M5S accerchia il premier Conte: «Devi dire no al Fondo salva Stati»

M5S accerchia il premier Conte: «Devi dire no al Fondo salva Stati»
di Marco Conti
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Sabato 11 Aprile 2020, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 07:59

Il giorno dopo la riunione dell’Eurogruppo, Giuseppe Conte convoca a palazzo Chigi i capidelegazione della maggioranza. Per i cinquestelle non c’è però solo Alfonso Bonafede, ma anche Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro. Ai grillini l’intesa raggiunta la sera precedente piace poco. Vogliono chiarimenti ma, come si affretta a dire il reggente Vito Crimi per placare gli animi, «sono sicuro che Conte ci stupirà».

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IL TURNO
Roberto Gualtieri è collegato dal ministero dell’Economia e, dopo l’ennesima notte insonne, prova a spiegare i dettagli dell’intesa e a ragionare sugli spazi di trattativa che sono ancora aperti, specie sul fronte dei “recovery bond” sui quali c’è la determinazione francese e spagnola. 

E’ però sul Fondo salva-stati (Mes) che l’Italia alla fine si è ritrovata sola e ad accettare la cancellazione della condizionalità per spese relative all’emergenza sanitaria Covid-19 «dirette e indirette», come specifica Gualtieri. 
Di fatto non si tratta di una linea nuova del Mes, perché il tutto avverrebbe sempre all’interno delle Eccl che permettono quindi l’attivazione della clausola Omt che obbliga la Bce all’acquisto di titoli del paese che ne fa ricorso. Per l’Italia si tratta della possibilità di attingere a 36 miliardi oltre alla garanzia di poter collocare altro debito sui mercati. Un’opportunità che per Dario Franceschini, capodelegazione del Pd, sarebbe assurdo perdere.
Non la pensa così la pattuglia di ministri grillini che considerano il Mes una sorta di fondo radioattivo. Lo scontro prosegue per diverse ore e in alcuni momenti si intreccia con la questione della fase2 e la nomina di Vittorio Colao che i dem non comprendono se non come segnale che palazzo Chigi ha voluto dare a Matteo Renzi che aveva a suo tempo indicato l’ex amministratore di Vodafone come possibile commissario europeo. 

PORTA STRETTA
La linea del «no mes, sì eurobond», al Nazareno è apparsa da subito troppo angusta e ora ritengono che sarà molto difficile ottenere molto di più dal Consiglio europeo del 23 aprile. Un segnale dell’insofferenza dei dem è la proposta del capogruppo Graziano Delrio di una sorta di una tantum per i redditi sopra gli 80 mila euro. Conte in conferenza stampa la liquida dicendo che «non è all’orizzonte», ma la caccia alle risorse è solo all’inizio e la mossa appare come un tentativo per piegare i grillini all’utilizzo della linea senza condizionalità del Mes. «Chiamiamolo “fondo per la sanità”, o “nuova Mes” - sbotta durante la riunione Franceschini - ma quei soldi vanno utilizzati». Di Maio e Bonafede non ne vogliono però sapere. La base del Movimento è in subbuglio e il “no” sovranista dei grillini si salda perfettamente a quello leghista e di chi considera lo strumento come una trappola.

Conte, che durante la trattativa aveva anche aperto a possibili modifiche, si mostra convinto di poter strappare concessioni al Consiglio Ue proprio ignorando il salva-stati. Franceschini non è convinto e nel Pd montano i dubbi su come si riuscirà a gestire la fase2 alleati con un partito che per anni ha profetizzato la decrescita e il reddito universale. In fibrillazione è anche Italia Viva. Renzi è d’accordo conn il Pd e Luigi Marattin prova a spiegare agli alleati che «si dovrà discutere dell’attivazione del Mes senza slogan e cedimenti al populismo».

LA DEMAGOGIA
Per i dem e Iv lo scontro è quindi solo rimandato in attesa del Consiglio europeo dove stavolta toccherà a Conte metterci la faccia. Il premier è stanco e nervoso. Comprende che la rigidità del M5S chiude spazi alla trattativa e che il «non utilizzeremo mai il Mes» fa gioire solo gli olandesi i quali temono che il presidente tedesco del Mes, Klaus Regling, qualora l’Italia ne facesse ricorso, possa allargare i criteri di spesa della linea senza condizionalità.
Con l’attacco a testa bassa a Salvini e Meloni il premier cerca di ricompattare una maggioranza tenuta sinora in piedi dall’emergenza, ma che fatica a trovare un’intesa persino sulle riaperture e che per gestire la ripartenza si affida a tecnici nella speranza abbiano una ricetta neutra del tipo “costi-benefici”. Il clima da solidarietà nazionale, sollecitato più volte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, va quindi in soffitta e con esso, spera Conte, anche i tentativi di allargare la maggioranza o di cambiare premier.

 



 
 
 

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