Quirinale, lo studio privato e la “Vasella”: ecco i tesori che potremo scoprire

Quirinale, lo studio privato e la “Vasella”: ecco i tesori che potremo scoprire
di Fabio Isman
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Lunedì 16 Febbraio 2015, 23:36 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 09:46
Le indicazioni del Presidente Mattarella sono state chiare: aprire ogni giorno alle visite il Quirinale, tranne quando sia destinato a manifestazioni ufficiali; comprimere il più possibile lo spazio degli uffici; allungare i percorsi di visita ed aprirne di nuovi. Il tutto, al più presto. E una commissione è già al lavoro per stabilire come fare nei dettagli che, lo vedremo, non sono pochi. Forse, lo stesso ufficio privato del Presidente, almeno in alcuni giorni, potrà essere visitabile. Di certo, diverranno visibili gli appartamenti imperiali, e forse quelli napoleonici, ora esclusi dal percorso. E anche la Vasella, che custodisce le le porcellane, e la collezione delle carrozze storiche.



Gli appartamenti imperiali sono nella cosiddetta Manica Lunga, prolungamento del palazzo iniziato da Gian Lorenzo Bernini e concluso nel Settecento da Ferdinando Fuga. Nel 1888 e 1893, sedici stanze vengono organizzate, al piano nobile, per ospitare l’imperatore tedesco Guglielmo II. E tra loro c’è quella «di Brustolon», dal nome dell’ebanista Andrea, che vi lascia 12 poltrone intagliate con i segni dello Zodiaco; arazzi del Settecento su cartoni di François Boucher; un «salottino giapponese», secondo la moda del tempo, anche se i pannelli da cui è rivestito sono cinesi; un salotto arredato dal maestro piemontese del legno Pietro Piffetti; una preziosa Madonna di Lorenzo Lotto; altre sale arredate con mobili portati dai palazzi reali torinesi, la Villa della Regina e altri, tra un risplendere di boiserie rivestite d’oro e lampadari di manifattura veneziana.



L’appartamento napoleonico, destinato a Bonaparte che però non vi pose mai piede, è invece nella parte più antica del palazzo. Lo studio ha finestre su tre lati, quindi un ottimo panorama; l’anticamera, dei genietti alati che reggono le armi (la vestione dell’eroe); il salotto o Sala delle Dame, un fregio in stucco di Bertel Thorvaldsen. La stanza da letto era accanto: nel locale che si chiama degli Arazzi di Lilla; la volta era un’opera di Pelagio Palagi. Arazzi dei Gobelins, siamo nel Settecento; un ritratto del condottiero Eugenio di Savoia. Ma ancora più curiosa è la Vasella, che conserva gli oggetti singoli e i servizi da tavola. Vi sono presenti tutte le massime manifatture (da Meissen a Sèvres e Doccia, per citarne qualcuno), del Sette e Ottocento. Ma anche dei pezzi che risalgono a Luigi XV, donati da quel re alla figlia che era Duchessa di Parma. I principali servizi sono 25, tre del Settecento; e il più ingente, un Ginori detto «Balì», conta, da solo, oltre novemila pezzi. Sono usati, si intende, assai raramente: nelle grandi cene di Stato; però, conservati e ordinati alla perfezione. Sono in tutto, 38 mila pezzi: la visita costituisce un’esperienza unica. Non mancano pezzi orientali, cinesi e giapponesi, e varie tipologie di decorazione, di solito del Sette e Ottocento, molti già a Parma; e pure una raccolta di vasi nipponici, già nelle collezioni pontificie, come spiegano i piedestalli, con lo stemma di Clemente XIV Ganganelli (1769 - 1774).



LE SCUDERIE

Già, in alcuni casi, si riesce ad ammirare il padiglione delle Carrozze: quando arrivano i Savoia, sono tra le prime esigenze cui pensano. Ora, vi si accede dalla Dataria; e al tempo, le Scuderie del Quirinale, che oggi ospitano grandi mostre, non bastavano più. Quindi, un edificio nuovo, ad «elle», su tre piani: a quello terreno, le rimesse con sei campate, i finimenti, i fienili; sopra, il personale. Qui, si ammirano 15 esemplari bellissimi (in tutto, il Quirinale ne possiede 105, sparsi in più sedi); il più antico è il «Berlingotto» del 1789: dipinto d’oro, coupé a due posti creato per le nozze di Vittorio Emanuele I. Ma un altro si chiama «degli sposi» perché costruito per le nozze di Carlo Alberto con Maria Teresa d’Asburgo; un terzo è dipinto con Storie dei viaggi di Telemaco; un quarto, l’Egiziana, lo vuole Carlo Felice nel 1819 per la moglie Maria Cristina di Borbone: glielo dedica per Carnevale, ma poi, ridipinto di nero, viene usato per i funerali reali.



Gli uffici, già molti sono nella Manica Lunga, saranno ulteriormente compressi. Il Quirinale calcola che per metà dei giorni, i saloni ufficiali siano sgomberi da eventi di Stato; ma si dovrà provvedere alla vigilanza, a passatoie per non logorare i pavimenti, alle esigenze di controllare chi metterà piede nel primo palazzo d’Italia. E forse, si farà lo stesso anche per Castelporziano; e, a Napoli, per Villa Rosebery. Il Quirinale (e dintorni) sempre più «la casa degli Italiani».
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