Open space e meno poltrone: così cambieranno i Tg Rai

Open space e meno poltrone: così cambieranno i Tg Rai
di Diodato Pirone
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Sabato 28 Febbraio 2015, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 00:41
Rai: ora si cambia. Meno giornalisti seduti dietro le loro scrivanie, più cronisti a caccia di notizie e inchieste. Più servizio pubblico, fine delle interferenze politiche. Filtrano i primi dettagli della rivoluzione copernicana votata dal cda di viale Mazzini. Saranno messi nero su bianco in parte già domani in una prima riunione del gruppo di lavoro che affianca il direttore generale Luigi Gubitosi nella cosiddetta “implementazione” del piano anti-sprechi varato nei giorni scorsi. Si passa dalle parole (tante), ai fatti (pochi finora). Il traguardo principale, com'è noto, è quello di dare vita a due strutture informative (le newsroom): la prima che accorpa le testate di Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, la seconda con Tg3, Rainews24 e Tg Regioni. Ai telespettatori non verranno a mancare le testate giornalistiche ma le loro strutture di comando saranno unificate e questo dovrebbe tradursi in tg molto diversi gli uni dagli altri mentre, si sostiene nei piani alti di viale Mazzini, «oggi al 70% si ripetono le stesse notizie per tutta la giornata». Gubitosi comunque si attende risparmi complessivi per 70 milioni in tre anni.

Già, ma cosa dovrebbe prevedere il menu degli interventi? L'indiscrezione più gustosa ma di ottima fonte è la seguente: le redazioni delle due newsroom lavoreranno al massimo delle possibilità in due open space. L'obiettivo è integrare e far interagire le attuali strutture e quindi, ad esempio, i giornalisti di Tg1 e Tg2 sono destinati a lavorare sempre di più - anche fisicamente - gomito a gomito. Ma i prodotti delle due testate avranno tagli molto diversi e andranno a incontrare target differenti di pubblico secondo le linee editoriali fissate da un unico direttore. In questo quadro, il primo passaggio chiave della riorganizzazione sarà l’integrazione dei ”sistemi di produzione”. In pratica tutte le attrezzature tecniche dovranno dialogare fra di loro così come i giornalisti, che invece ora utilizzano piattaforme diverse. Gran parte dell’ ”implementazione” si giocherà poi sui minori costi. Al momento, ad esempio, le testate giornalistiche Rai gestiscono ognuna per proprio conto l’archiviazione delle foto. In futuro niente più duplicazioni. Più difficile sarà articolare un’altra parte strategica degli interventi di risparmio: quella sugli immobili distribuiti nelle Regioni. Qui i primi dossier disponibili offrono un quadro molto frammentato. Spesso le sedi regionali Rai sono ospitate in sedi difficilmente rivendibili e comunque il mercato immobiliare vive una fase difficile. In ogni caso anche nel comparto immobiliare si cercherà di intervenire di fronte a sprechi o situazioni che possano procurare risparmi.



L’ultima voce dei tagli ma anche quella più spinosa riguarda il personale. E’ ancora presto per entrare nel vivo. Ma chi ha potuto parlare con la squadra che sta delineando ”l’implementazione” del piano racconta di due direttive di massima. La prima, come si diceva, sulla riduzione degli addetti al desk (cioè all’organizzazione dei telegiornali) con l’obiettivo di spostare più giornalisti su campo. La seconda è una conseguenza diretta della prima: meno ruoli dirigenziali, meno vice, meno caporedattori. In due parole: meno poltrone.

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