Interviste a pagamento, altolà della Rai: dopo il caso Varoufakis arriva la stretta

Interviste a pagamento, altolà della Rai: dopo il caso Varoufakis arriva la stretta
di Marco Molendini
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Giovedì 29 Ottobre 2015, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 17:32
Effetto Varoufakis: a casa Rai d'ora in poi sarà vietato «erogare compensi a politici che partecipano a trasmissioni televisive e radiofoniche». All'indomani del polverone sui 24 mila euro di compenso all'ex ministro greco che fece dannare Bruxelles (ma se è dimissionario, è ancora un politico o è solo un'economista?) viale Mazzini ieri mattina ha emanato una direttiva riparatrice che estende il divieto a tutte le società che producono per le sue reti. Sbarramento al fuoco dei commenti e delle indignazioni che hanno riacceso un tema ciclico: quello dei compensi agli ospiti nella tv pubblica con la variante, stavolta, di riguardare non una star dello spettacolo, ma una star del mondo politico economico. Detto che i politici nostrani (ci mancherebbe) non vengono mai pagati, il caso ha sollevato un florilegio di prese di posizioni: «Si inizia a ragionare», ha subito commentato il presidente della vigilanza Roberto Fico dei Cinque stelle. Mentre Fabio Fazio si è difeso con un tweet laconico: «In questo paese anche la matematica è un'opinione».



Voleva dire, come ha spiegato Paolo Bassetti, presidente di Endemol Italia, che «il successo indiscutibile in termini di ascolti» di Che tempo che fa si traduce «in entrate pubblicitarie per la Rai che permettono di produrre anche altri programmi realizzati internamente». Ma il problema e le critiche restano. Michele Anzaldi del Pd, segretario della vigilanza, ha puntato il dito proprio sul sistema degli appalti esterni: «Occorre verificare se quei soldi vengono utilizzati per retribuire ospiti, magari sottraendoli in questo modo ad altre trasmissioni di carattere giornalistico, che non possono retribuire gli intervistati, ci troveremmo di fronte ad un danno doppio per il servizio pubblico».



SISTEMA MISTO Insomma, la polemica ormai si è spostata su un doppio binario. «La Rai è un sistema misto - sostiene il consigliere Carlo Freccero -. E ci sono programmi che col loro fatturato sostengono altri programmi». Non solo: «Il rischio è di far fuori la tv pubblica dal mercato». In effetti già oggi la concorrenza (Mediaset e Sky) si può permettere di spendere molto di più della tv pubblica. Basta dare uno sguardo ai nomi che frequentano gli show di Canale5 rispetto a quelli di Rai1. Il problema a viale Mazzini è stato regolamentato trasferendo all'ufficio risorse artistiche la contrattazione dei cachet per gli ospiti.



Che tempo che fa è una delle poche eccezioni, nel senso che Endemol, la società che produce il programma di Rai 3, ha un budget annuale dove c'è una voce che riguarda gli ospiti di tutta la stagione. Diversa la situazione in altre trasmissioni. L'ufficio risorse artistiche ha una sorta di parametro per ogni personaggio. I programmi di Rai 1, come Ballando con le stelle (anni fa fu oggetto di una forte polemica per aver ingaggiato il calciatore Vieri a 300 mila euro per dieci puntate), Tale e quale e Ti lascio una canzone, hanno a disposizione circa 70/80 mila euro a puntata. Fa eccezione Sanremo, che per le grandi star può arrivare a un massimo di 400 mila euro.



Di media i cachet Rai sono di un 30 per cento inferiori rispetto a quelli Mediaset. Ci sono poi i programmi acquistati chiavi in mano come i recenti show di Rai1 del Volo, di Baglioni-Morandi, come a suo tempo Fiorello, realizzati all'esterno, chiavi in mano e il produttore, per esempio Ballandi, pensa anche agli ospiti. Certo, il tema oggi, è diventato più sensibile, a parte il caso Varoufakis, per la scelta di inserire il canone in bolletta elettrica come sostiene il consigliere di amministrazione Paolo Messa.



E Bassetti replica: «Varoufakis è una personalità che fa conferenze internazionali come attività professionale e ha ricevuto un compenso in linea con le quotazioni di mercato». Infine Brunetta che critica la direttiva Rai: «L'ex ministro greco avrebbe comunque potuto percepire il compenso di 24 mila euro perché non si è presentato alle elezioni greche del 20 settembre».
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