Il linguaggio della relazione è estremamente prudente, visto che il documento è indirizzato al parlamento, ma alcuni dati citati fanno capire la direzione in cui si muove l’intelligence. Su sei missioni all’estero - ad esempio - il Copasir nel 2017 ne ha dedicate ben due a paesi Nato dell’est, Ungheria e Ucraina. Soprattutto nel secondo caso, le dichiarazioni raccolte vanno filtrate nell’ottica di un complicato conflitto, ma il comitato cita le parole di Oleksander Lytvinenko, vice segretario del Consiglio di difesa: «L’interventismo russo è particolarmente preoccupante in ambito cibernetico. A suo giudizio il paese è divenuto una sorta di poligono per gli attacchi cibernetici», averebbe detto agli italiani in visita.
IL TERRORISMO
Sul piano del terrorismo internazionale e della sicurezza per il paese, la relazione sfata alcuni miti. Più che i «returnees» da Iraq e Siria, a preoccupare il direttore Pansa sono «i radicalizzati homegrown (cresciuti qui)», mentre «le carceri rappresentano l’ambiente in cui maggiormente alto è il rischio di radicalizzazione». Stesa analisi da parte del direttore dell’Aisi, Mario Parente: «Non si è registrato un rientro massivo in Europa dei foreign fighters» , tanto più che, stando all’ultimo monitoraggio registrato dall’intelligence, i combattenti partiti dall’Italia al momento sono in tutto 129, di cui 42 deceduti. I soggetti monitorati finora possono essere divisi in tre categorie: «Giovani, anche minorenni, in arrivo in Europa attraverso i flussi e inizialmente non radicalizzati; soggetti transitati in Italia per raggiungere i luoghi della jihad; soggetti già connotati all’estero per posizioni radicali». L’attenzione alle possibili aggressioni interne ormai riguarda stabilmente tanto i gruppi anarchici, controllati da sempre, quanto i gruppi di estrema destra. Le minacce più «concreta e pericolose» per il paese, però, almeno a detta del capo della Polizia Franco Gabrielli, non sono nel terrorismo, estero o interno che sia, ma nella «criminalità organizzata con i suoi costanti tentativi di espandersi al di fuori dei contesti di origine».
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