Se non è defunto, è già colpito al cuore il tentativo di Giuseppe Conte di evitare che anche la guerra in Libia diventi terreno di scontro elettorale tra la Lega e i 5Stelle. Il premier venerdì ha istituito il “gabinetto di crisi”, ha chiesto «unità, compattezza», ha invitato tutti a «evitare slabbrature e voci dissonanti». Meno di 24 ore dopo, però, Luigi Di Maio e Matteo Salvini tornano a bisticciare. E questa volta soltanto su un’ipotesi, anche se decisamente allarmante: l’eventuale emergenza umanitaria, una nuova ondata di sbarchi sulle nostre coste, che potrebbe essere innescata dalla guerra civile a Tripoli.
Tutto comincia da una dichiarazione del premier. Questa: «C’è il serio rischio che si sviluppi una crisi umanitaria che sfinirebbe una popolazione già provata da otto anni di instabilità. E la Libia, da Paese per lo più di transito di migranti dall’area subsahariana, diventerebbe un Paese di partenza delle migrazioni. Questo metterebbe a dura prova un sistema di accoglienza che ancora non funziona a livello europeo».
Passano un paio d’ore e Salvini infrange la regola del silenzio (imposta da Conte su richiesta di Di Maio proprio per lui), sui temi libici. «Emergenza umanitaria? Non cambia nulla per le politiche migratorie per l’Italia», è l’esordio del ministro dell’Interno. Segue l’affondo: «In Italia si arriva con il permesso, coloro che scappano dalla guerra arrivano in aereo come stanno facendo. Ma i barchini, i gommoni e i pedalò in Italia, nei porti italiani, non arriveranno». Concetto ribadito dal viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia: «Per fortuna abbiamo chiuso i porti. E ora resteranno chiusi a maggior ragione».
Siccome il tema è delicato e i sondaggi raccontano che è decisamente impopolare tifare per l’accoglienza, anche se riguarda chi fugge alle guerre, tra i 5Stelle nessuno reagisce ufficialmente. Ma da palazzo Chigi fanno sapere: «Se c’è una guerra, non si parla più di migranti economici per i quali è giusto chiudere i porti, ma di rifugiati con diritto d’asilo e a quelli in base al diritto internazionale non puoi negare l’accoglienza». Sulla stessa linea la Farnesina: «Chi fugge dalla guerra diventa immediatamente un rifugiato e gli va concesso l’asilo. Però in caso di emergenza, di flussi anomali e improvvisi, in base ai trattati europei deve scattare la ripartizione obbligatoria degli esuli tra tutti i Paesi dell’Unione». Obbligatorietà in passato violata da Polonia, Ungheria e Slovacchia per le quali scattò la procedura d’infrazione.
RUOLI E COMPETENZE
L’intesa tra Esteri e Interni però si ferma qui. Anche Moavero, al pari di Conte, non apprezza che Salvini sia tornato a cannoneggiare la Francia. Primo, perché il premier e il responsabile degli Esteri lavorano «per spingere Parigi fuori dall’ambiguità». Secondo, perché dopo la crisi diplomatica di febbraio superata solo grazie all’intervento del Quirinale, palazzo Chigi ritiene utile evitare un’escalation di tensione con l’Eliseo. Salvini, alleato della Le Pen, però se ne infischia e anche ieri ha attaccato Macron.
Migranti, si teme ondata di migranti libici: duello Salvini-Conte sui porti

di Alberto Gentili
4 Minuti di Lettura
Domenica 14 Aprile 2019, 00:30
- Ultimo aggiornamento: 20:24
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