«Non solo per questo, anche se indubbiamente il Movimento Cinque Stelle è l’unico soggetto politico che prende sul serio il problema degli immigrati senza sposare la visione del mondo della destra. Ma la ragione per cui il movimento Cinque Stelle è più capace di intercettare gli umori popolari è anche un’altra: il movimento di Grillo ha capito che la povertà, o meglio il suo drammatico aumento durante gli anni della crisi, è il problema sociale numero uno dell’Italia. Giusto per dare un’idea di che cosa intendo per “prendere sul serio”: la proposta di reddito minimo dei Cinque Stelle, fraudolentemente chiamata “reddito di cittadinanza”, è circa 10 volte più incisiva, ovvero capace di aggredire il problema della povertà, di quella del Pd».
M5S e Lega sulla questione immigrazione hanno cominciato quella convergenza che potrebbe portarli, se i numeri elettorali lo consentiranno, a governare insieme?
«Non lo so. Certo, la convergenza è nei fatti, ma dalla convergenza sugli slogan di una campagna elettorale all’insediamento di un governo il passo è lungo, molto lungo. Quando si ipotizza un governo Grillo-Salvini, a mio parere si dimentica un aspetto del problema: sia la Lega sia il Movimento Cinque Stelle sono due formazioni fortemente identitarie, estremamente gelose della propria purezza, e più inclini a preservare la propria immagine che a contaminarla con compromessi di governo».
Il populismo significa difendere il proprio popolo e dunque prevede l’esclusione?
«Sì, in fondo è così, almeno se per esclusione si intende dare la priorità ai nativi a danno degli immigrati».
La sinistra è ancora multiculturalista e buonista e questo la rende snob? Oppure con l’impostazione che Minniti sta dando sul tema sicurezza potrà recuperare il rapporto con le periferie?
Il binomio legge e ordine, che era della destra classica, adesso è stato assunto dai Cinque Stelle a riprova che vogliono sostituirsi alla destra?
«No, più che volersi sostituire alla destra i grillini non vogliono perdere i propri elettori. Virginia Raggi è in panne, e anche Chiara Appendino, che finora se l’era cavata più che bene, è inciampata nel primo infortunio politico serio (i 1.527 feriti di Torino). In questa situazione spostare l’attenzione sui problemi nazionali ha l’ovvio vantaggio di distoglierla dai problemi locali, su cui i Cinque Stelle arrancano un po’».
Ma è una convinzione vera quella del muscolarismo pentastellato e simil-leghista sugli immigrati, oppure è un piatto inseguimento degli umori popolari amplificati dal web e straripanti sui social?
«A me pare che l’ostilità agli immigrati stia nel Dna della Lega, anche se Salvini non perde occasione per distinguere fra immigrazione regolare e illegale, fra immigrati “buoni” e i immigrati “cattivi”. Quanto ai grillini, vorrei ricordare che Grillo è sempre stato severo sull’immigrazione irregolare, e che sono stati i suoi parlamentari, in passato, ad alimentare la falsa idea di un buonismo pentastellato».
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