Rai, sfiducia più vicina per Campo Dall'Orto: le accuse dell’Anac sulle assunzioni

Rai, sfiducia più vicina per Campo Dall'Orto: le accuse dell’Anac sulle assunzioni
di Mario Ajello
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Giovedì 20 Aprile 2017, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 13:34

ROMA L’obiettivo, targato Renzi, è quello di trovare un accordo tra gentiluomini per evitare eccessivi spargimenti di sangue. E anche per impedire che le macerie dello sfratto di Antonio Campo Dall’Orto ricadano troppo sull’ex premier che lo aveva scelto come direttore generale della Rai. Anche ieri, dopo la riunione della Vigilanza Rai, che pure è stata meno burrascosa del previsto, i commenti dei presenti - anche alla luce di discorsi molto duri come quelli del dem Margiotta e del centrista Lupi - sono stati per lo più così: «Per Campo Dall’Orto il gioco è finito». 

DISATTENZIONE
Dunque, secondo la linea renziana, o si troverà un modo per lasciarsi consensualmente oppure il prossimo Cda, quello del 4 maggio, lo sfiducerà di fatto. Non facendo passare più nessuno degli atti del dg. Come il super-renziano in Cda, Guelfo Guelfi, va dicendo senza problemi. Guai a vendere la pelle dell’orso troppo presto. Anche perché Campo Dall’Orto è fermo nella posizione dell’io lavoro normalmente e poi si vedrà e di cose da fare - come ripete a tutti in queste ore - ce ne sono ancora tante. E tuttavia, a parte le questioni politiche e di programmi, da Report a Cartabianca, il tema della corretta gestione dell’azienda, delle regole e della legalità, che ieri ha sollevato in maniera clamorosa Paolo Messa - «Ma io non vorrei clamori», dice il consigliere moderato - potrebbe essere la pietra tombale sull’esperienza di Campo Dall’Orto a Viale Mazzini. Messa ha presentato una memoria dettagliatissima e molto tecnica da cui emerge soprattutto una cosa: la Rai non avrebbe minimamente preso sul serio i rilievi che l’autorità anti-corruzione presieduta da Raffaele Cantone ha mosso ormai da tempo, fin dal settembre 2016, all’azienda. Che secondo l’Anac, su 22 assunzioni ne avrebbe fatte scorrettamente 21.

Messa ha ritirato fuori i rilievi dell’Anac dimostrando che il Cda non è mai stato disattento ai temi della prevenzione della corruzione e che si è scontrato invece con un approccio minimalista dell’azienda, quasi che il consiglio d’amministrazione e indirettamente anche l’organismo guidato da Cantone venissero vissuti come un intralcio ai super-poteri di Campo Dall’Orto. E ancora, come spiega Messa: «Non è il Cda che vuole sfiduciare Campo Dall’Orto, ma è stato lui a sfiduciarlo tenendolo all’oscuro, e questo è un fatto molto grave, dell’assunzione della Gabanelli. Di cui il dg ci ha informati solo quando è scoppiato il caso sui giornali e un mese dopo aver fatto la determina di assunzione».

CHIARIMENTI
Sul rispetto delle regole, l’Anac ha insistito ancora due settimane fa, chiedendo in una lettera alla Rai ulteriori accertamenti sulle 55 persone che verranno assunte senza job posting; sul perché un avvocato esterno, Nicola Claudio, viene tenuto ad interim; e sulla solita vicenda della nomina di Genséric Cantournet, il responsabile della sicurezza selezionato da una società del padre e non ancora rimosso. Quanto all’aspetto politico, ecco che cosa dice uno dei consiglieri di opposizione, Arturo Diaconale: «I democrat lo hanno scaricato definitivamente, perché l’abbraccio tra il dg e i 5 stelle, con cui Campo Dall’Orto credeva di rafforzarsi e invece è un errore mortale, non può essere per loro sopportabile. Certo Renzi non può affrontare una campagna elettorale, da qui al 2018, con una Rai guidata da un numero uno grillizzato».

C’è però il problema di chi mettere al posto di Campo Dall’Orto. Una reggenza di un anno alla presidente Maggioni? O altre ipotesi? Qualcuno fa trapelare che come dg potrebbe essere scelto, in virtù tra l’altro del suo trasversalismo, l’attuale amministratore delegato (scaduto ma in prorogatio) di Rai Cinema, Paolo Del Brocco. Ma il gioco dei nomi è prematuro. C’è ancora da capire come verrà posto fine al governo del dg, anche alla luce della diagnosi del dem renziano Michele Anzaldi, il primo che ha martellato sugli errori di gestione di Viale Mazzini: «Abbiamo fatto tutto il possibile, tramite il canone in bolletta e tante altre iniziative, per mettere la Rai nelle condizioni di operare al meglio e di crescere. Ormai la situazione, per Campo Dall’Orto e per tutta l’azienda, è più drammatica di quanto si potesse immaginare. Capisco l’atteggiamento dei consiglieri, che per la prima volta stanno prendendo un enorme quantità di denaro derivante dal canone e non sanno che cosa ci faranno, perché la dirigenza non ha una linea su niente». E non è neanche detto che sia solidissima, per il dg, la stampella M5S. Viste le parole di Roberto Fico, presidente grillino della Vigilanza, ieri sera: «Dobbiamo comprendere meglio gli atteggiamenti dei vertici Rai su ciò che ci dice l’Anac». 

 

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