Roma, dal Caffè Letterario al Dream’s di Torbella: così cambiano i luoghi della Capitale 5Stelle

Roma, dal Caffè Letterario al Dream’s di Torbella: così cambiano i luoghi della Capitale 5Stelle
di Mario Ajello
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Giovedì 23 Giugno 2016, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 00:18
Altro che circoli sul Tevere! O terrazze. O salotti. O Maxxi o Auditorium. O ristoranti da generone romano zona Prati - dove ha vinto la sinistra e non i grillini - o locali trendy da apericena fusion o finger food su viale Parioli - anche qui: altra e unica zona Pd nella Roma totalmente pentastellata - o tartinerie o altri ritrovi da Roma potentona o democrat. Niente di tutto ciò, ora che ha stravinto l’esercito chips and fish, pub e birretta, di Viriginia Raggi. S’è rivoluzionata la politica, in questa città. Ma anche la geopolitica e la topografia urbana. La Capitale a 5 stelle, durante e dopo lo tsunami elettorale, ha scoperto che i nuovi padroni dell’Urbe - ma guai chiamarli così perché loro, addentando un arrosticino al baretto dell’Alberone o succhiando un tacos non a Ponte Milvio ma a Ponte di Nona sono pronti a replicare: «I padroni della città sono i cittadini» - hanno spostato il baricentro della movida, chiamiamola così, dal centro alle periferie, dai celebri stabilimenti di Fregene (Mastino? Chi era costui?) all’ostello Litus di Ostia. Dove i grillini hanno ottenuto il 76 per cento dei voti, e se si vogliono prendere un bicchiere (di carta) di spumante o un mojito in plastica si vedono all’ostello di via Adolfo Cozza numero 7. Allegria? Il supervotato Paolo Ferrara (3.500 preferenze) e gli altri del movimento si divertono così. Al massimo, un salto al bar Sisto, a piazza Anco Marzio, ma quello è il salotto di Ostia e ci passano un po’ tutti.
 
Il più votato di Roma, Marcello De Vito, che sarà probabilmente presidente dell’assemblea capitolina, è di Talenti. E lo Zio d’America, oltre un luogo cult della ristorazione, fa spesso da set alle conversazioni del votatissimo e dei suoi amici. Nelle stanze dei gruppi d’acquisto bio-eco-solidali del Campo Boario, ex Mattatoio, e non nel fighettismo modello Eataly, si può incontrare quella che per molti finmo a domenica ascorsa era la Brunetta, o Virginia, e ora è il sindaco della Capitale.

HABITAT
Quelli come lei, e che votano lei, nella zona Ostiense, dove non a caso c’è stato il comitato elettorale della Raggi, hanno trovato il loro habitat. Al Caffè Letterario, che è anche biblioteca di quartiere, il popolo grillino si trova bene. Se vuole addentare uno spaghetto con le telline, può spostarsi dall’altro lato della strada, alla trattoria Biondo Tevere, dove cenò, poche ore prima di andare ad essere ucciso all’Idroscalo, Pier Paolo Pasolini. Chi vuole incontrare Alessandro Di Battista, il Dibba, la notte può trovarlo spesso al supermercato del Villaggio Olimpico, quello aperto h24, mentre compra il pollo e se lo porta a casa (abita a Piazza Mancini).
Il centralissimo Hotel Forum, come si sa, ospita Belle Grillo ed è diventato la sala macchiane - su nello spendilo terrazzo - in cui i maggiorenti pentastellati preparano la squadra di giunta. Il teatro Flaiano, tra il Pantheon e Palazzo Grazioli, ritrovo a suo tempo del genio da cui prende il nome ma anche di Anna Magnani, di Luchino Visconti e di altri mostri sacri, ha ospitato l’altra notte la festa del trionfo romano. E a Tor Bella Monaca, niente?

CENTRO ANZIANI
E’ il cuore di Jeeg Robot, ossia di Claudio Santamaria super-grillino, qui i 5 stelle hanno preso quasi l’80 per cento al ballottaggio, e al Dream’s Bar del centro commerciale ritrovi gli eletti e gli elettori del partitone egemone. Oppure è il centro anziani di Settebagni (a cui i grillini hanno regalato anche alcuni pc), e non lo spaziale Zuma della terrazza Fendi a largo Goldoni, un punto cruciale della nuova geopolitica capitolina. Quasi o più del Dancing Blue di via Pescina Gagliarda, nello sprofondo, a Piana del Sole, lì dove mentre la Raggi, il potente onorevole romano Vignaroli e altri attivisti stavano alcune settimane fa facendo una riunione è antrato di corsa, trafelatissimo, un loro amico gridando: «Rega’ ce stanno i vigggili che fanno le multe alle nostre macchione in doppia fila. Questo è un complotto!». Clima più rilassato ai giardinetti di via Giorgio Morandi a Tor Sapienza, altra roccaforte dove il bancario Giovanni Boccuzzi è diventato presidente di municipio con 64.000 voti e il 67,76 per cento.

Si parla sempre di politica (romana) nei ritrovi pentastelluti. Anche in quelli - e sono pub - dell’Appio, dell’Alberone, del Prenestino, di Pietralata, di Torre Maura. O al bar di Ottavia, due passi dalla scuola elementare in cui la Raggi va a prendere il figlio Matteo, il cui gestore, Mario, aveva avvertito la futura sindaca: «Virginia, se vinci, il mio locale diventa il centro del mondo». Sono i luoghi, questi luoghi della Roma post-tsunami, in cui i semi-incravattati parlamentari 5 stelle non mettono piede. Perché troppo periferici e meno attraenti del ristorante egiziano vicino a via della Scrofa o dei locali della movida zona Coppelle che essi prediligono. E se proponi loro «c’andiamo a fare una birretta a San Basilio?», ti guardano strano. Senza sapere che il cuore politico della Capitale s’è spostato nelle baracche immortalate nelle canzoni di Mannarino e che i grillini de’ noantri conoscono molto meglio di «Buonanotte fiorellino».
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