Statali e Quota 100, la buonuscita sarà congelata fino a otto anni

Statali e Quota 100, la buonuscita sarà congelata fino a otto anni
di Andrea Bassi
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Venerdì 4 Gennaio 2019, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 00:40

Per gli statali che lasceranno in anticipo il lavoro utilizzando lo scivolo di Quota 100, la buonuscita verrà pagata soltanto al momento in cui matureranno i requisiti previsti dalla legge Fornero, ossia una volta raggiunti i 67 anni. È una delle norme inserite nel decreto legge per la riforma delle pensioni e per il reddito di cittadinanza che il governo approverà probabilmente in consiglio dei ministri il prossimo 14 gennaio. Quello del trattamento di fine servizio (Tfs) e di fine rapporto (Tfr) degli statali, era uno dei nodi più complessi da sciogliere. Pagare immediatamente le liquidazioni ai dipendenti pubblici avrebbe avuto un costo proibitivo per le casse dello Stato, oltre 7 miliardi di euro, che andrebbero sommati ai 21 miliardi che già costa in tre anni la misura. Il pagamento, dunque, sarà posticipato. Un ritardo che nei casi più estremi potrebbe arrivare anche fino a otto anni. 

LA REGOLA
La regola infatti sarà questa: la liquidazione potrà essere incassata solo nel momento in cui saranno maturati i requisiti previsti dalla normativa Fornero, ossia 67 anni di età, o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Il decreto prevede però, che rimangano in vigore anche le regole di liquidazione attuali della buonuscita. Oggi il Tfr e il Tfs vengono liquidati solo fino a 50 mila euro, mentre se l’importo supera i 50 mila euro, ma è inferiore a 100 mila euro, viene liquidato in due rate annuali (con un ritardo quindi di 12 mesi); se l’importo supera i 100 mila euro, le rate annuali diventano tre. Insomma, se un dipendente pubblico lasciasse il lavoro a 62 anni di età avendo versato 38 anni di contributi (come previsto da Quota 100), e avesse maturato una liquidazione superiore a 100 mila euro, per avere l’intera cifra dovrebbe aspettare i 70 anni.

Il governo sarebbe consapevole di questo problema e starebbe contrattando con l’Abi la possibilità di un anticipo bancario per permettere agli statali di ottenere in tempi più brevi la liquidazione. Anche il nodo della finestra di uscita per i dipendenti pubblici sarebbe stato definitivamente risolto. Le prime uscite avverranno a luglio, mentre per i dipendenti privati lo scivolo inizierà a funzionare da aprile. Confermato anche il congelamento per il pensionamento con l’anzianità contributiva. Rimarrà fissata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Siccome lo scatto è già entrato in vigore il primo gennaio, il decreto prevede che la nuova regola venga applicata retroattivamente. Stesso discorso per Opzione Donna, la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi e 58 di età accettando il calcolo contributivo (e dunque un taglio dell’assegno) della pensione. Rinnovata anche l’Ape sociale, il meccanismo ideato dal precedente governo per permettere il pensionamento anticipato attraverso un prestito pensionistico a carico dello Stato a categorie svantaggiate di soggetti.

LE CONFERME
Per il resto il decreto conferma quasi tutte le anticipazioni della vigilia. Il pensionamento potrà essere anticipato anche di altri tre anni grazie ai fondi bilaterali delle imprese, le quali però, potranno avere accesso a questo ulteriore scivolo per i dipendenti solo se assicureranno un certo numero di nuove assunzioni. La bozza conferma anche che il prepensionamento attraverso Quota 100 sarà sperimentale e avrà una durata di tre anni. Poi, a bocce ferme, si tornerà alle regole della Fornero, a meno che il governo non riesca a mantenere la promessa di introdurre una regola generale di pensionamento con 41 anni di contributi versati. 

L’AZZERAMENTO
Nel testo, poi, è stato inserito l’azzeramento dei vertici dell’Inps e dell’Inail. La misura cancella dieci anni di gestione semicommissariale e reintroduce il consiglio di amministrazione. Il riordino avrà come effetto collaterale quello di azzerare gli attuali vertici dei due enti, il presidente dell’Inps Tito Boeri, particolarmente inviso alla Lega per le sue continue bocciature delle modifiche alla Fornero, e il presidente dell’Inail Massimo De Felice.

La nuova governance prevede un consiglio di amministrazione composto da quattro consiglieri e dal presidente. Sarà nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. 

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