La manovra: pacchetto per il Sud, terre gratis col terzo figlio, flat tax per le “ripetizioni”. Le schede

Palazzo Chigi
di Andrea Bassi
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Martedì 30 Ottobre 2018, 01:32 - Ultimo aggiornamento: 15:27

Il testo ufficiale della manovra arriverà soltanto domani in Parlamento. Ma nell’ultima bozza circolata ieri, le novità non mancano. Molte sono rivolte al Sud. Un modo, probabilmente, anche per aiutare il Movimento Cinque Stelle a recuperare consenso dopo il via libera al gasdotto Tap. Così arriva la decontribuzione totale per le assunzioni nel Mezzogiorno, il potenziamento della misura «Resto al Sud», la previsione che il 34% degli investimenti pubblici dovrà essere destinata al Mezzogiorno. Tra le pieghe della manovra spunta poi, una «flat tax», una tassa piatta del 15% riservata ai professori che danno ripetizioni ai ragazzi. Un tentativo di far emergere un mercato oggi totalmente sommerso, quello dei doposcuola.

IL MECCANISMO
Arriva anche un bonus, molto particolare, per le coppie che generano un terzo figlio. Alle famiglie nelle quali nascerà il terzogenito tra il 2019 e il 2021 spetterà un terreno in concessione gratuita per 20 anni. Non solo. È prevista anche la concessione di mutui fino a 200 mila euro, rigorosamente a tasso zero, alle famiglie che acquistino la prima casa nelle vicinanze dei terreni. Di quali terreni si tratta? Un primo lotto è costituito dal 50% dei terreni agricoli e a vocazione agricola di proprietà dello Stato non utilizzabili per altra finalità, mentre un’altra tranche arriverà dal 50% delle aree abbandonate o incolte del Mezzogiorno. Una precisazione che fa intendere come anche questa misura possa essere rivolta soprattutto ai cittadini del Sud Italia. Gli stessi terreni in concessione saranno riconosciuti a società costituite da giovani imprenditori agricoli che riservano una quota societaria del 30% ai nuclei familiari nei quali è nato un terzo figlio tra il 2019 e il 2021. 



A questo, come detto, si aggiunge anche il rafforzamento dell’agevolazione «Resto al Sud». La misura che favorisce la costituzione di nuove imprese nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Adesso sarà rivolta a imprenditori fino a 45 anni (anziché 35) e includerà anche le libere professioni e il commercio, prima esclusi. Una conferma arriva invece per le due misure principe del governo, il reddito di cittadinanza e le pensioni. Nella manovra ci saranno soltanto le «norme quadro», il fondo da 16 miliardi di euro per il loro finanziamento (9 miliardi per il reddito di cittadinanza e 7 miliardi per le pensioni) mentre per capire i meccanismi definitivi di «Quota 100» e reddito bisognerà attendere due disegni di legge ad hoc. Un modo per prendere tempo in attesa di capire se ci sono margini di manovra con l’Europa. 

Clausole Iva
Stop agli aumenti
ma solo per il 2019

Stop agli aumenti dell’Iva, almeno per il 2019. Arriva dunque come previsto la sterilizzazione completa degli aumenti per l’anno prossimo (12,5 miliardi circa), mentre al momento è solo parziale per il 2020 e 2021 (per circa 5,2 e 3,8 miliardi). La norma inserita nella manovra prevede l’aumento dell’aliquota al 10% all’11,5% a decorrere dal 2020, mentre quella ordinaria al 22% passerà al 24,1% per arrivare poi nel 2021 al 24,5%, salvo nuovi interventi. Nel 2019 niente aumenti anche per le accise sulla benzina, che dovrà portare nel 2020 un contributo ridotto (da 350 a 140 milioni), che diventano 300 dal 2021. M5s e Lega si sonosempre detti a favore della cancellazione degli aumenti Iva che sarebbero scattati dal primo gennaio 2019 per effetto delle cosiddette clausole di salvaguardia: l’aliquota ordinaria sarebbe passata dal 22 al 24,2 per cento e quella ridotta dal 10 all’11,5. Si tratta di incrementi che gli ultimi governi hanno previsto provvisoriamente in attesa di poter sostituire i relativi introiti con altre misure.
 



Partecipate
Si allenta la stretta
sulle società pubbliche

Si allenta la stretta sulle società partecipate nella manovra varata dal governo gialloverde. Secondo quanto si legge nell’ultima bozza disponibile, le amministrazioni pubbliche non dovranno «procedere all’alienazione» delle società che pur entrate nella ‘black list’ di quelle da dismettere abbiano «prodotto un risultato medio in utile nel triennio» precedente la ricognizione che ha creato le liste. Il taglio delle società pubbliche considerate inutili è sempre stato considerato dai 5 stelle uno dei capitoli facili dove tagliare per recuperare risorse. Ora invece si decide la retromarcia. In base a un monitoraggio avviato dal governo precedente, le amministrazioni pubbliche hanno comunicato la detenzione di 32.486 partecipazioni, riconducibili a 5.698 società. «Le analisi finora effettuate - aveva fatto sapere il Mef qualche tempo fa - hanno portato all’individuazione di circa 1.600 società che presentano elementi di criticità rispetto alle disposizioni della riforma». Ora con le nuove norme molte partecipate potrebbero essere di nuovo salve.

Risparmiatori
Per i risarcimenti 
525 milioni l’anno

Il fondo di ristoro per i risparmiatori truffati dalle banche avrà una dotazione di 525 milioni l’anno per un triennio. I fondi serviranno per risarcire i risparmiatori che hanno subito un danno a causa dei crack bancari avvenuti fra il 2015 e il 2017. Avranno diritto ai risarcimenti i piccoli investitori «che hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia dell’Arbitro per le controversie finanziarie». Il danno deve essere stato causato da una «violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza previsti dal testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento relativi alla sottoscrizione e al collocamento di azioni emesse da banche aventi sede legale in Italia poste in liquidazione coatta amministrativa, dopo il 16 novembre 2015 e prima della data del 1 gennaio 2018». Per questi risarcimenti, si legge ancora nel testo della manovra, «è istituito un Fondo di ristoro con una dotazione finanziaria iniziale di 525 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021».

Cedolare secca
L’aliquota al 21% si applica
ai negozi sotto i 600 mq

Arriva la cedolare secca al 21% per gli affitti commerciali ma solo per i nuovi contratti e fino a 600 metri quadrati. La nuova tassazione si applicherà agli immobili nella categoria catastale C1. Rimane il “paletto” dei nuovi contratti. Non si potrà applicare la cedolare ai contratti nuovi fatti in sostituzione di uno già esistente. La cedolare non si applica infatti ai contratti stipulati nel 2019, qualora al 15 ottobre 2018 risulti già in essere un contratto non scaduto tra i medesimi soggetti e per lo stesso immobile, interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale. «Il canone di locazione relativo ai contratti stipulati nell’anno 2019, aventi ad oggetto unità immobiliari classificate nella categoria catastale C/1, di superficie fino a 600 mq, escluse le pertinenze, e relative pertinenze locate congiuntamente, può, in alternativa rispetto al regime ordinario vigente per la tassazione del reddito fondiario ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, essere assoggettato al regime della cedolare secca con aliquota del 21%», si legge nella norma.

Vitalizi
Scure delle Regioni
o meno risorse 

Arriva la scure anche sui vitalizi regionali.
Una delle misure simbolo dei 5 stelle entra nella manovra. Le Regioni dovranno tagliare gli assegni degli ex consiglieri come fatto dalla Camera, che prima dell’estate ha varato il ricalcolo dei vitalizi con il sistema contributivo. I tagli, approvati di recente anche dal Senato, scatteranno dal primo gennaio prossimo. Secondo quanto prevede la norma, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge di bilancio, quindi entro giugno, o i vitalizi regionali verranno tagliati o le regioni subiranno una decurtazione delle risorse in arrivo dallo Stato per il 2019 pari al 30 per cento, a esclusione degli stanziamenti per la sanità, le politiche sociali e il trasporto pubblico locale. Dal 2020 i trasferimenti verranno tagliati in modo lineare per un importo pari alla metà delle somme destinate nel 2018 ai vitalizi. Le regioni in particolare devono provvedere «ad adeguare, ove necessario, la disciplina dei trattamenti previdenziali o vitalizi in essere in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di Presidente della Regione, di consigliere regionale o di assessore regionale ». 

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