Il blitz nel palazzo occupato a Roma, scatta l’inchiesta sul cardinale

Il blitz nel palazzo occupato a Roma, scatta l inchiesta sul cardinale
di Michela Allegri
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Mercoledì 22 Maggio 2019, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 13:29

L’esposto di Acea è arrivato negli uffici della Procura di Roma. Ed è stato aperto un fascicolo sui fatti dell’11 maggio scorso, quando il cardinale Konrad Krajewsky, l’Elemosiniere di papa Francesco, ha riattivato la corrente elettrica nell’edificio occupato al civico 55 di via Santa Croce in Gerusalemme, vicino alla basilica di San Giovanni in Laterano. La denuncia è contro ignoti, nonostante il cardinale abbia rivendicato la paternità dell’intervento, in nome del Vaticano. Nel documento viene ipotizzato il reato di furto aggravato di energia elettrica, lo stesso per il quale procedono gli inquirenti, che potrebbero anche contestare il danneggiamento. Ora, il prossimo passo, con ogni probabilità, sarà l’iscrizione sul registro degli indagati del cardinale Krajewski. La denuncia di Acea è stata depositata ai carabinieri della stazione di Settecamini che, due giorni fa, l’hanno portata in Procura. L’azienda ha anche sottolineato il pericolo per la sicurezza, visto che le procedure di riallaccio della luce potrebbero sarebbero state effettuate intervenendo con manovre anomale e azzardate sui quadri elettrici.

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IL PALAZZO
Il palazzo, ex sede dell’Inpdap, è di proprietà del Fondo immobili pubblici gestito da Investire Sgr ed è stato occupato dai movimenti per la casa nel 2013. All’interno, ora, c’è il collettivo Spin Time. Nell’immobile di via Santa Croce in Gerusalemme abitano attualmente 450 persone. La fornitura elettrica era stata staccata cinque giorni prima dell’intervento dell’Elemosiniere, a causa dei mancati pagamenti. Gli inquilini abusivi, infatti, sono risultati morosi per 319mila euro. «Sono intervenuto personalmente, è stato un gesto disperato. La colpa è solo mia e sono pronto a pagarne le conseguenze», ha dichiarato nei giorni scorsi il cardinale. Il sospetto, però, è che sia stato aiutato da un tecnico. E ora saranno proprio gli inquirenti a ricostruire la dinamica dei fatti e accertare eventuali responsabilità.

IL VIMINALE
Intanto due giorni fa, Krajewsky si è presentato in Viminale.
Voleva incontrare il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e spiegargli le motivazioni del suo gesto: voleva raccontare che - a suo dire - ha riattaccato i cavi della luce in un palazzo occupato, unicamente per questioni di umanità. E’ anche disposto a saldare personalmente il conto. Si trattava però di una visita a sorpresa, non programmata. E così, a ricevere l’Elemosiniere è stato il capo di gabinetto, Matteo Piantedosi. Il ministro era infatti fuori sede.

LA RICHIESTA
L’alto prelato ha anche chiesto aiuto per un altro intervento: soccorrere i 200 profughi che sono rinchiusi a Lesbo, nel campo di Moria. Insieme al cardinale c’è Daniela Pompei, la responsabile dei corridoi umanitari per la Comunità di Sant’Egidio che, eventualmente, si occuperebbero di fare arrivare in Italia questo gruppo di disperati. I primi di maggio Krajewsky è andato a visitare personalmente il campo di Moria ed è da quel giorno che sta tentando di avviare un corridoio umanitario. Almeno per il momento, però, il Viminale non sarebbe intenzionato a dare seguito alle richieste del porporato.

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