Melania contro Brigitte: non solo una gara di stile

Melania contro Brigitte: non solo una gara di stile
di Mario Ajello
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Domenica 28 Maggio 2017, 00:05
dal nostro inviato
TAORMINA «Professore, quanto costa assicurare questo dipinto meraviglioso da qualche milione di dollari?». «Professore, quali sono le tracce pittoriche dell’influenza di Antonello da Messina su Caravaggio?». Nella diversità delle domande che Melania e Brigitte rivolgono a Roberto Celli, curatore della mostra sui grandi maestri a Palazzo Corvaja e accompagnatore nella visita, c’è tutto lo stile opposto che divide le due first ladies. 

La Trump non è una bambolona ma una donna super-pragmatica. «Che tipo di ricaduta, sull’incremento del turismo, possono avere mostre come questa?», è un’altra delle sue domande. La Macron invece è donna di cultura sofisticata, ma non una intellettualona: magari perché conosce le ironie che un mito suo e di suo marito, Molière, ha rivolto nella commedia “Les femmes savantes” verso le pose pseudo-culturali di troppe dame. Una, dall’alto della sua bellezza, parla di budget culturali. Prima di decollare insieme a The Donald dallo scalo militare di Sigonella dove ha arringato le truppe: «Sono orgogliosa di mio marito e di ciò che sta facendo per l’America». L’altra, Brigitte detta Bibi, da ex insegnante non bacchettona s’appassiona invece su temi come «l’eccezionale realismo di Caravaggio».
 
AFFIATAMENTO
A questo punto, si potrebbe dire: tu chi preferisci, la bella pragmatica o la glamour sapiente? Ma sarebbe un errore cadere nel derby, perché il derby non c’è e le due donne, proprio perché diverse, sono affiatate. I due estremi opposti della neo-politica globale, il trumpismo e il macronismo, si rispecchiano insomma nell’antropologia agli antipodi incarnata dalle due star femmine. Differentemente sedotte dall’“Ecce homo” di Caravaggio e dai tre capolavori di Antonello da Messina esposti a Taormina: “L’Annunciata”, il “Ritratto di ignoto”, “La tavoletta bifronte”.
Racconta Celli, il curatore che a lungo si è intrattenuto con loro: «Si vede che Melania e Brigitte appartengono a due universi mentali dissimili, ma hanno in comune la cosa più importante: un’estrema curiosità». 

L’americanismo dell’una, l’europeismo dell’altra: che cosa meglio di questo può descrivere la lontananza, ma si spera anche la complementarietà, dell’approccio culturale e politico dei loro mariti statisti?
Anche nel loro look - e rieccole ieri allo struscio sul corso, alle prese con granite e brioche e al cocktail nella villa comunale - due mondi vengono rappresentati. Un politologo statunitense, Robert Kagan, anni fa ha paragonato l’America a Marte e l’Europa a Venere. E c’è Marte negli abiti stupendamente prepotenti come la giacca Dolce&Gabbana da 51.000 euro sfoggiata l’altro giorno da Melania. Mentre più paciosa è la maniera - jeans e maglietta, ma il tutto molto ben disegnato e rigorosamente slim - in cui veste Bibi. Melania non metterebbe mai ai propri piedi le espadrillas, sia pure abbastanza alte, sfoggiate ieri dalla première dame. 

Il trumpismo veste high society. S’infischia di apparire esagerato, ossia politicamente scorretto. Non teme di esibire magnificenza (ieri Melania aveva un vestito a fiori costosissimo, sempre di Dolce & Gabbana che l’hanno ringraziata sui social con tanti cuoricini). Non contempla tessuti biologici o ipocrisie equo-solidali ed egualitariste. Ben note, nella loro distruttività, alla Trump che è jugoslava (slovena) d’origine e ha un immaginario holliwoodiano. Infatti ieri ha insistito, ma si era fatto tardi, per farsi portare in visita a Villa Garbo, nella zona di Letojanni, poco distante da Taormina, dove soggiornò Greta Garbo.

TRASVERSALITÀ
E comunque il suo ultimo vestito, prima della partenza, con le maniche a sbuffo e pezzi di poesie scritte in italiano e in inglese sul tessuto, sarebbe impensabile addosso a Brigitte. La quale però alla borsa di Vuitton non rinuncia. E il suo charme non ha nulla di pauperista. La trasversalità ideologica del macronismo è ben rappresentata nel gusto da sinistra elitaria per l’abbigliamento non vistoso e nella raffinatezza da stirpe liberal-tecnocratica, un po’ circolo da golf, con cui Bibi sa essere casual. 

Ma occhio a un altro particolare che riassume il pragmatismo, americanissimo e iper-trumpista, del format Melania. Ieri, prima di partire, i fotografi le hanno chiesto l’ennesima raffica di clic. E lei: «Va bene, ma non fate tutti lo stesso scatto». Comincia a guardare i fotografi uno per uno, da sinistra a destra, e ad ognuno regala uno sguardo diverso: «Così, le vostre immagini vengono meglio».
Chiamalo, se vuoi, perfezionismo manageriale. Lo stesso che ha spinto Melania, per smosciare le voci sui suoi dissapori con The Donald, a stampargli - dopo tante carezze negate, anche nella foto semi-romantica della coppia che guarda il mare e che lei ha postato su Instagram - un bacio su una gota davanti ai militari di Sigonella. Ma lui non reagisce bene: «Ora dovrò togliermi il rossetto dalla guancia». Lei avrà rimpianto la mattinata trascorsa con Caravaggio. E magari - con l’aiuto della quasi amica Bibi, in qualità di critica d’arte - riuscirà a portare il Merisi sulla cima della Trump Tower. 
 
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