Nuove regole M5S: arriva il mandato zero. Raggi e Appendino non più ricandidabili

Nuove regole M5S: arriva il mandato zero. Raggi e Appendino non più ricandidabili
di Simone Canettieri
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Martedì 23 Luglio 2019, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 11:04

La svolta di Luigi Di Maio sulla deroga al doppio mandato miete vittime eccellenti: Virginia Raggi e Chiara Appendino, sindaci di Roma e Torino, non potranno più ricandidarsi. Dal 2021 saranno fuori da tutto. Non solo dal Comune, ma anche da qualsiasi carica elettiva (Regione, Parlamento e Europa). 
Nel giorno in cui il leader conia la formula del «mandato zero» (e la rete si scatena: è quello senza zucchero?) per i consiglieri comunali che dopo due giri potranno tentare una terza chance altrove, arriva lo stop alle ambizioni delle sindache, arrivate al potere come astri nascenti e destinate a fare la fine delle meteore. 

COME FUNZIONA 
Nell’ottica della ristrutturazione del Movimento Di Maio, oltre ad aprire alle alleanze con le liste civiche, annuncia che metterà ai voti sulla piattaforma Rousseau l’introduzione del «mandato zero». Cosa significa? «Se tu vieni eletto consigliere comunale o di municipio al primo mandato e lo porti avanti tutto e poi decidi di ricandidarti e non diventi né presidente di municipio né sindaco, allora il tuo secondo mandato, quello precedente, cioè il mandato zero, non vale», spiega Di Maio. E dunque potrai tentare la terza possibilità in un’altra assemblea. Ma la regola appunto non vale per chi è diventato sindaco, in quanto è una carica diversa che «porta a uno stipendio e una gestione del potere». 

Dunque tornando al caso Appendino e Raggi: le loro esperienze di consiglieri comunali d’opposizione (con Piero Fassino per Chiara e Ignazio Marino per Virginia) non sono cumulabili a quelle che stanno portando avanti adesso con la fascia tricolore al petto. Sicché per loro vale la regola del secondo mandato, ancora in auge per i parlamentari (compreso Di Maio). 

Nel caso di Raggi l’interpretazione che i vertici del M5S danno a Il Messaggero è ancora più stringente: «Anche se la sua esperienza da consigliere non arrivò a scadenza naturale per via della caduta prematura di Marino sotto i colpi del Pd, quella consiliatura sarà comunque considerata per intero perché arrivata a conclusione per tutto il consiglio comunale». 
 



Per l’intera giornata di ieri in Campidoglio gli uomini di Raggi hanno incrociato le dita sperando che i due anni e mezzo passati all’opposizione non venissero conteggiati. «Dipende tutto da quello: o siamo dentro o siamo fuori». In quel caso Raggi, a fine mandato, avrebbe potuto puntare alla Camera o al Senato. O, come sotto sotto sperava, in un secondo mandato da sindaca, operazione sulla carta molto complicata visto il basso gradimento dei romani (sondaggi alla mano). Ma dopo questa uscita di Di Maio, finisce per lei qualsiasi tipo di ambizione all’interno del M5S. Nel 2021, dunque, salvo deroghe o passi indietro che i vertici escludono categoricamente, tornerà alla sua attività professionale, in un noto studio legale della Capitale.

Per Di Maio, Raggi e Appendino pari non son. Con la prima i rapporti sono pressoché inesistenti, all’insegna della freddezza e delle foto di facciata («Da Virginia ho solo problemi», si sfoga spesso il leader). Con Appendino invece l’intesa è totale: «Chiara è il nostro futuro», ha detto non più tardi di nove giorni fa il vicepremier arrivato a Torino per risolvere la crisi in Comune. Tanto che le reazioni dei due feudi grillini sono opposte: «Credo sia una buona regola, quindi per quanto mi riguarda voterò a favore. Non cambia nulla, continuerò il mio mandato e non mi ricandiderò». 

Insomma, se la Torino grillina tutto sommato non piange, la Roma pentastellata rimane gelata da questa svolta. E nella testa di Raggi torna in mente il timore che questa sia una mossa dei vertici per togliersela per sempre di mezzo (politicamente). Un personaggio ingombrante con una storia amministrativa finora puntellata dai grattacapi più che dai grandi risultati, che anzi ancora latitano. Ma ormai la decisione è presa e nel futuro del Movimento sembra non esserci più spazio per la ragazza della borgata Ottavia che «voleva cambiare tutto».

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