Militari e magistratura, l’ultimo giro di nomine

Militari e magistratura, l’ultimo giro di nomine
di Marco Ventura
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Lunedì 18 Dicembre 2017, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 09:55
Carisma, conoscenza della macchina e relativa distanza dalla politica. Queste le qualità che potrebbero favorire venerdì prossimo in Consiglio dei ministri la nomina del generale dei carabinieri Ilio Ciceri, 61 anni, comasco, a comandante generale dell’Arma. Subentrerebbe al generale Tullio Del Sette che scade il 15 gennaio. Ciceri è attualmente al vertice del comando interregionale Pogdora che raggruppa Lazio, Sardegna, Toscana, Umbria e Marche. Brillante, amato dai suoi, popolare tra i carabinieri, è accreditato della capacità di trovare “soluzioni fantasiose” nei momenti delicati, e rafforzato anche dai quattro anni (tra 2012 e 2016) passati come Capo di Stato maggiore del Comando generale, terza carica nella gerarchia centrale dell’Arma. La terna di candidati che sarà sottoposta al Consiglio dei ministri del 22 dicembre comprenderebbe il generale Riccardo Amato, 62 anni, salernitano, oggi al timone del comando interregionale Pastrengo competente per Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Generale di corpo d’armata dal 2015, Amato conosce perfettamente il campo, il territorio, avendo comandato a Palermo e Milano. Tra i papabili pure il massimo esperto di missioni internazionali dell’Arma, il Vice Comandante generale Vincenzo Coppola, 63 anni, romano. La partita per la guida dei carabinieri in un momento di immagine sbiadita dell’Arma per una serie di vicende giudiziarie, apre i giochi dell’ultima fase di nomine del governo Gentiloni. Ma a differenza dell’ultima tornata, stavolta accanto ai desiderata del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si farà valere il ministro degli Interni, Marco Minniti (oltre, naturalmente, all’avallo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al parere condiviso dell’opposizione). A sorpresa nella terna potrebbe rientrare il generale Luigi Robusto, abruzzese di Teramo, responsabile per Calabria e Sicilia, oppure Giovanni Nistri, al comando interregionale Ogaden a Napoli, o Marcello Mazzuca, di Udine, stimato consigliere militare presso la rappresentanza d’Italia all’Onu.

LA PROROGA
C’è più tempo, invece, per la scelta del capo di Stato maggiore dell’Esercito che subentrerà il 25 febbraio al generale Danilo Errico. In pole position l’attuale Sottocapo, Claudio Mora, 61 anni, Salvatore Farina, 60, che guida il Joint Force Command della Nato a Brunssum in Olanda, e Massimiliano Del Casale, abruzzese, a capo del Centro alti studi della Difesa (Casd). Solo nel novembre 2018 il nuovo governo dovrà scegliere il successore di Claudio Graziano, capo di Stato maggiore della Difesa e autore del Libro Bianco, prorogato lo scorso gennaio per consentirgli di concorrere alla presidenza del Comitato militare della Nato (ormai assegnata) o della UE. Dovrebbe raccogliere il testimone di Graziano il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Enzo Vecciarelli. Il comandante generale della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi, resterà fino all’aprile 2018. Ma altre nomine sono attese o richieste per esempio alla Consob, organo di vigilanza del mercato borsistico e mobiliare. Le recenti polemiche avrebbero suggerito di soprassedere per ora alla nomina del successore di Giuseppe Vegas.

A tenere le redini in attesa del nuovo governo potrebbe essere il commissario anziano (di servizio) Anna Genovese, una sorta di reggenza aspettando che si raffreddi il clima. Infine la Corte dei Conti. Qui, fino a qualche tempo fa era data per certa la nomina di Enrica Laterza, presidente della sezione di controllo sugli enti che comprende la Consip oggi nell’occhio del ciclone. Paradossalmente, proprio la presunta vicinanza della Laterza al mondo renziano, e persino il fatto di essere la madre di Salvo Nastasi, storico dirigente generale e oggi vicesegretario di Palazzo Chigi, potrebbe averla bruciata. Si fanno i nomi di Angelo Buscema, presidente delle Corti riunite, o di Alberto Avoli. Un ruolo cruciale, quello di presidente della Corte dei Conti, capo di oltre 600 magistrati contabili che “fanno le bucce” alla pubblica amministrazione.
 
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