Orfini blinda Sabella: sul G8 caso chiuso

Orfini blinda Sabella: sul G8 caso chiuso
di Simone Canettieri
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Domenica 12 Aprile 2015, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 00:23
«Non si può fare un parallelo tra De Gennaro e Sabella: erano diversissimi i ruoli e le responsabilità di allora. E anche quelle che ricoprono oggi». Matteo Orfini si è dato la consegna del silenzio. Dopo aver chiesto le dimissioni del presidente di Finmeccanica sulle responsabilità dell’allora capo della Polizia nella gestione del G8, il commissario del Pd preferisce non parlare pubblicamente del caso Sabella, l’assessore alle legalità, che all’epoca di Genova aveva la responsabilità del Dap (e quindi anche del carcere di Bolzaneto). Ma per tutta la giornata di venerdì, mentre era in corso la guerra lampo tra il sindaco Ignazio Marino e Sel, Orfini ha ripetuto ai consiglieri del Pd questo ragionamento: non si possono fare parallelismi tra Sabella e De Gennaro, peraltro entrambi usciti da qualsiasi vicenda giudiziaria sul G8. Non solo, il commissario del Pd di Roma ha anche difeso in privato l’affondo del sindaco: «Smeriglio e Sel hanno sbagliato, Ignazio ha fatto bene a reagire. Ma ora la vicenda va chiusa». Non a caso Orfini nelle ore più calde dello scontro - quando il vicesindaco vendoliano Luigi Nieri stava per vedersi congelate le deleghe - ha lavorato dietro le quinte per portare la pace con telefonate fiume a Nicola Fratoianni, numero due di Sel, e a Marino.



IL DISGELO

Dunque tutto finito? Non proprio, anche se nella forma ieri è stata la giornata del ramoscello di ulivo. In mattina la telefonata cordiale tra il sindaco e il suo vice («Massima fiducia in Luigi»), in serata la nota del Campidoglio con la quale il chirurgo dem ribadisce «la necessità che sui fatti di Genova del 2001 sia fatta piena chiarezza». Parole distensive apprezzate dal capogruppo di Sel Gianluca Peciola, che si è detto «felice» per le dichiarazioni del primo cittadino, «nuovo ed importante alleato per la ricerca della verità». La tensione però è ancora alta. Martedì è in programma la conferenza stampa di Sel - dopo il rinvio di ieri - per discutere del «rilancio del Comune di Roma». Ci saranno i vertici romani e nazionali.

Lo scontro sulle responsabilità del G8, battaglia sacra per il partito di Vendola, è solo l’ennesimo campanello di una convivenza sempre più difficile tra

Sel e il resto del mondo.



Un malessere accentuato dalle spaccature del gruppo in Aula Giulio Cesare: c’è una parte più barricadera (e quasi d’opposizione) che fa capo a Smeriglio, vicepresidente della Regione, colui che ha innescato la polemica su Sabella (i referenti sono Peciola e Cesaretti), poi c’è il tandem Azuni-Battaglia più filo governativo, seppur per motivi diversi. In mezzo c’è Nieri, che ha rinunciato alla lotta per il governo.



Gli amanti dei retroscena, per dirne una, indicano nell’affondo di Smeriglio la volontà di mettere anche in difficoltà il «compagno Luigi». «Per una volta c’è qualcuno che sta messo peggio del Pd», è la battuta che si fa in Campidoglio riferita agli alleati. Già, ma ancora per quanto? Fabrizio Panecaldo, capogruppo democrat, fa un ragionamento: «Le maggioranza sono politiche, non numeriche. E Sel fa parte della maggioranza». Un modo per frenare le manovre di possibili nuovi arrivi (Dinoi e De Palo) e puntellare il più possibile lo schema che va avanti da due anni.



Sapendo che comunque vada sarà difficile ripetere alle prossime elezioni questa alleanza. Una consapevolezza che alberga anche dentro la parte più movimentista di Sel, ossessionata dalla paura di vedersi oscurare da un Campidoglio sempre più in linea con il governo Renzi. Martedì la conferenza stampa. C’è già chi scommette sull’aut aut di Smeriglio e compagni: o Marino cambia atteggiamento (a partire dal personale) o siamo pronti all’appoggio esterno. Ma anche su questo il partito è spaccato.

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