Morando: «Per il Sud sgravi e investimenti veri»

Morando: «Per il Sud sgravi e investimenti veri»
di Luca Cifoni
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Lunedì 3 Agosto 2015, 21:48 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 10:05
Concentrare gli sgravi della decontribuzione sulle sole Regioni meridionali e ripristinare la tassazione agevolata per la contrattazione di secondo livello. Sono alcune delle idee sulle quali secondo il vice ministro dell’Economia Enrico Morando occorre iniziare a ragionare per invertire la rotta a Sud. In un contesto in cui sarà decisiva la capacità di rimettere davvero in moto gli investimenti, con una seria programmazione di medio periodo.

Il Mezzogiorno non stava bene nemmeno qualche anno fa ma l’ultimo rapporto Svimez contiene accenni forse inquietanti.

«Il rapporto Svimez è un lavoro serio che dà conto di tendenze di medio-lungo periodo. Il confronto è tra il 2001 e il 2014 oppure tra il 2008, ovvero l’inizio della crisi, e lo scorso anno. Si tratta di un’analisi utilissima per comprendere che il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord si sta tragicamente allargando, fino al punto che questa area del Paese rischia di restare fuori dalla ripresa».



Certo, sono problemi che vengono da lontano. Ma come affrontarli oggi?


«Bisogna lavorare ad una strategia di medio-lungo periodo che contenga però anche degli interventi di efficacia immediata. Insomma bisogna ridare speranza, facendo in modo di non ritrovarsi poi dopo due anni a constatare che si trattava di misure effimere. Anche stavolta ho visto scattare la consueta contrapposizione tra “domandisti” e ”offertisti”. Ovvero tra chi dice che comunque bisogna spendere risorse in più e chi risponde che invece servono interventi sul lato dell’offerta, riforme strutturali, senza le quali le risorse andrebbero sprecate. Ora c’è una categoria di interventi, gli investimenti, che tiene insieme domanda e offerta, perché si tratta di spesa che può spingere la domanda nell’immediato ma poi, se ben indirizzata, aumenta il potenziale di crescita».



Investimenti vuol dire tante cose. Lei a quali pensa?

«Le infrastrutture materiali e immateriali attivano investimenti diretti di soggetti pubblici ma poi attraggono investimenti privati. Come è successo ad esempio negli Stati Uniti, puntare su Internet ad alta velocità nelle aree in cui non c’è sviluppo attiva processi di insediamento industriale. E poi ci sono molte cose che conosciamo, l’alta capacità Napoli-Bari, i porti, le autostrade del mare».



Servono risorse finanziarie ma anche capacità di spenderle...

«Le risorse devono senz’altro venire dai fondi strutturali, ma non solo. Ricordo che siamo il secondo Paese dopo la Polonia per quantità di fondi ma il quart’ultimo per capacità di spesa, nonostante qualche miglioramento nel 2014. E questo dipende anche dall’eccessiva polverizzazione dei progetti, la quale a sua volta - purtroppo - ha spesso motivazioni elettoralistiche. Poi il nuovo quadro di flessibilità della commissione europea comprende oltre alla clausola delle riforme quella degli investimenti, che ci potrà permettere di avere più margini a condizione di saper fare vera spesa per investimenti. È il momento di un patto tra il governo centrale e le Regioni del Sud, che sono tutte governate dal centro-sinistra».



Oltre a programmare gli investimenti si può fare qualcos’altro?

«La stessa Svimez indica che nel primo trimestre qualcosa si è mosso sul fronte dell’occupazione, anche grazie alla decontribuzione in vigore da gennaio. Nel rapporto si fa notare che questa agevolazione, destinata a tutto il territorio nazionale, è stata finanziata con risorse che erano destinate al Mezzogiorno: ciò può suggerire l’idea di stabilizzarla per il 2016-2018 ma solo per le Regioni meridionali. Un altro grande intervento da fare riguarda il capitale umano, di cui al Sud c’è un gravissimo sottoutilizzo. Penso ai giovani preparati, in particolare donne, che rinunciano a cercare lavoro oppure scelgono di emigrare. Oggi il sistema di istruzione funziona peggio che al Centro-Nord. Abbiamo la possibilità di cambiare questo stato di cose grazie alla riforma della Buona Scuola, grazie all’autonomia degli istituti, al sostegno delle imprese locali. Un’ultima linea di intervento tocca il nuovo modello contrattuale. Il Sud è penalizzato più del Nord dalla prevalenza del livello nazionale: se la contrattazione si sposta verso il basso, azienda, filiera, distretto, l’economia meridionale se ne potrà avvantaggiare maggiormente, e allora bisognerà forse pensare a ripristinare la detassazione al 10 per cento sulle voci legate alla produttività, che era in vigore fino al 2014».



Che tempi può indicare?

«La direzione del Pd sarà un’utile occasione di confronto. Poi c’è la legge di Stabilità, che può essere la sede per dire non solo cosa faremo il prossimo anno ma anche nel 2017 e nel 2018. A condizione appunto di non guardare solo all’orizzonte immediato. La credibilità è decisiva, anche per dare un messaggio al mondo delle imprese».