I misteri dei corpi senza nome si riaprono centinaia di casi

I misteri dei corpi senza nome si riaprono centinaia di casi
di Michela Allegri
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Domenica 1 Luglio 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 11:02
Il suo cadavere, recuperato nel Tevere nel 1998, è stato identificato dopo più di vent’anni. Un risultato che arriva a pochi mesi dall’inizio del nuovo progetto del Commissario straordinario del governo per le persone scomparse: aggiornare il registro dei cadaveri non identificati, recuperando i vecchi fascicoli d’indagine archiviati negli uffici delle Procure e riaprendo i cold case caduti nel dimenticatoio. Un’equipe di medici legali ha iniziato riesumando dal cimitero Flaminio di Roma i primi sette cadaveri senza nome. Le verifiche partono dai corpi sepolti nel 1998. Lo scopo è aggiornare il registro che contiene le descrizioni di 2.502 cadaveri mai riconosciti. Se si esclude la Sicilia - dove il numero di decessi anonimi è altissimo a causa della tragedia dei naufragi di migranti - il Lazio è nettamente in testa con 231 casi. Le riesumazioni, quindi, iniziano proprio da Roma, dove è stato raggiunto già un primo successo: è stata data un’identità al corpo di una donna di 64 anni, che era stato recuperato nel Tevere proprio nel 1998 .

NUOVI ESAMI
La procedura prevede di effettuare nuovi accertamenti con tecniche più moderne, come tac, radiografie dentarie, misurazioni antropometriche. «Il prelievo del Dna è l’ultimo step, spesso si rivela impossibile - spiega il dottor Luigi Cipollini, uno dei medici legali che dirigono le operazioni - si tratta di cadaveri molto vecchi, in alcuni casi solo di resti. Perché il prelievo del Dna sia efficace, inoltre, è necessario avere un campione con cui confrontarlo». Verranno invece recuperati e aggiornati i vecchi fascicoli di indagine aperti all’epoca del ritrovamento, per capire se qualche dettaglio utile per l’identificazione possa essere sfuggito. Ed è uno dei passaggi cruciali delle nuove verifiche. Ecco così che si riaprono quelli che, negli anni, sono diventati veri e propri cold case: omicidi irrisolti, morti violente archiviate come suicidi ma in cui la vittima è rimasta per più di vent’anni sconosciuta. Le verifiche fanno aprte di un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio, i rettori delle tre principali università di Roma, i carabinieri, la procura della Capitale. L’Ufficio di medicina legale de La Sapienza, siccome ha maggiore capienza, e il policlinico Umberto I, hanno dato disponibilità ad accogliere i cadaveri non identificati per effettuare i primi accertamenti. Le prossime riesumazioni verranno effettuate in ottobre.

LA SCHEDA
Uno dei passaggi più significativi è l’aggiornamento della scheda Ri.Sc., cioè il sistema informativo di ricerca degli scomparsi. Progettato nel 2009 e attivato nel 2010 dal dipartimento di Pubblica Sicurezza per registrare in modo completo tutti i dati relativi ai cadaveri ritrovati, oltre che alle persone scomparse, consente di effettuare un confronto incrociato tra le schede «ante mortem» compilate dalle Forze dell’ordine sulla base della denuncia di scomparsa e quelle «post mortem», redatte invece dopo autopsia ed esami diagnostici.

IL PROTOCOLLO
La prima regione in cui è stato stipulato un protocollo d’intesa per favorire la circolarità informativa è la Lombardia. Era il 2015. Il “modello Milano”, è stato poi esteso, nel 2016, anche alla Toscana e, l’8 Marzo 2017, al Lazio. La Procura di Roma ha istituito l’Ufficio Decessi, punto di snodo del processo informativo e di collegamento tra banche dati, diretto dal procuratore aggiunto Roberto Cucchiari. Ora, sono partite anche le procedure di riesumazione.
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