Polveriera Cambridge: «Non uscite con la toga»

Polveriera Cambridge: «Non uscite con la toga»
di Cristina Marconi
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Sabato 18 Febbraio 2017, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 10:05
LONDRA L’università di Cambridge, si narra, è stata fondata da un gruppo di professori in fuga da una Oxford in cui le tensioni tra accademici e popolazione locale erano diventate intollerabili. Era il 1209 e nel frattempo anche nella cittadina sul fiume Cam, 123mila anime tra studenti e abitanti, le relazioni tra le due comunità si sono arrugginite. Anzi, stando agli ultimi fatti di cronaca, sarebbero anche peggiorate, tanto che ha fatto scalpore l’iniziativa del preside di uno dei college della città universitaria di suggerire ai ragazzi di evitare di portare toga o abiti formali quando sono in giro per la città.

«Non mi stupisce» - spiega Davide Martino, studente di storia a Cambridge da quattro anni - È il genere di consiglio che riceviamo e che ci diamo tra di noi, in particolare il venerdì e il sabato, quando secondo una regola non scritta sono soprattutto i locali ad uscire, mentre gli studenti si riposano per le competizioni sportive e preferiscono star fuori gli altri giorni». 

LA RIVOLTA
Nelle ultime settimane, però, c’è stato un ulteriore giro di vite quando Ronald Coyne, uno studente non ancora ventenne tutto elegante nel suo tight scuro con il farfallino bianco, ha dato fuoco ad una banconota da 20 sterline davanti ad un giovane senzatetto seduto davanti all’ingresso di un negozio del centro. L’immagine, subito filmata e fatta circolare su Snapchat, ha suscitato una grande ondata di indignazione. A poco sono valse le dichiarazioni della madre del ragazzo - «non è privilegiato, non siamo privilegiati» - e il tentativo di lui di recuperare la gigantesca figuraccia andando a portare da mangiare ai senzatetto la notte: è stato espulso dall’associazione studentesca dei conservatori e una petizione in cui si chiedeva di mandarlo via dall’università ha raggiunto 3.000 firme. In tempi di social media e anti-elitismo militante il fatto di aver imitato uno dei gesti di iniziazione al celeberrimo Bullingdon Club di Oxford, lo stesso di cui faceva parte l’ex premier David Cameron quando si congiunse con una testa di maiale, non ha portato fortuna a Coyne, che ora rischia di vedere il suo nome per sempre associato al gesto sconsiderato. 

I CONFILITTI
Il fatto che da allora ci siano stati due incidenti abbastanza gravi fa pensare che l’episodio abbia esacerbato le relazioni tra una popolazione studentesca di estrazione spesso borghese o altoborghese e gli altri abitanti di Cambridge, soprattutto quelli appartenenti alle classi popolari che vivono a nord e a est della città. Qualche giorno fa la finestra di un’aula è stata infranta da un sasso grande come un pugno e avvolto dal nastro adesivo durante una lezione di biologia molecolare. Lo prendo come un giudizio sulle mie capacità di fare lezione, avrebbe commentato il professore con ironia molto britannica e, presumibilmente, molto sollievo per il fatto quasi miracoloso che nessuno si sia fatto male. «Abbiamo una rivendicazione da un gruppo di protesta», ha spiegato in una mail agli studenti il coordinatore del corso, aggiungendo che «l’obiettivo sembra essere stata l’Università come istituzione». Il secondo fatto che ha convinto il rettore di St Catherine’s College, Paul Hartle, a suggerire ai ragazzi di non farsi vedere in giro con la toga «almeno per un po’» è stata l’aggressione di uno dei suoi studenti, avvolto nella sua toga, una domenica mattina alle 9. Un uomo bianco ha cercato di prendergli la bicicletta e l’ha insultato. 
I RAMPOLLI
«Se qualcuno è vestito bene può capitare lo spintone o l’insulto», prosegue Davide Martino, secondo cui l’atmosfera post-Brexit non ha inciso sulla situazione di Cambridge, anche se l’università, insieme all’eterna rivale Oxford, è stata spesso accusata dal fronte euroscettico e dai tabloid di essere un covo di «elites fuori contatto con il paese reale». Il fatto che nonostante tutti gli sforzi e i milioni spesi la maggior parte degli studenti venga da famiglie privilegiate non aiuta a rendere queste istituzioni antiche e prestigiose meno aliene agli occhi della maggioranza dei britannici, alle prese con tasse universitarie da novemila sterline all’anno. A Oxford solo il 10% degli studenti è svantaggiato, mentre a Cambridge sono il 10,2%, addirittura meno di dieci anni fa. Una regressione da invertire al più presto per cercare di ricucire quel “Regno Disunito” emerso con violenza nel voto sulla Brexit.
Cristina Marconi
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