Rifiuti in strada e tracollo Ama. Roma, raccolta a rischio paralisi

Rifiuti in strada e tracollo Ama. Roma, raccolta a rischio paralisi
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 1 Ottobre 2019, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 13:23

Virginia Raggi ieri sera si è sfogata con i parlamentari romani del M5S, chiamati a raccolta in Campidoglio: «Da Costa mi aspettavo risposte che non sono ancora arrivate...». Il feeling tra la sindaca di Roma e il ministro dell’Ambiente, pure lui grillino, sembra essersi sfilacciato proprio mentre la Capitale affonda nelle secche dell’ennesima crisi dei rifiuti. Crisi che si incrocia con quella dei conti dell’Ama, la municipalizzata dei netturbini che non approva un bilancio dal 2016. L’ultimo presidente della società è stato defenestrato a febbraio, per aver presentato una versione delle finanze non gradita alla giunta stellata (vecchi crediti vantati da Ama, che Roma Capitale non riconosce). Il nuovo Cda, nominato solo tre mesi fa, ha riproposto lo stesso problema. Il Campidoglio ha risposto che quel bilancio, così, è invotabile. Tanto che è saltata per la seconda volta l’assemblea dei soci, convocata oggi per approvare il documento. Risultato: il nuovo Cda è a un passo dall’addio, mentre per Ama si parla di un commissario.

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Non è solo una bega contabile: i revisori di Ama, esperti esterni della società Ernst & Young, hanno scritto nella relazione al bilancio che esiste una «incertezza significativa relativa alla continuità aziendale», cioè alla capacità di Ama di restare in vita e garantire i servizi, già colabrodo. Tra i fattori che minacciano l’«equilibrio» di Ama ci sono proprio i «crediti vantati nei confronti di Roma Capitale», alcuni dei quali appunto «ancora in corso di riconciliazione». E questo genera nei revisori, che approvano il bilancio del Cda, «dubbi significativi sulla capacità della società di continuare ad operare come un’entità in funzionamento». Tra gli altri fondi a rischio, quelli della Tari: Ama vanta crediti per 77 milioni, ma 38 sono stati svalutati. L’azienda, in sostanza, non spera più di recuperarli.
Nel frattempo la raccolta dell’immondizia sbanda.

La Regione ieri ha sfornato un’ordinanza in cui parla del «diffuso disagio della popolazione», di «disfunzionalità in gran parte del territorio», che «rischiano di comportare il progressivo diffondersi delle criticità igieniche». La Pisana, guidata dal segretario del Pd Nicola Zingaretti, accusa il Campidoglio e l’Ama di non avere rispettato i patti di luglio, quando era stata firmata la prima ordinanza che obbligava tutti gli impianti del Lazio ad accogliere il pattume della Capitale, fino a ieri. «Non risultano completate le misure di competenza di Roma Capitale e di Ama», accusa Zingaretti. Mancano i nuovi siti di trasferenza, gli impianti di trattamento mobile, i nuovi camion, l’approvazione del bilancio di Ama, che sbloccherebbe le assunzioni.

Ora la Regione ha chiesto al Campidoglio di «ripristinare le condizioni di adeguata sicurezza igienica», per evitare «rischi sanitari». La proroga alle misure d’emergenza però è formato mini: durerà solo 15 giorni. Raggi è infuriata: «Si sottovaluta il problema, due settimane non bastano». Proprio il 15 ottobre poi i netturbini sciopereranno per 2 ore, altra tegola.

LETTERA AL MINISTERO
Con una lettera, Zingaretti ha chiesto un incontro al ministro Costa «per restituire alla città le condizioni di ordine e decoro che merita». «Ci auguriamo un confronto con il Ministero dell’Ambiente e il Comune per avviare soluzioni nel medio e lungo periodo, che possano scongiurare nuove emergenze», spiega Massimiliano Valeriani, assessore al Ciclo dei Rifiuti del Lazio.

Il problema è che Roma non ha impianti di smaltimento. E quelli di trattamento dell’immondizia sono pochi. L’Ama in questi giorni ha sondato alcuni siti, risposta: picche. Anche i nuovi contratti con l’Abruzzo e con le Marche riguardano solo il trattamento del pattume, che poi, per paradosso, tornerà indietro nel Lazio per essere smaltito. Ma dove? A fine dicembre chiude anche la discarica di Colleferro. Si rischiano vacanze di Natale tra i mucchi di spazzatura. Per questo sia il Campidoglio che la Regione, a questo punto, si aggrappano al Ministero.

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