Il patriarca ecumenico Bartolomeo: «Santi gli abitanti di Lampedusa e Lesbo, la visita del Papa colpirà milioni di cuori»

Il patriarca ecumenico Bartolomeo: «Santi gli abitanti di Lampedusa e Lesbo, la visita del Papa colpirà milioni di cuori»
di Teodoro Andreadis Synghellakis
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Venerdì 15 Aprile 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 21:43
Gli abitanti di Lampedusa, di Lesbo e delle altre zone ospitali del Mediterraneo, aprono le loro case ed il loro cuore ai nostri fratelli,  seguendo l’esempio dei Santi della Chiesa», ci tiene a sottolineare il Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Massima autorità religiosa del mondo ortodosso, Bartolomeo sarà domani a Lesbo insieme al Papa, per incontrare i migranti e gli abitanti dell’isola. Una visita quella del fratello Francesco che secondo Bartolomeo «farà riflettere milioni di persone».

Santità, domani visiterà l’isola di Lesbo assieme a suo fratello in Cristo, Sua Santità papa Francesco. Il vostro obiettivo è di mandare un chiaro messaggio di solidarietà e umanesimo, chiedendo a tutti coloro che ne hanno la possibilità, di attivarsi concretamente sul dramma dei profughi?
«Sì, è così. Il nostro incontro a Mitilene con Papa Francesco e con l’arcivescovo ortodosso di Atene e tutta la Grecia Ieronymos, costituirà  un forte messaggio verso ogni direzione. Nell'attuale  momento storico e nel modo in cui si sta sviluppando il dramma dei profughi, è necessario che le persone che possono esercitare un’influenza lavorino con questo spirito. L’amato fratello in Cristo Papa Francesco è un leader spirituale carismatico riconosciuto in tutto il mondo, e la sua visita nell’isola di Lesbo farà riflettere milioni di persone. Questo incontro rappresenterà sicuramente un invito alla comunità internazionale affinché compia tutto quanto è necessario, di fronte a un fenomeno così penoso, che offende la coscienza dell’uomo e la nostra cultura».

Tanto Lei quanto il Pontefice vi attivate incessantemente a favore della pace, della protezione del creato e della dignità umana. La parola di Dio deve essere ascoltata in modo più efficace dai potenti che governano il nostro pianeta?
«La secolarizzazione ci può far allontanare da Dio, mentre, al contrario, la nostra Chiesa ci incoraggia ad andare verso una vita di santità.  È un fenomeno che non è nuovo. Da sempre, i potenti della terra, o ascoltavano con attenzione la parola di Dio, o si mostravano indifferenti. Quello su cui vogliamo, però, richiamare la vostra attenzione, è che tutti noi, potenti e senza potere, dobbiamo avere cura e pregare il Signore affinché la pace e la giustizia possano prevalere, per il sostegno e la promozione dei diritti umani. Ma anche,  come lei ha giustamente  ricordato, per la protezione della nostra casa comune, del pianeta terra, che costituisce un dono di Dio per tutti noi. Tuttavia, la buona riuscita di tutto questo, è direttamente connessa al nostro amore verso Dio. È così che il nostro sforzo acquista una nuova dinamica e un senso più profondo, dal momento che è frutto della nostra maturità e della coscienza dello spirito, ed è anche frutto del nostro dovere nell’essere umili, di amare i nostri simili e riconoscenti verso il Signore Gesù Cristo».

C’è chi, nell’Europa di oggi, costruisce muri, barriere, e chiude i confini. Nello stesso momento, gli abitanti di Lesbo e di Lampedusa aprono le loro case e aiutano profughi e migranti con rara generosità.
«Con questa sua domanda ci  viene in mente la lettera di San Paolo agli Ebrei in cui tra l’altro ricorda “non dimenticate l’ospitalità, poiché praticandola, alcuni, senza saperlo, hanno albergato degli angeli (Ebrei  13, 2)”. L’ospitalità rappresenta un esempio concreto di amore verso il nostro prossimo e di condotta di vita per tutti i Cristiani, secondo il verbo del Vangelo “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso (Luca 10, 27)”. Gli abitanti di Lampedusa, di Lesbo ed anche delle altre isole e zone ospitali del Mediterraneo, aprono le loro case ed il loro cuore ai nostri fratelli, ed in questo modo seguono l’esempio dei Santi della nostra Chiesa».

Il Suo rapporto fraterno con papa Francesco è strettissimo e con la Sua azione ha ispirato l’ultima Enciclica del pontefice, dedicata all’ambiente. La realtà sociale in cui viviamo richiede uno sforzo ancora maggiore, senza sosta, a favore dell’unità dei cristiani?
«È indubbio che il mondo soffre a causa di divisioni,  guerre e miseria. Il messaggio comune dei cristiani di fronte ai mali che affliggono l’umanità, può diventare molto più forte, appunto perché è comune ed è rivolto ai cristiani di tutto il mondo e a ogni persona di buona volontà. Dobbiamo lavorare tutti in questa direzione. La chiesa Ortodossa prega “per l’unione di tutti” e promuove il dialogo come unico mezzo per arrivare, appunto,  a questa desiderata unità, così come questa viene descritta dall’Apostolo delle Genti nella sua Lettera agli Efesini: “finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo (Efesini 4, 13)”».

Santità,  è giusto che venga fatta una divisione tra i bisogni dei migranti economici e quelli dei profughi? Le crisi odierne ci dicono che si deve rivedere anche i modelli di sviluppo?
«I modelli di sviluppo odierni hanno creato squilibri economici che determinano, come conseguenza, degli sconvolgimenti sociali. Il fratello Papa Francesco ha ripetutamente fatto riferimento agli errori dei modelli di sviluppo contemporanei e noi condividiamo il suo punto di vista. L’economia globalizzata crea una seria crisi di identità al mondo contemporaneo, fame e miseria in molte parti del nostro pianeta, e questo rappresenta un offesa alla persona stessa di Dio. L’isolamento di alcuni gruppi sociali a favore di altri non risponde alla Sua volontà ed in questo quadro dovremo ricercare nuove e più giuste forme di economia».
 
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