Libia, l'Onu: «Fermare l'arrivo delle armi», Italia nel gruppo a quattro sul dossier Iran

Libia, l'Onu: «Fermare l'arrivo delle armi», Italia nel gruppo a quattro sul dossier Iran
di Valentina Errante
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Lunedì 17 Febbraio 2020, 08:12
«L'embargo delle armi in Libia è diventato una barzelletta, dobbiamo tutti veramente intervenire». Le parole di Stephanie Williams, vicecapo della missione dell'Onu in Libia, sono nette. Durante la riunione di ieri al follow-up Committee di Monaco, a quattro settimane dal vertice di Berlino voluto da Angela Merkel, la Williams ha preso atto della drammatica situazione: «Ci sono violazioni, via terra, via mare e via aerea», fornisce i dati e aggiunge: «È necessario che ci siano un monitoraggio ed un sistema di attribuzione di responsabilità».
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, annuncia che oggi a Bruxelles sarà affrontata la questione di una missione europea «che avrà il compito di dare un segnale chiaro: in Libia va bloccato il flusso delle armi». Non una missione militare, sottolinea Di Maio, ma l'Europa dovrà utilizzare anche mezzi militari per un monitoraggio del rispetto dell'embargo e del cessate il fuoco, che potrebbe avvenire «via mare, via terra e per via aerea». È però anche questo punto ad accendere la discussione a margine del tavolo, a cui ieri sedevano dodici stati e tre organizzazioni internazionali.

L'IMPASSE
È stato l'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Ue, Josep Borrell, a lanciare l'appello, indignandosi per il veto austriaco sul riavvio della missione marittima Sophia. «Non può accadere che a causa del veto di un solo Stato, che peraltro non ha una Marina propria, si debba bloccare la missione marina europea. Se succede, rispondere peccato non c'è stata l'unanimità' è semplicemente ridicolo», ha sbottato, puntando il dito contro il tallone d'Achille del metodo Ue. Un segnale positivo arriva: il prossimo 26 febbraio, per la prima volta dopo due anni, le parti in confitto dialogheranno. L'allarme riguarda anche le conseguenze per l'economia, con una crisi esacerbata anche dal blocco dei pozzi petroliferi. Haftar rimuova il blocco, tuona l'Onu.

LE VIOLAZIONI
Il quadro generale viene supportato da alcuni dati. Sono state 150 le violazioni al cessate il fuoco, ha riportato Williams, e sono 140 mila i libici scappati e sfollati. La conferenza di Berlino è stata dunque una tappa importate, ma il percorso per una soluzione effettiva del conflitto è ancora lungo. A marzo il Committee follow up potrebbe tenersi a Roma, è stato detto. E del resto l'Italia ha ottenuto ieri «un importante riconoscimento» - nelle parole di Di Maio e Lorenzo Guerini - con l'apertura di Berlino ad accoglierla nel formato E3 sull'Iran, proprio con un occhio alla Libia, come affermato ieri dalla ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer, come lo stesso Guerini aveva chiesto alla Germania lo scorso 12 febbraio, a margine del vertice Nato.

Dopo la ministeriale, in un panel dedicato Ue, Di Maio ha ribadito che «per l'Italia la stabilizzazione della Libia è un obiettivo prioritario». A chi rimprovera l'Europa di aver perduto influenza «va risposto che l'Europa non manda armi né mercenari», ha aggiunto. Come pure va ribadito che la crisi di Tripoli ha bisogno di una risposta della comunità internazionale, «nessuno pensi di poter fare da solo».
 
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