Scontro sulla manovra, tagli di spesa automatici per evitare la procedura Ue

Scontro sulla manovra, tagli di spesa automatici per evitare la procedura Ue
di Andrea Bassi
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Domenica 11 Novembre 2018, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 00:07
Ancora due giorni. Quarantotto ore in cui il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dovrà mettere a punto la lettera di risposta alla Commissione europea. Nella missiva che il Tesoro sta preparando ci sarà l’ultimo estremo tentativo di evitare la procedura d’infrazione. L’intenzione, maturata nelle ultime ore, sarebbe quella di inserire una «clausola di salvaguardia», un taglio automatico della spesa pubblica se il deficit dovesse superare il 2,4% indicato dal governo. Cifra quest’ultima, che verrà comunque confermata. Non è ancora definito come la clausola agirà. 

IL BLOCCO
Un blocco della spesa nominale, pure ipotizzato in passato da Tria, potrebbe essere complicato perché agirebbe su tutte le voci, compreso sanità, pensioni e pubblico impiego. Si potrebbe invece attivare un taglio lineare di una parte delle detrazioni fiscali, facendo salve le voci più sensibili, come gli sconti sui mutui o sulle spese sanitarie. Comunque sia, nella lettera di risposta a Bruxelles, il governo produrrà nuove stime e nuove simulazioni tese a dimostrare due cose. La prima è che anche con una crescita inferiore all’1,5% stimato dal Tesoro, il deficit non sforerebbe il limite del 2,4% indicato nel documento di bilancio. Quel deficit, come ha già spiegato Tria, è stato calcolato con un Pil nel 2019 allo 0,9%. La seconda cosa che il governo ha intenzione di dimostrare è, per Tesoro e Palazzo Chigi, più importante. Anche con una crescita all’1,2% il prossimo anno, come indicato nelle previsioni autunnali della stessa Commissione europea, il divario nell’andamento del Pil tra l’Italia e il resto dei Paesi della zona euro, si riduce. Mentre tutto il vecchio Continente rallenta, la “manovra del popolo” consente comunque di dare una spinta alla crescita. E questo lo ammette la stessa Commissione nelle sue previsioni. La direzione di marcia, secondo il governo, è insomma quella giusta. Dunque Roma, sarebbe disposta a rivedere le stime del Pil portandolo all’1,2% stimato dalla Commissione. Ma il deficit al 2,4% e l’impianto della manovra, comunque, non sarebbero toccati. Di questo avrebbe parlato Tria con il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in un colloquio durato mezz’ora a Bologna margine della 34esima lettura del Mulino. 

L’INDICATORE
Basterà questa strategia a fare breccia a Bruxelles ed evitare la procedura d’infrazione? Difficile. Anche perché il dato a cui guarda la Commissione è il deficit strutturale, quello depurato dal ciclo economico e dalle misure una tantum. L’Italia doveva ridurlo di 0,6 punti, invece lo ha peggiorato. 
L’altra carta, ma marginale, che resta nelle mani del governo, è quella di appellarsi alle clausole di flessibilità previste dalle regole comunitarie, a partire da quella sugli eventi eccezionali. Già nel documento di bilancio Roma ha chiesto “spazio” di manovra per la tragedia del Ponte Polcevera di Genova. Adesso potrebbe portare all’attenzione di Bruxelles i danni provocati dalle recenti alluvioni in tutta Italia. Ma anche in questo caso si tratta di misure che non spostano di molto la discussione con Bruxelles, interessata solo ad accorciare la distanza su deficit e debito rispetto ai parametri previsti dai patti. 
 
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