Troili
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Sabato 18 Febbraio 2017, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 20:07
La tassa sulla processione non si era ancora sentita. E a don Fabrizio Biffi non va giù: «Niente cerimonia, la fede non c’entra con la modulistica, il rito del Venerdì santo non è un’attività commerciale». Una caduta di stile che arriva dal IV Municipio, che abbraccia una grossa fetta di Roma tra Tiburtina, Rebibbia, Pietralata.

Alla parrocchia di don Biffi, San Fedele martire, come a tutte le altre della zona, il parlamentino in mano alla presidente Cinque stelle, Roberta Della Casa, ha inviato un fax in cui si invitano le 18 chiese del territorio a presentare “la domanda per le processioni delle festività Pasquali”: il modello da scaricare sul sito del Municipio o ritirare presso gli uffici, per poter ottenere l’autorizzazione è quello delle occupazioni di suolo pubblico e prevede una tassa di istruttoria pari a 70 euro più 16 euro di bollo. Una richiesta singolare, di solito per le piccole manifestazioni di quartiere, basta avvisare le forze dell’ordine e chiedere la presenza di una pattuglia. La Chiesa insomma è diventata un esercizio commerciale.

«LA FEDE NON SI TOCCA»
«Una richiesta commerciale che mi disturba un po’ - ha scritto anche in una lettera al Municipio, che ha pubblicato sul sito internet della parrocchia di via Mesula al Tiburtino - legare a un discorso commerciale una processione con tutti i valori che si porta dietro, farla diventare una occupazione di suolo pubblico stona un po’. Non mi sembra giusto compilare dei moduli per esprimere Culto, non credo che per legge si possa fare, non ce l’ho con nessuno, ma la processione a queste condizioni non si farà. Tanto nemmeno la pattuglia è sicuro che ci sia - ancora don Fabrizio - ma avrei preferito pagare quel servizio. Andare a toccare la fede, no, non l‘accetto, il Credo non si può assoggettare alle tasse».
 
Le preghiere del Venerdì Santo si faranno al massimo, in cortile. Però don Biffi ha preso carta e penna e in tono ironico ha almeno espresso al presidente del IV «e saggio» Municipio tutto il suo dissenso. «Magari potreste pensare a una tassa sulla presenza del Tabernacolo dentro la chiesa, o quella sulla preghiera fatta all’aria aperta, magari una imposta sul fedele che passa per le strade semplicemente respirando. E potremmo riempire un modulo tutte le volte che il cittadino “credente” (o anche no) pensa, scrive, sorride! Una bella tassa sulla fede, con una tariffa per ogni Padre Nostro o Ave Maria! Del resto mi rendo conto che è difficile aspettarsi una visione diversa da un municipio oltre che laico, forse un tantino prevenuto. Chissà cosa penserà Gesù, che i venditori dal tempio li aveva scacciati...». E ancora, ultima stilettata: «Non facendo processioni certamente ci saranno meno buche. Complimenti a voi, ogni giorno ci stupite di più, la saluto a bocca aperta».

LA MODULISTICA
Il modulo di prenotazione della processione, sempre consultabile sul sito di San Fedele martire (santo dal nome emblematico) si riferisce alle osp per attività commerciali. Piantine, domande, contratti: tra le 18 chiese interessate dalla nuova trafila burocratica, San Basilio, Santa Maria Consolatrice, San Cleto e Sacro Cuore di Gesù. Una crociata del Municipio, forse preoccupato da “fedeli selvaggi” muniti di candele, forse per ingenuità, forse per battere cassa.
 
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