Luca Sacchi, l’amico del killer:
«Sbagliato coprirlo, pagherà»

di Camilla Mozzetti
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Domenica 27 Ottobre 2019, 01:04 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 18:25

«O andavamo in Questura o dalla famiglia, pagherà, com’è giusto, per quello che ha fatto». Risponde al telefono Manuel Incani, l’amico di Valerio Del Grosso, 21 anni, che la sera di mercoledì scorso, con una calibro 38 in mano, ha esploso un colpo alla testa di Luca Sacchi senza lasciargli scampo. È proprio Incani, il primo a raccogliere la confessione di Del Grosso. E non ci vuole credere. 

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Eppure, con il suo migliore amico che lo cerca al telefono e che lo vuole incontrare in fretta, si siede su un muretto nei dintorni di Casal Monastero e ascolta quelle poche parole che bastano a fargli capire come il suo ruolo non può essere più soltanto quello del confidente che protegge un segreto. Non può tacere: le sue orecchie hanno ascoltato quella confessione. 

Una frase sola: «Ho fatto una cretinata, ho sparato a quel ragazzo». Tanto è bastato a delineare i contorni di un crimine ingiustificabile. In quel momento, però, Manuel resta in silenzio perché comprende che qualsiasi reazione avversa potrebbe solo peggiorare le cose. Non accusa Valerio né lo incita a fuggire. Decide, invece, quando il ragazzo si allontana, di confidarsi a sua volta con un altro amico, Cristian Bertoli, e di avvisare poi la famiglia Del Grosso tramite il fratello di Valerio, Andrea.

Manuel, il primo a vedere Valerio dopo l’omicidio. Da quello che è emerso Del Grosso si è confidato con lei la sera in cui ha sparato a Luca Sacchi. Si aspettava una cosa del genere?
«No, assolutamente».

Cosa le ha detto?
«Quello che era successo. Ho raccontato tutto in Questura, ci hanno tenuto 15 ore e quello che abbiamo detto sta nei verbali».

A lei ha confidato solo l’omicidio?
«Mi ha detto solo quello che aveva fatto e io non ho chiesto spiegazioni perché neanche ci credevo per quanto non me l’aspettavo».

Conosce Valerio Del Grosso da molto tempo?
«Lo conosco da anni, siamo sempre stati amici del quartiere pur non andando a scuola insieme. Io sono il suo migliore amico».

Mercoledì sera gliel’ha strappata lei la confessione?
«No, mi ha cercato lui, voleva parlarmi».

Si conoscevano con Luca Sacchi?
«Non lo so. Sto male per quella povera famiglia, per i genitori di Luca e mi dispiace tantissimo per la sua morte. Non è giusto. Valerio pagherà. Non conosco Luca ma non conosco neanche le circostanze di quella sera».

Valerio non le ha detto nulla di Sacchi?
«Con Valerio ci ho parlato due minuti mi ha detto quello che aveva fatto, nient’altro».

E Paolo Pirino che era con lui, che tipo è?
«Conosco anche lui da anni, aveva avuto dei precedenti ma ultimamente si stava mettendo in riga».

Lei, a sua volta, si è confidato con Cristian Bertoli e poi avete avvertito il fratello di Valerio, Andrea. Come l’avete deciso?
«Sono sicuro che Valerio si sarebbe costituito ma è stata una cosa normale, che dovevamo fa’? O andavamo in Questura o andavamo dalla famiglia e abbiamo deciso di parlare con loro, con la famiglia. Lo sapevamo quale sarebbe stata la fine ma era giusto così. Mi sono sentito in dovere con Cristian di avvisarli».

E poi la madre Giovanna lo ha denunciato. 
«Ha fatto una grande cosa e grazie a noi che gliel’abbiamo detto. Che faceva del resto? Lasciava che il figlio si nascondesse?».

Valerio lavorava in pasticceria di fronte casa ma aveva malmenato l’ex compagna. Una testa calda?
«Con lei è capitato una volta perché avevano litigato ma non era uno che picchiava la ragazza».

Piangeva quando si è confidato con lei?
«Non si rendeva conto, ci siamo visti nel quartiere qui vicino (nei dintorni di Casal Monastero ndr). La sua non è una famiglia di criminali, sono persone perbene, tutti lavoratori, compreso Valerio».

Che però è uscito con una calibro 38 che poi ha usato. Perché?
«Non gliel’ho chiesto. Abbiamo parlato poco. Valerio è un mio amico e lo resterà per sempre perché gli voglio bene. Quello che ha fatto è una cosa sbagliata e la pagherà».

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