Marò, Daniele: «Rispettati i diritti di entrambi i Paesi adesso evitare che Latorre torni là»

Marò, Daniele: «Rispettati i diritti di entrambi i Paesi adesso evitare che Latorre torni là»
di Claudia Guasco
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Lunedì 24 Agosto 2015, 23:30 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 00:01
L’Italia si mostra moderatamente soddisfatta, l’India sostiene di essere vittima di una sentenza penalizzante. Al di là delle strategie, chi ha vinto davvero davanti al Tribunale di Amburgo? «Su alcuni punti abbiamo vinto sicuramente noi», afferma Luigi Daniele, professore ordinario di Diritto internazionale e Diritto dell’Unione europea all’Università Roma Tor Vergata. Ma, aggiunge, c’è un aspetto che amareggia: «Non sono state revocate le misure restrittive nei confronti dei due marò». E Latorre potrebbe presto tornare a Delhi.



Partiamo dagli aspetti positivi dell’ordinanza, professore.

«Il tribunale ha accettato di avere la giurisdizione sulle misure cautelari, punto contestato dall’India. Inoltre ha riconosciuto che sussiste una situazione urgente, eventualmente da portare davanti al tribunale arbitrale».



Dove invece i giudici ci penalizzano?

«L’Italia chiedeva due cose: che l’India si astenesse dall’emanare o applicare misure giudiziarie o amministrative contro i marò e che revocasse le misure restrittive della liberta di movimento dei fucilieri, consentendo a Girone di tornare a casa e a Latorre di rimanervi per la durata del giudizio arbitrale. Ebbene, la prima richiesta è stata più o meno accolta, il tribunale ha vietato a entrambi i Paesi di emanare nuovi provvedimenti». Anche all’Italia, che afferma di voler giudicare sul proprio territorio i marò. Potenzialmente potrebbe aprire processo, mentre l’ha già fatto abbondantemente l’India. In realtà però il nostro Paese chiedeva una cosa diversa, ovvero la revoca dei provvedimenti, e in particolare dei provvedimenti restrittivi su Girone e Latorre».



E qui il Tribunale è oscuro.

«Non è precisato in termini espliciti, mentre implicitamente l’India può continuare sulla sua strada: tenere Girone in ambasciata senza aggravare la controversia. A mio parere vi è un’unica maniera logica per interpretare l’ordinanza: che in un’ottica di non aggravio del contenzioso, l’India dovrebbe almeno non pretendere il rientro di Latorre e non adottare alcun provvedimento nei confronti di Girone».



Ma, in concreto, Latorre dovrà tornare a Delhi?

«Difficile dirlo. Un eventuale rifiuto di una proroga della licenza potrebbe rientrare nell’ambito di quelle misure che aggravano il contenzioso e che l’India non dovrebbe assumere. Il governo di Delhi tuttavia ribatterebbe che il ritorno di Latorre non comporta alcun aggravio della controversia. Questo potrebbe essere oggetto di una nuova richiesta al Tribunale del mare, chiamato a esprimersi fino a che non si insedia il tribunale arbitrale. Se l’Italia non la presentasse e decidesse di tenersi Latorre sarebbe in una posizione di difetto. Controproducente in sede di arbitrato. Per questo il nostro collegio deve essere subito pronta con una richiesta ai giudici di nuove misure cautelari».



L’india ci ha accusato di malafede. Può avere influito sul giudizio del Tribunale?

«Non credo si sia fatto influenzare. La decisione è equanime ed equilibrata, punta a rispettare i diritti di entrambi. Da una parte il tribunale ha preso atto che la difesa italiana ha assicurato il rientro in India dei marò, qualora venga ordinato in sede arbitrale. Un’affermazione interpretata come impegno internazionale. Dall’altra ha considerato la posizione del collegio di Delhi, il quale ha sostenuto di non considerare verosimile che il processo davanti alla Corte suprema indiana possa riprendere prima del giudizio della corte arbitrale».



L’ordinanza può avere effetti sull’esito dell’arbitrato?

«E’ stata emanata sulla base di un giudizio molto accelerato, non si pronuncia nel merito e non vincola il tribunale arbitrale, che sarà completamente libero. Questo dal punto di vista giuridico, poi però va considerato l’aspetto tecnico. E sotto questo profilo c’è una certa speranza che l’ordinanza del Tribunale del mare, che non è del tutto a nostro sfavore, possa avere ricadute positive sulla decisione arbitrale. Che non arriverà prima di un paio d’anni».