Manovra, Ue verso un “avvertimento”

Manovra, Ue verso un “avvertimento”
di David Carretta
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Martedì 15 Novembre 2016, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 10:47

BRUXELLES La discussione è ancora aperta ma, nel suo giudizio di domani sulla legge di bilancio per il prossimo anno, la Commissione potrebbe lanciare un avvertimento all’Italia sul rischio di violare le regole del Patto di Stabilità, fissando una scadenza all’inizio del 2017 per una nuova verifica che potrebbe portare a una procedura se il governo non rafforzerà la manovra. È questo il compromesso che sarebbe emerso tra il vicepresidente responsabile dell’euro, Valdis Dombrovskis, e il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, per andare incontro alle richieste dell’Italia su uno sconto per le spese dovute a terremoto e migranti ed evitare di mettere in difficoltà il governo Renzi a poche settimane dal referendum sulla riforma costituzionale. I tecnici «stanno ancora lavorando sui documenti», ha spiegato una fonte comunitaria. Le «decisioni definitive» verranno prese solo domani, durante la riunione del collegio presieduto da Jean-Claude Juncker. Ma i numeri indicano una deviazione superiore a quella consentita, anche tenendo conto delle richieste italiane sulle «circostanze eccezionali» di sisma e migranti.

LO SCENARIO
L’orientamento sarebbe di classificare l’Italia tra i paesi a rischio di non rispetto del Patto («risk of non-compliance») e di invitare il governo ad adottare le «misure necessarie» a restare in linea. Almeno per ora il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non ha intenzione di cedere. «Non so se l’Ue non si fida di me, ma se è così glielo spieghiamo bene: utilizzeremo tutto quello che serve per mettere a posto le scuole», ha ribadito Renzi ai microfoni di Radio Monte Carlo: «Gli amici della UE sappiano che l’Italia smette di fare il salvadanaio. O l’Europa cambia linea, a partire dalla questione dei migranti, oppure noi mettiamo il veto sul bilancio».
La scelta Renzi di resistere alle pressioni nonostante le richieste informali di modificare il progetto di bilancio 2017, così come le minacce di veto, hanno irritato la Commissione. La scorsa settimana Juncker ha parlato di una strategia che «non porta i risultati sperati». Fonti italiane non escludono che la Commissione adotti domani una linea più dura, formalizzando i rilievi con un «early warning»: un avvertimento preventivo che costringerebbe il governo ad agire entro 5 mesi se non vuole correre il rischio di sanzioni. Ma finora Juncker ha preferito evitare una rottura. Il caso italiano resta «il più complicato», ammette un funzionario. Ieri pomeriggio c’è stato un lungo dibattito a livello di capo-gabinetti dei commissari, alcuni dei quali hanno espresso la necessità di intervenire con i paesi che non rispettano le regole.

LO SCOSTAMENTO
Secondo le previsioni economiche pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione, il saldo netto strutturale – il deficit al netto del ciclo e delle una tantum che è la misura chiave per valutare il rispetto del Patto – peggiorerà dello 0,6% di Pil nel 2017, ben lontano dal miglioramento dello 0,6% chiesto dall’Ecofin ma anche dello 0,2% che Pier Carlo Padoan aveva garantito in maggio.

Se la Commissione non dovesse accettare la richiesta del governo di Renzi di scontare spese eccezionali per migranti e terremoto pari allo 0,4% di Pil, mancherebbero all’appello circa 13 miliardi (0,8% di Pil). Anche in caso di via libera ad ulteriore flessibilità, per essere «sostanzialmente in linea» con il Patto, l’Italia dovrebbe trovare 6,5 miliardi (0,4% di Pil). Per giustificare una mancata azione, la Commissione potrebbe ricorrere al «criterio della spesa» oppure constatare che le informazioni disponibili non permettono di concludere che lo sforzo raccomandato non è stato realizzato dall’Italia.

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