Quota 100, attesa più lunga se le domande sono troppe

Quota 100, attesa più lunga se le domande sono troppe
di Andrea Bassi
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Venerdì 14 Dicembre 2018, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 08:11
ROMA Qualche dettaglio manca ancora. Ma nel complesso il progetto di riforma della legge Fornero è pronto. Sarà approvato, come pure il reddito di cittadinanza, con un decreto legge ad hoc che vedrà la luce subito dopo che il Parlamento avrà licenziato la manovra. I punti cardine di «Quota 100» sono noti. Chi ha maturato entro il 31 dicembre del 2018 il doppio requisito di un’età anagrafica di 62 anni e del versamento di contributi per almeno 38 anni, potrà lasciare il lavoro nel 2019. I dipendenti di aziende private potranno uscire a partire da aprile. Per loro, il progetto, prevede una finestra di tre mesi tra il momento in cui vengono maturati i requisiti e quello in cui effettivamente si può lasciare il lavoro. Questo, per esempio, significa che se il lavoratore matura i requisiti a marzo, la prima uscita utile possibile sarà a giugno del prossimo anno. Per i dipendenti statali, invece, la finestra sarà di sei mesi. Dunque chi lavora nel pubblico e avrà maturato i requisiti entro la fine di quest’anno, riceverà la prima pensione il prossimo primo di luglio. Il governo ha deciso di inserire nel testo una sorta di clausola di salvaguardia. Se le domande di pensionamento anticipato dovessero essere maggiori di quelle previste, le finestre potranno essere allungate. In pratica, se chi ha maturato il diritto è un lavoratore privato, invece di attendere tre mesi ne dovrebbe attendere sei, mentre nel caso dei dipendenti statali i tempi di uscita si allungherebbero da sei a nove mesi. La misura poi, avrà un carattere “sperimentale”. Resterà in vigore soltanto per un triennio, fino al 2021. L’intenzione del governo sarebbe quella di sostituire tra tre anni, il pensionamento con «Quota 100», con la cosiddetta «Quota 41», ossia la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Ma questa opzione non troverà spazio nel testo del provvedimento rimanendo, per adesso, soltanto una promessa. 

I NODI DA SCIOGLIERE
Per ora non ci sarà nemmeno il congelamento dell’aspettativa di vita. Nel 2019 l’età per andare in pensione con le “regole Fornero”, passerà da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Verrà invece congelata, sempre in vista di «Quota 41», il requisito per il pensionamento con l’anzianità contributiva, che rimarrà di 42 anni e 10 mesi. Però anche in questo caso sarà introdotta una finestra di tre mesi per poter uscire dal lavoro. Insomma, siccome l’età nel 2019 avrebbe dovuto salire di cinque mesi, nei fatti lo scatto viene ridotto a 2 mesi. Ci sono, come detto, alcuni nodi non del tutto sciolti. Il primo riguarda gli statali. I dipendenti pubblici, quando lasciano il lavoro, incassano la loro “liquidazione”, il Tfs, con un ritardo di due anni. Il governo aveva iniziato a lavorare all’ipotesi di un anticipo da parte delle banche de con gli interessi a carico dello Stato, del trattamento di fine servizio. Non è più certo che si riesca a introdurre la misura.
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